Negli ultimi trent’anni l'invecchiamento della popolazione ha raggiunto anche in Italia una portata inedita, con una rapidità tra le più elevate in Europa, mettendo in primo piano il ruolo dell'integrazione socio-sanitaria per rispondere ai nuovi bisogni di cura e assistenza che si configurano. In questo contesto a partire dal 2020 abbiamo assistito ad una situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 che ha messo a dura prova le persone anziane e le strutture residenziali; è sorta la necessità di pensare ad una riorganizzazione delle modalità interne di queste strutture. Nel più ampio dibattito internazionale sulla tutela dell’autodeterminazione degli anziani non autosufficienti e sulle famiglie come unità di cura, tra le misure adottate, alcune sono diventate delle “buone prassi” che vengono utilizzate tutt’ora che la situazione pandemica è migliorata. Si aprono così delle possibilità di cambiamento per rendere più soddisfacenti i servizi di cura delle persone fragili. In particolare nelle residenze assistenziali l’interruzione della vita sociale, delle visite dei parenti, del contatto fisico e l’utilizzo degli strumenti di protezione individuale durante la pandemia hanno portato confusione, disorientamento e in generale un peggioramento sia delle condizioni psico-emotive sia delle patologie organiche degli anziani. Questi dati di partenza ci permettono di riflettere sull’importanza delle relazioni sociali e sull’avere comportamenti responsabili come collettività non solo per far fronte a situazioni di emergenza, ma più ampiamente per riconsiderare il significato e le pratiche di cura dei grandi anziani fragili e dei rapporti con le loro reti familiari. Nel contesto emergenziale della pandemia, anche l’assistente sociale ha dovuto riorganizzare il suo sistema di lavoro, preferendo gli appuntamenti online. La modalità di comunicazione a distanza ha facilitato la trasmissione di informazioni tra gli uffici evitando così un dispendio di tempo e il possibile rischio di contagio. Questo ha altresì consentito il coinvolgimento degli assistenti sociali in ambiti non circoscritti alla mera trasmissione di informazioni, mostrando come in una prospettiva di maggiore integrazione dei servizi socio-sanitari, il ruolo dei professionisti dei servizi sociali possa rivestire un ruolo importante anche per il coinvolgimento delle persone anziane e delle loro reti famigliari nel processo di definizione del percorso terapeutico. Vi è dunque la necessità di ripensare il ruolo del Servizio sociale in quest'area poco presidiata, dal punto di vista socio-assistenziale, rispetto al prevalente approccio medico-farmacologico, soprattutto in ambito preventivo. Una categoria fragile, quella degli anziani, di cui tendenzialmente a tutt’oggi ci si interessa, anche nella prospettiva dell’assistenza sociale, solo nel momento in cui emerge un problema di natura ad esempio gestionale, giuridica o legata alla salute, e in modo asimmetrico tra individui anziani e famiglie, laddove individui e famiglie meno avvantaggiati economicamente, meno possono contare sul supporto di assistenza di natura privata. La tesi ha dunque l’obiettivo di esplorare gli interventi sociali rivolti alle persone anziane presso le strutture residenziali, con particolare attenzione al ruolo dell’assistente sociale e all’integrazione dei servizi socio-sanitari nella prospettiva della tutela dell’autodeterminazione dell’anziano e della famiglia come unità di cura.
Gli interventi sociali rivolti alle persone anziane presso strutture residenziali: sfide professionali e strumenti di intervento
CADARIO, GIULIA
2021/2022
Abstract
Negli ultimi trent’anni l'invecchiamento della popolazione ha raggiunto anche in Italia una portata inedita, con una rapidità tra le più elevate in Europa, mettendo in primo piano il ruolo dell'integrazione socio-sanitaria per rispondere ai nuovi bisogni di cura e assistenza che si configurano. In questo contesto a partire dal 2020 abbiamo assistito ad una situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 che ha messo a dura prova le persone anziane e le strutture residenziali; è sorta la necessità di pensare ad una riorganizzazione delle modalità interne di queste strutture. Nel più ampio dibattito internazionale sulla tutela dell’autodeterminazione degli anziani non autosufficienti e sulle famiglie come unità di cura, tra le misure adottate, alcune sono diventate delle “buone prassi” che vengono utilizzate tutt’ora che la situazione pandemica è migliorata. Si aprono così delle possibilità di cambiamento per rendere più soddisfacenti i servizi di cura delle persone fragili. In particolare nelle residenze assistenziali l’interruzione della vita sociale, delle visite dei parenti, del contatto fisico e l’utilizzo degli strumenti di protezione individuale durante la pandemia hanno portato confusione, disorientamento e in generale un peggioramento sia delle condizioni psico-emotive sia delle patologie organiche degli anziani. Questi dati di partenza ci permettono di riflettere sull’importanza delle relazioni sociali e sull’avere comportamenti responsabili come collettività non solo per far fronte a situazioni di emergenza, ma più ampiamente per riconsiderare il significato e le pratiche di cura dei grandi anziani fragili e dei rapporti con le loro reti familiari. Nel contesto emergenziale della pandemia, anche l’assistente sociale ha dovuto riorganizzare il suo sistema di lavoro, preferendo gli appuntamenti online. La modalità di comunicazione a distanza ha facilitato la trasmissione di informazioni tra gli uffici evitando così un dispendio di tempo e il possibile rischio di contagio. Questo ha altresì consentito il coinvolgimento degli assistenti sociali in ambiti non circoscritti alla mera trasmissione di informazioni, mostrando come in una prospettiva di maggiore integrazione dei servizi socio-sanitari, il ruolo dei professionisti dei servizi sociali possa rivestire un ruolo importante anche per il coinvolgimento delle persone anziane e delle loro reti famigliari nel processo di definizione del percorso terapeutico. Vi è dunque la necessità di ripensare il ruolo del Servizio sociale in quest'area poco presidiata, dal punto di vista socio-assistenziale, rispetto al prevalente approccio medico-farmacologico, soprattutto in ambito preventivo. Una categoria fragile, quella degli anziani, di cui tendenzialmente a tutt’oggi ci si interessa, anche nella prospettiva dell’assistenza sociale, solo nel momento in cui emerge un problema di natura ad esempio gestionale, giuridica o legata alla salute, e in modo asimmetrico tra individui anziani e famiglie, laddove individui e famiglie meno avvantaggiati economicamente, meno possono contare sul supporto di assistenza di natura privata. La tesi ha dunque l’obiettivo di esplorare gli interventi sociali rivolti alle persone anziane presso le strutture residenziali, con particolare attenzione al ruolo dell’assistente sociale e all’integrazione dei servizi socio-sanitari nella prospettiva della tutela dell’autodeterminazione dell’anziano e della famiglia come unità di cura.File | Dimensione | Formato | |
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