INTRODUCTION In Italy, stroke is the second leading cause of death, accounts for 9-10% of all deaths and is the leading cause of disability. 20-30% of stroke survivors die within one month of the event and 40-50% within the first year. Only 25% of stroke survivors recover completely, 75% survive with some form of disability. OBJECTIVE The objective of this research is to determine whether early discharge of the post-stroke patient with continuity of care at home compared to traditional hospital treatment can provide equivalent or better outcomes with respect to quality of life for the patient and caregiver. MATERIALS AND METHODS RCTs and qualitative interviews concerning early discharge with continuity of care at home were included in the study, not specifying how the treatment was implemented, only including studies assessing the patient's quality of life and autonomy in ADLs. The population of this study was any patient who was admitted to hospital with a clinical diagnosis of stroke (haemorrhagic or ischaemic), where possible stroke severity (using scales measuring the level of disability) and autonomy in ADLs were recorded, and any intervention aimed at accelerating discharge from hospital that included home support and considered how these affect the quality of life of the patient and caregiver was included. RESULTS The study shows that early discharge with continuity of home care can be a valid intervention for the management of the post-stroke patient, proving to be equal to or better than standard treatment. However, critical issues such as the need for close and prolonged support with the interposition of psychological support for these patients were highlighted. DISCUSSION This review highlights several aspects with respect to the management of the post-stroke patient. Two new methods have been identified, namely CARE4STROKE and COMPASS, 6 which are able to accelerate the discharge of the patient from the hospital setting, promoting early discharge with continuity of care at home, with subsequent functional and quality-of-life improvement. Studies carried out in the Scandinavian peninsula have shown no major differences between standard treatment and early discharge with continuity of care at home, however this may be imputable to the already shorter hospital stay of patients in the Scandinavian context. This review also points out that adequate support both in terms of time, with long follow-up, and psychological support is the key to satisfactory results in terms of improved quality of life and improved residual capacities. CONCLUSIONS This study shows that early discharge with continuity of home care is a significant intervention compared with standard treatment, but doubts remain regarding its applicability in all territorial contexts, with respect to the quantity and quality of follow-up provided to the patient and with respect to the impact of the treatment on the caregiver's life. Further research is needed to investigate these doubts outlined above.

INTRODUZIONE In Italia l’ictus è la seconda causa di morte, è responsabile del 9-10% di tutti i decessi e rappresenta la prima causa di invalidità. Il 20-30% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese dall’evento e il 40-50% entro il primo anno. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un ictus guarisce completamente, il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità. OBIETTIVO L’obiettivo di questa ricerca è stabilire se la dimissione precoce del paziente post ictus con continuità di cure domiciliari rispetto al trattamento ospedaliero tradizionale possa fornire risultati equivalenti o migliori rispetto alla qualità di vita del paziente e del caregiver. MATERIALI E METODI Sono stati inclusi nello studio RCT e qualitative interview riguardanti la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari non specificando la modalità di attuazione del trattamento, includendo solo gli studi che valutano la qualità di vita del paziente e la sua autonomia nelle ADL. La popolazione di questo studio è rappresentata da qualsiasi paziente che è stato ricoverato in ospedale con diagnosi clinica di ictus (emorragico o ischemico), dove possibile è stata registrata la gravità dell’ictus (attraverso scale che misurano il livello di disabilità) e l’autonomia nelle ADL, inoltre è stato incluso qualsiasi intervento che mirasse ad accelerare la dimissione dall’ospedale che contemplasse il supporto domiciliare e che prendesse in considerazione come questi influiscono sulla qualità di vita del paziente e del caregiver. RISULTATI Lo studio evidenzia come la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari possa essere un intervento valido per la gestione del paziente post ictus, dimostrandosi uguale o migliore rispetto al trattamento standard. Sono state messe in evidenza comunque criticità come la necessità di un supporto stretto e prolungato con l’interposizione anche di un supporto psicologico per questi pazienti. DISCUSSIONE 4 Questa revisione mette in evidenza diversi aspetti rispetto alla gestione del paziente post ictus. Sono stati individuati due nuovi metodi, ovvero il CARE4STROKE e il COMPASS, i quali sono in grado di accelerare la dimissione del paziente dal contesto ospedaliero, favorendo la dimissione precoce con continuità di cure domiciliare, con successivo miglioramento funzionale e della qualità di vita. Gli studi svolti nella penisola Scandinava non hanno evidenziato grosse differenze tra il trattamento standard e la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari, tuttavia questo potrebbe essere implicabile alla già ridotta degenza dei pazienti in ospedale nel contesto Scandinavo. Questa revisione inoltre, evidenzia come un adeguato supporto sia a livello temporale, con un follow-up lungo, che psicologico, sia la chiave per ottenere dei risultati soddisfacenti in termini di miglioramento della qualità di vita e di miglioramento delle capacità residue. CONCLUSIONI Da questo studio si evince come la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari sia un intervento significativo rispetto al trattamento standard ma rimangono comunque dei dubbi riguardanti l’applicabilità in tutti i contesti territoriali, rispetto alla quantità e qualità dell’follow-up fornito al paziente e rispetto all’impatto del trattamento sulla vita del caregiver. Sono necessari ulteriori approfondimenti per permettere di indagare su questi dubbi sopra esposti.

