L’industria della moda coinvolge l’intera popolazione dal momento che l’abbigliamento fa inevitabilmente parte della vita di tutti i giorni, interessa in egual modo ambiente, persone, risorse e luoghi di ogni parte del mondo. Il settore rappresenta una delle principali fonti di inquinamento e di emissioni di gas clima alteranti che contribuiscono al cambiamento climatico, quindi all’aggravarsi della degradazione ambientale e delle condizioni di vita delle persone. Le preoccupazioni legate agli effetti dell’inquinamento e i dubbi verso il sistema economico attuale nascono nei primi anni Settanta, dando vita alle prime regolamentazioni e provvedimenti in favore della tutela ambientale. Il primo capitolo parte proprio da questi anni e ripercorre l’evoluzione del Sustainability Reporting, dalle prime forme di contabilità ambientale al report di sostenibilità attuale. Il secondo si concentra sull’analisi dell’impatto di cui è responsabile l’industria del tessile e dell’abbigliamento in tutte le sue forme: ambientale, sociale e danni alla salute dei consumatori. Non è solamente una rassegna di dati allarmanti ma per ogni criticità si cerca di proporre un’alternativa sostenibile, la vera e propria soluzione risulta essere l’economia circolare, in grado di generare valore riducendo al minimo l’impatto ambientale. Tuttavia, questo modello di business da solo non è sufficiente a rendere possibile la transizione sostenibile, si rende necessario l’abbandono dell’approccio consumistico attuale in favore di uno stile di vita più sostenibile basato sui principi dell’edonismo alternativo, in grado di e rendere pienamente soddisfatti e più felici. Nel terzo capitolo vengono prese in analisi le ricerche sul comportamento del consumatore green, i dati dimostrano un aumento dell’interesse verso la sostenibilità, specie nella generazione Z, ma spesso questo non si traduce negli acquisti di abbigliamento. L’ostacolo principale risulta essere la disinformazione riguardo l’impatto socio-ambientale e gli strumenti informativi da usare per distinguere un capo sostenibile da ciò che non lo è. Le aziende di grandi dimensioni hanno l’obbligo di redigere un report di sostenibilità ogni anno per tenere informati i propri stakeholders sul percorso sostenibile intrapreso e sulla loro performance socio-ambientale. La domanda che ci si pone è: “Queste informazioni arrivano al consumatore? sa che cos’è un report di sostenibilità e che è di libero accesso?” Il quarto capitolo risponde a queste domande ed espone i risultati ottenuti dall’indagine condotta lungo le strade dello shopping di Torino, che ha l’obiettivo di capire se i consumatori, in particolare quelli della generazione Z sono interessati alla sostenibilità, come riportato dalle altre ricerche. Dai risultati dell’indagine si evince che anche se i consumatori di tutte le generazioni ritengono la sostenibilità molto importante per il proprio stile di vita, il livello di conoscenza in materia è basso e non sanno come accedere a queste informazioni. Gli unici consumatori che dimostrano un minor divario tra interessamento e informazione sono coloro che consultano abitualmente i report di sostenibilità dei propri marchi preferiti, ma costituiscono solo una minima parte del campione. Si conclude con l’analisi dei dati raccolti durante l’indagine e delle diverse categorie di consumatore individuate, infine si propone una misura per avvicinare il consumatore alle informazioni inerenti alla sostenibilità
“L’industria tessile verso una transizione sostenibile: il mismatching tra aspettative e realtà”
GALLIANO, CAROLA
2021/2022
Abstract
L’industria della moda coinvolge l’intera popolazione dal momento che l’abbigliamento fa inevitabilmente parte della vita di tutti i giorni, interessa in egual modo ambiente, persone, risorse e luoghi di ogni parte del mondo. Il settore rappresenta una delle principali fonti di inquinamento e di emissioni di gas clima alteranti che contribuiscono al cambiamento climatico, quindi all’aggravarsi della degradazione ambientale e delle condizioni di vita delle persone. Le preoccupazioni legate agli effetti dell’inquinamento e i dubbi verso il sistema economico attuale nascono nei primi anni Settanta, dando vita alle prime regolamentazioni e provvedimenti in favore della tutela ambientale. Il primo capitolo parte proprio da questi anni e ripercorre l’evoluzione del Sustainability Reporting, dalle prime forme di contabilità ambientale al report di sostenibilità attuale. Il secondo si concentra sull’analisi dell’impatto di cui è responsabile l’industria del tessile e dell’abbigliamento in tutte le sue forme: ambientale, sociale e danni alla salute dei consumatori. Non è solamente una rassegna di dati allarmanti ma per ogni criticità si cerca di proporre un’alternativa sostenibile, la vera e propria soluzione risulta essere l’economia circolare, in grado di generare valore riducendo al minimo l’impatto ambientale. Tuttavia, questo modello di business da solo non è sufficiente a rendere possibile la transizione sostenibile, si rende necessario l’abbandono dell’approccio consumistico attuale in favore di uno stile di vita più sostenibile basato sui principi dell’edonismo alternativo, in grado di e rendere pienamente soddisfatti e più felici. Nel terzo capitolo vengono prese in analisi le ricerche sul comportamento del consumatore green, i dati dimostrano un aumento dell’interesse verso la sostenibilità, specie nella generazione Z, ma spesso questo non si traduce negli acquisti di abbigliamento. L’ostacolo principale risulta essere la disinformazione riguardo l’impatto socio-ambientale e gli strumenti informativi da usare per distinguere un capo sostenibile da ciò che non lo è. Le aziende di grandi dimensioni hanno l’obbligo di redigere un report di sostenibilità ogni anno per tenere informati i propri stakeholders sul percorso sostenibile intrapreso e sulla loro performance socio-ambientale. La domanda che ci si pone è: “Queste informazioni arrivano al consumatore? sa che cos’è un report di sostenibilità e che è di libero accesso?” Il quarto capitolo risponde a queste domande ed espone i risultati ottenuti dall’indagine condotta lungo le strade dello shopping di Torino, che ha l’obiettivo di capire se i consumatori, in particolare quelli della generazione Z sono interessati alla sostenibilità, come riportato dalle altre ricerche. Dai risultati dell’indagine si evince che anche se i consumatori di tutte le generazioni ritengono la sostenibilità molto importante per il proprio stile di vita, il livello di conoscenza in materia è basso e non sanno come accedere a queste informazioni. Gli unici consumatori che dimostrano un minor divario tra interessamento e informazione sono coloro che consultano abitualmente i report di sostenibilità dei propri marchi preferiti, ma costituiscono solo una minima parte del campione. Si conclude con l’analisi dei dati raccolti durante l’indagine e delle diverse categorie di consumatore individuate, infine si propone una misura per avvicinare il consumatore alle informazioni inerenti alla sostenibilitàFile | Dimensione | Formato | |
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