Cycle tourism is a constantly growing tourist practice, thanks to a renewed interest in the fight against climate change and the growing demand for active holidays that allow the user to participate in the creation of the travel experience. The Covid-19 emergency and the lockdown periods that have limited our activities and our movements, together with the ease of access to a practice that takes place in the open air, in compliance with the distancing impositions and which requires nothing more than the access to a vehicle on the pedals, have given a boost to a market, that of cycle tourism, which was stagnant in Italy. In Europe, in fact, cycling tourism is a widespread practice, travelers can find a wide range of offers, both within the countries themselves: Germany, France, Switzerland, Holland and Denmark all offer cycling tourism experiences within national borders; and pedaling across Europe, crossing the geographical borders of the States on the routes of the EuroVelo project, a transnational cycling network which through its 17 routes tries to narrate the relationships between the European populations and their territories. A tourist offer connected to the slow use of the territories to savor them to the fullest. A practice that allows a narration of the landscapes that enhances the identity of the places, telling the story of the community but also creating paths that allow the traveler to identify in the territories crossed. A tourism that has not been particularly developed in Italy, apart from Trentino-Alto Adige which over the years has developed a cycle tourism offer on a par with the European realities. A curious choice considering the great cycling tradition of the nation, to which we owe the interest in the Giro d'Italia and the foundation of the Italian Touring Club, the largest tourist association in the country. This backwardness in the market is slowly being remedied, Italy, in fact, has created its own national network of cycle paths: the National Tourist Cycle Path System, a project that takes its cue from the major European networks and which offers 10 itineraries for cycling along the territories Italians. A project nearing completion that could be an opportunity for regeneration of territories left behind during urbanization and, at the same time, push the Regions to expand and improve their offer. From this point of view, Emilia-Romagna represents a territory where there is no lack in the offer for cycling tourism, but this is not promoted effectively, on the right channels and with a strategy that attracts and reaches all potential cycling tourists and not just enthusiasts. Until now, in fact, cycle tourism has been the prerogative of a few enthusiasts, a well-defined market niche and tourism promotion has always turned to them, a limiting strategy, which has not been able to fully exploit the potential of cycle tourism to be practiced by the whole population, regardless of the skill and experience level of the user.
Il cicloturismo è una pratica turistica in costante crescita, complice un rinnovato interesse alla lotta al cambiamento climatico e la crescente richiesta di vacanze attive che permettano al fruitore di partecipare nella creazione dell’esperienza di viaggio. L’emergenza Covid-19 e i periodi di lockdown che hanno limitato le nostre attività e i nostri spostamenti, insieme alla facilità di accesso ad una pratica che si svolge all’aria aperta, in regola con le imposizioni di distanziamento e che non necessita altro che l’accesso ad un mezzo sui pedali, hanno dato una spinta ad un mercato, quello del cicloturismo, che in Italia era stagnante. In Europa, infatti, il cicloturismo è una pratica ampiamente diffusa, i viaggiatori possono trovare un’ampia offerta, sia all’interno delle Nazioni stesse: Germania, Francia, Svizzera, Olanda e Danimarca offrono tutte esperienze cicloturistiche dentro ai confini nazionali; sia pedalando attraverso l’Europa, valicando i confini geografici degli Stati sulle rotte del progetto EuroVelo, una rete ciclabile transnazionale che tramite i suoi 17 percorsi cerca di narrare le relazioni tra le popolazioni europee e i loro territori. Un’offerta turistica connessa al fruire lento dei territori per assaporarli al meglio. Una pratica che consente una narrazione dei paesaggi che esalti l’identità dei luoghi, raccontando la storia della comunità ma anche creando percorsi che permettano l’identificazione del viaggiatore nei territori attraversati. Un turismo che non è stata particolarmente sviluppato in Italia, a parte per il Trentino-Alto Adige che negli anni ha sviluppato una proposta cicloturistica al pari delle realtà europee. Una scelta curiosa considerando la grande tradizione ciclistica della Nazione, alla quale si deve l’interesse verso il Giro d’Italia e la fondazione del Touring Club Italiano, la più grande associazione turistica del Paese. Questa arretratezza nel mercato sta venendo lentamente risanata, l’Italia, infatti, ha ideato una propria rete nazionale di ciclabili: il Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche, un progetto che prende spunto dai grandi network europei e che propone 10 itinerari per pedalare lungo i territori italiani. Un progetto in fase di completamento che potrebbe essere un’occasione di rigenerazione per territori lasciati indietro durante l’urbanizzazione e, allo stesso tempo, spingere le Regioni ad ampliare e migliorare la propria offerta. In quest’ottica l’Emilia-Romagna rappresenta un territorio dove non manca l’offerta cicloturistica, ma questa non viene promossa in maniera efficace, sui canali giusti e con una strategia che attragga e raggiunga tutti i potenziali cicloturisti e non solo gli appassionati. Finora, infatti, il cicloturismo è stato appannaggio di pochi entusiasti, una nicchia di mercato ben definita ed a questi si è sempre rivolta la promozione turistica, una strategia limitativa, che non ha saputo sfruttare appieno le potenzialità del cicloturismo di essere praticato da tutta la popolazione, indipendentemente dall’abilità e dal livello di esperienza del fruitore.
