Il successo della democrazia ha determinato paradossalmente l’indebolimento dei regimi democratici che non riescono più a fornire risposte adeguate alle esigenze dei cittadini e causano il loro l’allontanamento dalle istituzioni e dalla politica e portando all’affermazione di fenomeni come il populismo. Come il morbo della mucca pazza (Mastropaolo, 2000), il populismo attecchisce grazie all’indebolimento dei processi democratici e si manifesta con sintomi di risentimento, delusione, astensionismo e voti antisistema. Il decentramento istituzionale (politico e amministrativo) a favore del governo locale e la società civile è stata una delle risposte dello Stato al fine di riavvicinare i cittadini alla politica in quanto, essendo il governo locale l’istituzione più vicina ad essi, questo dovrebbe avere maggiori capacità di rispondere in modo adeguato alle loro esigenze impiegando le risorse pubbliche in modo efficiente. Le riforme attuate dagli anni Settanta fino ad oggi non hanno reso effettiva soltanto l’autonomia del governo locale: si ha anche l’affermazione della società civile come attore fondamentale della democrazia diretta, fatta di relazioni orizzontali, partecipazione e negoziazione delle politiche. Le forme di democrazia diretta coinvolgono attori pubblici e privati applicando il principio di sussidiarietà orizzontale sancito dalla Costituzione all’Articolo 118 e sono spesso considerati come un’alternativa all’attuazione di politiche calate dall’alto che, in molti casi, non tengono conto del contesto territoriale in cui si applicano, alimentando sentimenti di risentimento e mancato riconoscimento delle comunità che vivono un certo territorio che acuiscono forme di delegittimazione del potere. Tenendo conto della dimensione politica del territorio, intesa come lo spazio dove si determinano, nei diversi livelli di governo forme di legittimazione del potere, dinamiche di costruzione del consenso e l’attuazione di politiche, ci si è chiesti come l’uso a livello locale di strumenti di democrazia diretta e pratiche partecipative possano determinare un cambiamento di tendenza all’allontanamento dalle istituzioni, attraverso forme di partecipazione e coprogettazione tra membri della società e istituzioni, con l’intento di accrescere il consenso su singole issues (Bobbio, 2007). In questo elaborato si approfondirà l’amministrazione condivisa dei beni comuni, la diffusione del Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazioni per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni urbani nel territorio nazionale e l’uso del dispositivo previsto da questo regolamento comunale, ovvero il Patto di Collaborazione. Questo approfondimento nasce dall’esperienza di tirocinio svolta presso Labsus – laboratorio per la sussidiarietà, che mi ha permesso di osservare a livello operativo questa forma di partecipazione di democrazia diretta a disposizione dei cittadini e attuata a livello locale. Il risultato di questa ricerca è la creazione di un database, che tenta di sistematizzare le formazioni disponibili dento e fuori i siti istituzionali i cui dati permettono di riflettere sulla fenomenologia di questo strumento, attraverso un’analisi quali-quantitativa.
Geografia della sussidiarietà orizzontale. La dimensione politica dell’amministrazione condivisa dei beni comuni
PIZZUTO ANTINORO, VALENTINA
2021/2022
Abstract
Il successo della democrazia ha determinato paradossalmente l’indebolimento dei regimi democratici che non riescono più a fornire risposte adeguate alle esigenze dei cittadini e causano il loro l’allontanamento dalle istituzioni e dalla politica e portando all’affermazione di fenomeni come il populismo. Come il morbo della mucca pazza (Mastropaolo, 2000), il populismo attecchisce grazie all’indebolimento dei processi democratici e si manifesta con sintomi di risentimento, delusione, astensionismo e voti antisistema. Il decentramento istituzionale (politico e amministrativo) a favore del governo locale e la società civile è stata una delle risposte dello Stato al fine di riavvicinare i cittadini alla politica in quanto, essendo il governo locale l’istituzione più vicina ad essi, questo dovrebbe avere maggiori capacità di rispondere in modo adeguato alle loro esigenze impiegando le risorse pubbliche in modo efficiente. Le riforme attuate dagli anni Settanta fino ad oggi non hanno reso effettiva soltanto l’autonomia del governo locale: si ha anche l’affermazione della società civile come attore fondamentale della democrazia diretta, fatta di relazioni orizzontali, partecipazione e negoziazione delle politiche. Le forme di democrazia diretta coinvolgono attori pubblici e privati applicando il principio di sussidiarietà orizzontale sancito dalla Costituzione all’Articolo 118 e sono spesso considerati come un’alternativa all’attuazione di politiche calate dall’alto che, in molti casi, non tengono conto del contesto territoriale in cui si applicano, alimentando sentimenti di risentimento e mancato riconoscimento delle comunità che vivono un certo territorio che acuiscono forme di delegittimazione del potere. Tenendo conto della dimensione politica del territorio, intesa come lo spazio dove si determinano, nei diversi livelli di governo forme di legittimazione del potere, dinamiche di costruzione del consenso e l’attuazione di politiche, ci si è chiesti come l’uso a livello locale di strumenti di democrazia diretta e pratiche partecipative possano determinare un cambiamento di tendenza all’allontanamento dalle istituzioni, attraverso forme di partecipazione e coprogettazione tra membri della società e istituzioni, con l’intento di accrescere il consenso su singole issues (Bobbio, 2007). In questo elaborato si approfondirà l’amministrazione condivisa dei beni comuni, la diffusione del Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazioni per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni urbani nel territorio nazionale e l’uso del dispositivo previsto da questo regolamento comunale, ovvero il Patto di Collaborazione. Questo approfondimento nasce dall’esperienza di tirocinio svolta presso Labsus – laboratorio per la sussidiarietà, che mi ha permesso di osservare a livello operativo questa forma di partecipazione di democrazia diretta a disposizione dei cittadini e attuata a livello locale. Il risultato di questa ricerca è la creazione di un database, che tenta di sistematizzare le formazioni disponibili dento e fuori i siti istituzionali i cui dati permettono di riflettere sulla fenomenologia di questo strumento, attraverso un’analisi quali-quantitativa.File | Dimensione | Formato | |
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