La poliedricità delle donne di Mercè Rodoreda

My work is a careful analysis of the female characters that the Catalan author Mercè Rodoreda chooses as the protagonists of her works, focusing on the famous novel Mirall Trencat (1974), which I consider one of the most interesting modern masterpieces. The thesis is divided into three chapters: the first, of course, focuses on the author, her life, her rather peculiar, almost timeless style, and then concludes with a comparison of the Catalan modernist writer with one of the greatest English exponents of this current, namely Virginia Woolf. The two have many characteristics in common that make them two pillars of 20th century European literature. The second chapter, which is also the core of the thesis, addresses the issue of the presence of numerous women within the chosen work and describes their characteristics, relationships and clearly their strengths and weaknesses, thus providing us with the assist to fully understand Rodoreda's writing techniques. Finally, the third focuses on another of the writer's masterpieces, Aloma, highlighting differences and similarities between the various female characters in question. I have always enjoyed reading. You know, whoever reads is bound to live all the lives of the characters in the books in question, and the possibility of living several lives has always fascinated me. In truth, I think I also like writing and without a doubt Mercè Rodoreda, with her rather peculiar style, has helped to bring me even closer to both passions. This work is an agglomeration of small details that immerse the reader in Villa Valldaura and make him or her an integral part of the plot. Already the title had caught my attention, brilliant. The Broken Mirror. Exactly like a mirror broken into a thousand pieces, the lives of the characters unravel into a thousand different stories and then come together to reflect an image that is anything but distorted. As a good observer, I like to notice those details that at first sight nobody would notice. In Joaquìn Soller Serrano's interview of 9 June 1980, Mercè Rodoreda appears to my eyes a gentle good soul. With timeless charm, smiling but never excessive, she expresses and shares her memories with the Spanish interviewer. One sentence was emblematic in fully encapsulating her character and concerns her winning the 1937 Crexelles prize for her famous novel Aloma. In fact, the writer states that she was awarded not so much because her novel was better than the others, but more because the other works were worse than hers. A writer, to this day defined as the most important of the Catalan writers of the 20th century, who expresses such a judgement can only and simply underline how true is the notion that the richest people are the most modest and simple. I have purposely chosen the adjective 'rich' because it is deceptive, it carries several nuances with it and only an eye capable of reading between the lines will catch the correct nuance. Clearly I am not referring to the economic meaning of the term but to the emotional, emotive one. Thanks to this interesting and invaluable interview, I was able to see that, with savoir-faire, refinement and gentle determination, Mercè Rodoreda manages to tell her story without filters and offers us confirmation, once again, that kindness is the best card to succeed in the world.

Il lavoro che ho svolto è un’accurata analisi dei personaggi femminili che l’autrice catalana Mercè Rodoreda sceglie come protagonisti delle sue opere, soffermandomi sul celebre romanzo Mirall Trencat (1974) che considero uno dei più interessanti capolavori moderni. La tesi è suddivisa in tre capitoli: il primo, chiaramente, è incentrato sull’autrice, sulla sua vita, sul suo stile piuttosto peculiare, quasi senza tempo, per poi concludersi con un paragone che vede a confronto la scrittrice catalana modernista con uno dei massimi esponenti inglesi di tale corrente, vale a dire Virginia Woolf. Le due hanno molteplici caratteristiche in comune che le rendono due colonne portanti della letteratura europea del Novecento. Il secondo capitolo, nonché fulcro della tesi, affronta la questione relativa alla presenza di numerose donne all’interno dell’opera scelta e ne descrive le caratteristiche, i rapporti e chiaramente i loro pregi e difetti, fornendoci dunque l’assist per riuscire a comprendere a pieno le tecniche di scrittura della Rodoreda. Infine il terzo si concentra su un altro capolavoro della scrittrice, Aloma, esaltando differenze e analogie tra i vari personaggi femminili in questione. Mi è sempre piaciuto leggere. Si sa, chi legge è destinato a vivere tutte le vite dei personaggi dei libri in questione e la possibilità di vivere più vite mi ha sempre affascinato. In verità penso mi piaccia anche scrivere e senza dubbio Mercè Rodoreda, con il suo stile piuttosto peculiare, ha contribuito ad avvicinarmi ancora di più ad entrambe le passioni. Quest’opera è un agglomerato di piccoli dettagli che fanno immergere il lettore all’interno della Villa Valldaura e lo fanno diventare parte integrante della trama. Già il titolo aveva catturato la mia attenzione, geniale. Lo Specchio Infranto. Esattamente come uno specchio rotto in mille pezzi, le vite dei personaggi si snodano in mille diverse storie per poi unirsi e riflettere un’immagine assolutamente tutt’altro che distorta. Da buona osservatrice mi piace scorgere quei particolari che a primo impatto nessuno noterebbe. Nell’intervista di Joaquìn Soller Serrano del 9 giugno 1980, Mercè Rodoreda appare ai mie occhi un’anima buona gentile. Dal fascino senza tempo, sorridente ma mai eccessiva, esprime e condivide le sue memorie con l’intervistatore spagnolo. Una frase è stata emblematica per racchiudere a pieno il suo carattere e riguarda la vittoria del premio Crexelles del 1937 grazie al celebre romanzo Aloma. La scrittrice, infatti, afferma di essere stata premiata non tanto perché il suo romanzo fosse migliore degli altri, quanto più per il fatto che le altre opere fossero peggiori della sua. Una scrittrice, ad oggi definita come la più importante delle scrittrici catalane del Novecento, che esprime un tale giudizio può solo e semplicemente rimarcare quanto sia vero il concetto secondo cui le persone più ricche siano quelle più modeste e semplici. Ho scelto di proposito l’aggettivo “ricco” perché è ingannevole, porta diverse sfumature con sé e solo un occhio capace di leggere tra le righe carpisce la sfumatura corretta. Chiaramente non mi riferisco all’accezione economica del termine ma a quella emozionale, emotiva. Dunque sì, a mio avviso, Mercè Rodoreda è una delle scrittrici più ricche degli ultimi tempi.