Il cicloturismo: teorie e pratiche. Strategia di promozione per la Regione Emilia-Romagna
CANDINI, AMBRA
2021/2022
Abstract
Il cicloturismo è una pratica turistica in costante crescita, complice un rinnovato interesse alla lotta al cambiamento climatico e la crescente richiesta di vacanze attive che permettano al fruitore di partecipare nella creazione dell’esperienza di viaggio. L’emergenza Covid-19 e i periodi di lockdown che hanno limitato le nostre attività e i nostri spostamenti, insieme alla facilità di accesso ad una pratica che si svolge all’aria aperta, in regola con le imposizioni di distanziamento e che non necessita altro che l’accesso ad un mezzo sui pedali, hanno dato una spinta ad un mercato, quello del cicloturismo, che in Italia era stagnante. In Europa, infatti, il cicloturismo è una pratica ampiamente diffusa, i viaggiatori possono trovare un’ampia offerta, sia all’interno delle Nazioni stesse: Germania, Francia, Svizzera, Olanda e Danimarca offrono tutte esperienze cicloturistiche dentro ai confini nazionali; sia pedalando attraverso l’Europa, valicando i confini geografici degli Stati sulle rotte del progetto EuroVelo, una rete ciclabile transnazionale che tramite i suoi 17 percorsi cerca di narrare le relazioni tra le popolazioni europee e i loro territori. Un’offerta turistica connessa al fruire lento dei territori per assaporarli al meglio. Una pratica che consente una narrazione dei paesaggi che esalti l’identità dei luoghi, raccontando la storia della comunità ma anche creando percorsi che permettano l’identificazione del viaggiatore nei territori attraversati. Un turismo che non è stata particolarmente sviluppato in Italia, a parte per il Trentino-Alto Adige che negli anni ha sviluppato una proposta cicloturistica al pari delle realtà europee. Una scelta curiosa considerando la grande tradizione ciclistica della Nazione, alla quale si deve l’interesse verso il Giro d’Italia e la fondazione del Touring Club Italiano, la più grande associazione turistica del Paese. Questa arretratezza nel mercato sta venendo lentamente risanata, l’Italia, infatti, ha ideato una propria rete nazionale di ciclabili: il Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche, un progetto che prende spunto dai grandi network europei e che propone 10 itinerari per pedalare lungo i territori italiani. Un progetto in fase di completamento che potrebbe essere un’occasione di rigenerazione per territori lasciati indietro durante l’urbanizzazione e, allo stesso tempo, spingere le Regioni ad ampliare e migliorare la propria offerta. In quest’ottica l’Emilia-Romagna rappresenta un territorio dove non manca l’offerta cicloturistica, ma questa non viene promossa in maniera efficace, sui canali giusti e con una strategia che attragga e raggiunga tutti i potenziali cicloturisti e non solo gli appassionati. Finora, infatti, il cicloturismo è stato appannaggio di pochi entusiasti, una nicchia di mercato ben definita ed a questi si è sempre rivolta la promozione turistica, una strategia limitativa, che non ha saputo sfruttare appieno le potenzialità del cicloturismo di essere praticato da tutta la popolazione, indipendentemente dall’abilità e dal livello di esperienza del fruitore.File | Dimensione | Formato | |
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