INTRODUCTION Self-harm behavioural alterations involving direct acts to injure one’s own body without suicidal intent, is a multifactorial phenomenon influenced by various elements. The frequency of self-harm acts in the general population varies depending on the analysed sample, ranging around 5% for the adult population and 20% for individuals with mental disorders. Even higher rates are observed in the adolescent age group, with an estimated incidence of 17-18%, reaching up to 60% for adolescents affected by mental disorders. OBJECTIVES To investigate the risk factors for self-harm in a hospital setting, examine clinical assessment methods and define the most appropriate strategies for prevention and clinical management. MATERIALS AND METHODS Bibliographic searches were conducted on specific questions regarding risk factors, evaluation, clinical management, and prevention in major biomedical databases. The guidelines from leading scientific societies of international relevance were also analysed. Additionally, texts such as the DSM-5 and other literature were consulted. RESULTS Twenty-two articles were selected, including one guideline, two protocols, one ministerial recommendation, four meta-analyses, one umbrella review, two systematic reviews, eight literature reviews, two prospective cohort studies, and one clinical trial. CONCLUSIONS Factors contributing to the occurrence of self-harm acts include biological, genetic, and socio-demographic aspects. Risk factors for self-harm include the presence of mental disorders, psychological factors, adverse life events and hospitalization. Evaluation should be conducted by trained personnel through clinical assessment and, if necessary, the use of psychodiagnostic tools. For adequate patient management and the prevention of new self-harm acts, necessary measures include staff training, interventions in the care environment, psychological, psychotherapeutic, pharmacological, and social support. Post-discharge monitoring is also fundamental.
INTRODUZIONE L’autolesionismo, ovvero le alterazioni comportamentali con atti diretti a ledere il proprio corpo senza intento anticonservativo, è un fenomeno multifattoriale al quale concorrono diversi elementi. La frequenza di atti autolesivi nella popolazione generale varia a seconda del campione analizzato, si attesta attorno al 5% per la popolazione adulta e al 20% per le persone affette da disturbo mentale, si registrano valori ancora maggiori per quanto riguarda la fascia d’età dell’adolescenza, con incidenza stimata fino al 17-18% e valori fino al 60% per gli adolescenti affetti da disturbo mentale. OBIETTIVI Indagare i fattori di rischio per autolesionismo in ambito ospedaliero, esaminare le modalità di valutazione clinica e definire le strategie più idonee di prevenzione e gestione clinica del rischio. MATERIALI E METODI Sono state eseguite ricerche bibliografiche con quesiti specifici in merito a fattori di rischio, valutazione, gestione clinica e prevenzione nelle principali banche dati biomediche e analizzate le linee guida delle società scientifiche di maggior rilievo internazionale. Sono stati inoltre consultati testi quali il DSM 5 e altri riportati in bibliografia. RISULTATI Sono stati selezionati 22 articoli, di cui 1 linea guida, 2 protocolli ospedalieri, 1 raccomandazione ministeriale, 4 meta analisi, 1 umbrella review, 2 revisioni sistematiche, 8 revisioni della letteratura, 2 studi prospettici di coorte, 1 sperimentazione clinica. CONCLUSIONI Concorrono alla manifestazione di atti autolesivi fattori di natura genetica, biologica e socio demografica. Sono fattori di rischio per autolesionismo la presenza di disturbo mentale, fattori psicologici, eventi di vita avversi, l’ospedalizzazione. La valutazione deve essere effettuata da personale formato, attraverso assessment clinico ed eventuale impiego di strumenti psicodiagnostici. Per un’adeguata gestione del paziente a rischio e per la prevenzione di nuovi atti autolesivi sono necessarie misure quali: la formazione del personale, interventi sull’ambiente di cura, psicologici, psicoterapeutici, psicofarmacologici e sociali. E’ inoltre fondamentale un adeguato monitoraggio post-dimissioni.
Valutazione e gestione clinica dell'autolesionismo in ambito ospedaliero
BONGIOANNI, GIULIA
2023/2024
Abstract
INTRODUZIONE L’autolesionismo, ovvero le alterazioni comportamentali con atti diretti a ledere il proprio corpo senza intento anticonservativo, è un fenomeno multifattoriale al quale concorrono diversi elementi. La frequenza di atti autolesivi nella popolazione generale varia a seconda del campione analizzato, si attesta attorno al 5% per la popolazione adulta e al 20% per le persone affette da disturbo mentale, si registrano valori ancora maggiori per quanto riguarda la fascia d’età dell’adolescenza, con incidenza stimata fino al 17-18% e valori fino al 60% per gli adolescenti affetti da disturbo mentale. OBIETTIVI Indagare i fattori di rischio per autolesionismo in ambito ospedaliero, esaminare le modalità di valutazione clinica e definire le strategie più idonee di prevenzione e gestione clinica del rischio. MATERIALI E METODI Sono state eseguite ricerche bibliografiche con quesiti specifici in merito a fattori di rischio, valutazione, gestione clinica e prevenzione nelle principali banche dati biomediche e analizzate le linee guida delle società scientifiche di maggior rilievo internazionale. Sono stati inoltre consultati testi quali il DSM 5 e altri riportati in bibliografia. RISULTATI Sono stati selezionati 22 articoli, di cui 1 linea guida, 2 protocolli ospedalieri, 1 raccomandazione ministeriale, 4 meta analisi, 1 umbrella review, 2 revisioni sistematiche, 8 revisioni della letteratura, 2 studi prospettici di coorte, 1 sperimentazione clinica. CONCLUSIONI Concorrono alla manifestazione di atti autolesivi fattori di natura genetica, biologica e socio demografica. Sono fattori di rischio per autolesionismo la presenza di disturbo mentale, fattori psicologici, eventi di vita avversi, l’ospedalizzazione. La valutazione deve essere effettuata da personale formato, attraverso assessment clinico ed eventuale impiego di strumenti psicodiagnostici. Per un’adeguata gestione del paziente a rischio e per la prevenzione di nuovi atti autolesivi sono necessarie misure quali: la formazione del personale, interventi sull’ambiente di cura, psicologici, psicoterapeutici, psicofarmacologici e sociali. E’ inoltre fondamentale un adeguato monitoraggio post-dimissioni.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/8424