LA DIMISSIONE PRECOCE IN PAZIENTI POST ICTUS NELLA CONTINUITÀ DI CURE OSPEDALE TERRITORIO: REVISIONE DELLA LETTERATURA CON APPROCCIO SISTEMATICO

BARBA, NICOLÒ
2021/2022

Abstract

INTRODUZIONE In Italia l’ictus è la seconda causa di morte, è responsabile del 9-10% di tutti i decessi e rappresenta la prima causa di invalidità. Il 20-30% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese dall’evento e il 40-50% entro il primo anno. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un ictus guarisce completamente, il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità. OBIETTIVO L’obiettivo di questa ricerca è stabilire se la dimissione precoce del paziente post ictus con continuità di cure domiciliari rispetto al trattamento ospedaliero tradizionale possa fornire risultati equivalenti o migliori rispetto alla qualità di vita del paziente e del caregiver. MATERIALI E METODI Sono stati inclusi nello studio RCT e qualitative interview riguardanti la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari non specificando la modalità di attuazione del trattamento, includendo solo gli studi che valutano la qualità di vita del paziente e la sua autonomia nelle ADL. La popolazione di questo studio è rappresentata da qualsiasi paziente che è stato ricoverato in ospedale con diagnosi clinica di ictus (emorragico o ischemico), dove possibile è stata registrata la gravità dell’ictus (attraverso scale che misurano il livello di disabilità) e l’autonomia nelle ADL, inoltre è stato incluso qualsiasi intervento che mirasse ad accelerare la dimissione dall’ospedale che contemplasse il supporto domiciliare e che prendesse in considerazione come questi influiscono sulla qualità di vita del paziente e del caregiver. RISULTATI Lo studio evidenzia come la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari possa essere un intervento valido per la gestione del paziente post ictus, dimostrandosi uguale o migliore rispetto al trattamento standard. Sono state messe in evidenza comunque criticità come la necessità di un supporto stretto e prolungato con l’interposizione anche di un supporto psicologico per questi pazienti. DISCUSSIONE 4 Questa revisione mette in evidenza diversi aspetti rispetto alla gestione del paziente post ictus. Sono stati individuati due nuovi metodi, ovvero il CARE4STROKE e il COMPASS, i quali sono in grado di accelerare la dimissione del paziente dal contesto ospedaliero, favorendo la dimissione precoce con continuità di cure domiciliare, con successivo miglioramento funzionale e della qualità di vita. Gli studi svolti nella penisola Scandinava non hanno evidenziato grosse differenze tra il trattamento standard e la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari, tuttavia questo potrebbe essere implicabile alla già ridotta degenza dei pazienti in ospedale nel contesto Scandinavo. Questa revisione inoltre, evidenzia come un adeguato supporto sia a livello temporale, con un follow-up lungo, che psicologico, sia la chiave per ottenere dei risultati soddisfacenti in termini di miglioramento della qualità di vita e di miglioramento delle capacità residue. CONCLUSIONI Da questo studio si evince come la dimissione precoce con continuità di cure domiciliari sia un intervento significativo rispetto al trattamento standard ma rimangono comunque dei dubbi riguardanti l’applicabilità in tutti i contesti territoriali, rispetto alla quantità e qualità dell’follow-up fornito al paziente e rispetto all’impatto del trattamento sulla vita del caregiver. Sono necessari ulteriori approfondimenti per permettere di indagare su questi dubbi sopra esposti.
ITA
INTRODUCTION In Italy, stroke is the second leading cause of death, accounts for 9-10% of all deaths and is the leading cause of disability. 20-30% of stroke survivors die within one month of the event and 40-50% within the first year. Only 25% of stroke survivors recover completely, 75% survive with some form of disability. OBJECTIVE The objective of this research is to determine whether early discharge of the post-stroke patient with continuity of care at home compared to traditional hospital treatment can provide equivalent or better outcomes with respect to quality of life for the patient and caregiver. MATERIALS AND METHODS RCTs and qualitative interviews concerning early discharge with continuity of care at home were included in the study, not specifying how the treatment was implemented, only including studies assessing the patient's quality of life and autonomy in ADLs. The population of this study was any patient who was admitted to hospital with a clinical diagnosis of stroke (haemorrhagic or ischaemic), where possible stroke severity (using scales measuring the level of disability) and autonomy in ADLs were recorded, and any intervention aimed at accelerating discharge from hospital that included home support and considered how these affect the quality of life of the patient and caregiver was included. RESULTS The study shows that early discharge with continuity of home care can be a valid intervention for the management of the post-stroke patient, proving to be equal to or better than standard treatment. However, critical issues such as the need for close and prolonged support with the interposition of psychological support for these patients were highlighted. DISCUSSION This review highlights several aspects with respect to the management of the post-stroke patient. Two new methods have been identified, namely CARE4STROKE and COMPASS, 6 which are able to accelerate the discharge of the patient from the hospital setting, promoting early discharge with continuity of care at home, with subsequent functional and quality-of-life improvement. Studies carried out in the Scandinavian peninsula have shown no major differences between standard treatment and early discharge with continuity of care at home, however this may be imputable to the already shorter hospital stay of patients in the Scandinavian context. This review also points out that adequate support both in terms of time, with long follow-up, and psychological support is the key to satisfactory results in terms of improved quality of life and improved residual capacities. CONCLUSIONS This study shows that early discharge with continuity of home care is a significant intervention compared with standard treatment, but doubts remain regarding its applicability in all territorial contexts, with respect to the quantity and quality of follow-up provided to the patient and with respect to the impact of the treatment on the caregiver's life. Further research is needed to investigate these doubts outlined above.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/85081