La Crisi di Salinità Messiniana (MSC) rappresenta un evento relativamente recente (circa 6 Milioni di anni fa) durante il quale il mar Mediterraneo fu trasformato nel più recente gigante salino (“Salt’s giant”) della storia della Terra. La registrazione sedimentaria di questo evento consiste in più di 1.000.000 di Km3 di rocce evaporitiche (carbonati, gesso e alite) deposti sul fondo del Mediterraneo in circa 640 Kyr, tra 5.97 e 5.33 Ma). I primi studi, risalenti agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, sono sfociati in tre modelli plausibili: il Deep basin-shallow water model, (Hsu et al., 1973); il Shallow basin-shallow water model (Selli et al., 1985, Nesteroff 1973); il Deep basin-deep water model (Schmalz, 1969, De Benedetti, 1973). Le possibili cause della crisi sono rappresentate dalla chiusura dello stretto di Gibilterra, che ha portato alla forte evaporazione del Mediterraneo. Negli anni seguenti, primi anni 2000, gli studi si sono concentrati a) sulla correlazione tra le successioni dei bacini marginali, in gran parte esposte in affioramento, e quelle dei bacini profondi, indagate attraverso la sismica a riflessione; b) sullo sviluppo di un modello cronostratigrafico della MSC, ottenuto attraverso l’interazione di dati bio-stratigrafici, ciclo-stratigrafici e magneto-stratigrafici. Questi dati hanno consentito di sintonizzare i cicli orbitali astronomici (eccentricità, obliquità e precessione) con le successioni Messiniane e di ottenere quindi una datazione molto accurata dell’evento della Crisi. Questi studi volsero infine verso la formulazione del cosiddetto “Consensus model” (CIESM, 2008) poichè accettato dalla maggioranza degli studiosi. Questo modello prevede lo sviluppo della MSC in 3 fasi: Fase 1 che si estende tra 5,96-5,61 Ma, vede depositi di evaporiti solfatiche note come PLG (Primary Lower Gypsum) nei bacini periferici del Mediterraneo; Fase 2 che è compresa fra 5.6-5.55 Ma e corrisponde all'acme della MSC. Questa fase è dominata da spessi depositi di alite primaria e gesso clastico, raggruppati in un'unità denominata Resedimented Lower Gypsum (RLG); Fase 3 che si sviluppò tra 5.55–5.33 Ma, è caratterizzata dall’Upper Gypsum e il Lago Mare. Infine, 5.33 Ma ci fu l’evento conclusivo della crisi con il ritorno a condizioni marine pienamente stabili attraverso il reflooding dello Zancleano. L’elaborato verte infine su un’analisi più approfondita della fase Lago-Mare proponendo due scenari a spiegazione del fenomeno, quello lacustre e quello lagunare. Infine, attraverso l’osservazione microscopica di un campione proveniente dall’unità dell’Upper Gypsum sono state osservate inclusioni solide come diatomee e fossili filamentosi, sono state anche osservate inclusioni fluide. Queste ultime evidenze mostrano come l’argomento della Crisi di Salinità del Messiniano ancora oggi non possa definirsi chiaro e completamente conosciuto, portando gli studiosi a formulare nuove ipotesi.

Crisi di salinità del Messiniano: dagli anni '70 ad oggi

ISOTTON, AGNESE
2021/2022

Abstract

La Crisi di Salinità Messiniana (MSC) rappresenta un evento relativamente recente (circa 6 Milioni di anni fa) durante il quale il mar Mediterraneo fu trasformato nel più recente gigante salino (“Salt’s giant”) della storia della Terra. La registrazione sedimentaria di questo evento consiste in più di 1.000.000 di Km3 di rocce evaporitiche (carbonati, gesso e alite) deposti sul fondo del Mediterraneo in circa 640 Kyr, tra 5.97 e 5.33 Ma). I primi studi, risalenti agli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, sono sfociati in tre modelli plausibili: il Deep basin-shallow water model, (Hsu et al., 1973); il Shallow basin-shallow water model (Selli et al., 1985, Nesteroff 1973); il Deep basin-deep water model (Schmalz, 1969, De Benedetti, 1973). Le possibili cause della crisi sono rappresentate dalla chiusura dello stretto di Gibilterra, che ha portato alla forte evaporazione del Mediterraneo. Negli anni seguenti, primi anni 2000, gli studi si sono concentrati a) sulla correlazione tra le successioni dei bacini marginali, in gran parte esposte in affioramento, e quelle dei bacini profondi, indagate attraverso la sismica a riflessione; b) sullo sviluppo di un modello cronostratigrafico della MSC, ottenuto attraverso l’interazione di dati bio-stratigrafici, ciclo-stratigrafici e magneto-stratigrafici. Questi dati hanno consentito di sintonizzare i cicli orbitali astronomici (eccentricità, obliquità e precessione) con le successioni Messiniane e di ottenere quindi una datazione molto accurata dell’evento della Crisi. Questi studi volsero infine verso la formulazione del cosiddetto “Consensus model” (CIESM, 2008) poichè accettato dalla maggioranza degli studiosi. Questo modello prevede lo sviluppo della MSC in 3 fasi: Fase 1 che si estende tra 5,96-5,61 Ma, vede depositi di evaporiti solfatiche note come PLG (Primary Lower Gypsum) nei bacini periferici del Mediterraneo; Fase 2 che è compresa fra 5.6-5.55 Ma e corrisponde all'acme della MSC. Questa fase è dominata da spessi depositi di alite primaria e gesso clastico, raggruppati in un'unità denominata Resedimented Lower Gypsum (RLG); Fase 3 che si sviluppò tra 5.55–5.33 Ma, è caratterizzata dall’Upper Gypsum e il Lago Mare. Infine, 5.33 Ma ci fu l’evento conclusivo della crisi con il ritorno a condizioni marine pienamente stabili attraverso il reflooding dello Zancleano. L’elaborato verte infine su un’analisi più approfondita della fase Lago-Mare proponendo due scenari a spiegazione del fenomeno, quello lacustre e quello lagunare. Infine, attraverso l’osservazione microscopica di un campione proveniente dall’unità dell’Upper Gypsum sono state osservate inclusioni solide come diatomee e fossili filamentosi, sono state anche osservate inclusioni fluide. Queste ultime evidenze mostrano come l’argomento della Crisi di Salinità del Messiniano ancora oggi non possa definirsi chiaro e completamente conosciuto, portando gli studiosi a formulare nuove ipotesi.
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