The aim of this dissertation, concerning a significant aspect of contemporary philosophy of mind, is to examine Jaegwon Kim's theoretical proposal with respect to the problems imputed to a physicalist conception of the mental, specifically those related to consciousness and mental causality. The author, taking up a Schopenhauerian expression ("Weltknoten"), designates them with the expression "the two world-knots", the two knots that together seem to give rise to an insoluble puzzle for physicalism. The problem of consciousness requires an answer to the question: how can there be the existence of an entity such as consciousness in a physical world, fundamentally made up of aggregates of matter that only respond to the laws of physical science? While the problem of mental causality requires an answer to the question: how can mind exercise its causal powers in a fundamentally physical world? From the analysis of one of the author's most recent publications, Physicalism, or Something Near Enough (2005), this thesis will therefore illustrate the complex theoretical framework that a physicalist theory must deal with in an attempt to safeguard the causality of the mental. The topic of mental causality will be central in the course of the discussion, since with respect to this unavoidable assumption, the reduction of the mental to the physical appears to be an inevitable choice in the attempt to save the mental from epiphenomenalism. The first chapter is intended to highlight the principles that characterise the physicalist proposal in its most general sense, in particular the Principle of causal closure of the physical domain and the Principle of exclusion. Moreover, in order to clarify why physicalism is a far more convincing choice than any form of dualism, the argument of supervenience, according to Kim's reformulation, will be presented. For the second chapter, the focus will be on the topic of reductionism. In particular, we shall consider the reasons that led Jaegwon Kim to develop his personal reductionist theory, known as "functional reductionism", highlighting the difficulties that other reductionist models face with respect to theoretical problems such as constraint (R) and the explanation of psycho-neural correlations, crucial elements in Kim's proposal. Finally, with regard to the particular role assigned to qualia within the theory, I will attempt to show that several of the aspects that constitute Jaegwon Kim's conclusive thesis were anticipated in a work by Moritz Schlick, Form and Content.
Il progetto di tesi, riguardante un significativo aspetto della filosofia della mente contemporanea, intende esaminare la proposta teorica di Jaegwon Kim rispetto ai problemi imputati a una concezione fisicalista del mentale, nello specifico quelli legati alla coscienza e alla causalità mentale. L’autore, riprendendo un’espressione schopenhaueriana (“Weltknoten”), li designa con l’espressione “the two world-knots”, i due nodi che unitamente paiono dar luogo a un puzzle insolubile per il fisicalismo. Il problema della coscienza richiede una risposta alla domanda: come può darsi l’esistenza di un’entità quale la coscienza in un mondo fisico, fondamentalmente costituito da aggregati di materia rispondenti unicamente alle leggi della scienza fisica? Mentre per il problema della causalità mentale occorre rispondere al quesito: come può la mente esercitare i suoi poteri causali in un mondo fondamentalmente fisico? A partire dall’analisi di uno dei più recenti testi pubblicati dall’autore, Physicalism, or Something Near Enough (2005), si vuole pertanto illustrare il complesso quadro teorico che una teoria fisicalista deve affrontare nel tentativo di salvaguardare la causalità del mentale. Il tema della causalità mentale sarà centrale nel corso della trattazione, poiché rispetto a questo presupposto imprescindibile, la riduzione del mentale al fisico appare una scelta inevitabile qualora si voglia salvare il mentale dall’epifenomenismo. Lo scopo del primo capitolo sarà quello di mettere in luce i principi che caratterizzano la proposta fisicalista nella sua accezione più generica, in particolare si tratterà del principio di chiusura causale del mondo fisico e del principio di esclusione. Sarà inoltre presentato l’argomento della sopravvenienza, nella riformulazione di Kim, allo scopo di chiarire perché il fisicalismo risulti una scelta assai più convincente rispetto a qualsiasi forma di dualismo. Il secondo capitolo si concentrerà invece sul tema del riduzionismo. In particolare, si prenderanno in considerazione i motivi che hanno portato Jaegwon Kim a sviluppare la sua personale teoria riduzionista, nota con il nome di “riduzionismo funzionale”, mettendo in luce le difficoltà che altri modelli di riduzione si trovano ad affrontare rispetto a problemi teorici come il vincolo (R) e la spiegazione delle correlazioni psico-neurali, elementi centrali della tesi di Kim. Intorno al particolare ruolo assegnato ai qualia all’interno della teoria, si cercherà infine mostrare come già all’interno di un’opera di Moritz Schlick, Forma e contenuto, vengano anticipati diversi degli aspetti che costituiscono la tesi conclusiva sostenuta da Jaegwon Kim.
Fisicalismo, riduzionismo e qualia: un'analisi della proposta teorica di Jaegwon Kim
SGARBI, SOFIA
2021/2022
Abstract
Il progetto di tesi, riguardante un significativo aspetto della filosofia della mente contemporanea, intende esaminare la proposta teorica di Jaegwon Kim rispetto ai problemi imputati a una concezione fisicalista del mentale, nello specifico quelli legati alla coscienza e alla causalità mentale. L’autore, riprendendo un’espressione schopenhaueriana (“Weltknoten”), li designa con l’espressione “the two world-knots”, i due nodi che unitamente paiono dar luogo a un puzzle insolubile per il fisicalismo. Il problema della coscienza richiede una risposta alla domanda: come può darsi l’esistenza di un’entità quale la coscienza in un mondo fisico, fondamentalmente costituito da aggregati di materia rispondenti unicamente alle leggi della scienza fisica? Mentre per il problema della causalità mentale occorre rispondere al quesito: come può la mente esercitare i suoi poteri causali in un mondo fondamentalmente fisico? A partire dall’analisi di uno dei più recenti testi pubblicati dall’autore, Physicalism, or Something Near Enough (2005), si vuole pertanto illustrare il complesso quadro teorico che una teoria fisicalista deve affrontare nel tentativo di salvaguardare la causalità del mentale. Il tema della causalità mentale sarà centrale nel corso della trattazione, poiché rispetto a questo presupposto imprescindibile, la riduzione del mentale al fisico appare una scelta inevitabile qualora si voglia salvare il mentale dall’epifenomenismo. Lo scopo del primo capitolo sarà quello di mettere in luce i principi che caratterizzano la proposta fisicalista nella sua accezione più generica, in particolare si tratterà del principio di chiusura causale del mondo fisico e del principio di esclusione. Sarà inoltre presentato l’argomento della sopravvenienza, nella riformulazione di Kim, allo scopo di chiarire perché il fisicalismo risulti una scelta assai più convincente rispetto a qualsiasi forma di dualismo. Il secondo capitolo si concentrerà invece sul tema del riduzionismo. In particolare, si prenderanno in considerazione i motivi che hanno portato Jaegwon Kim a sviluppare la sua personale teoria riduzionista, nota con il nome di “riduzionismo funzionale”, mettendo in luce le difficoltà che altri modelli di riduzione si trovano ad affrontare rispetto a problemi teorici come il vincolo (R) e la spiegazione delle correlazioni psico-neurali, elementi centrali della tesi di Kim. Intorno al particolare ruolo assegnato ai qualia all’interno della teoria, si cercherà infine mostrare come già all’interno di un’opera di Moritz Schlick, Forma e contenuto, vengano anticipati diversi degli aspetti che costituiscono la tesi conclusiva sostenuta da Jaegwon Kim.File | Dimensione | Formato | |
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