La seguente ricerca ha come punto di partenza il cambiamento climatico. Abbiamo preso in considerazione le diverse strategie di adattamento ai vari cambiamenti, le quali, invece di ridurre la vulnerabilità delle persone, tendono ad accentuarla, producendo un effetto di maladattamento. Nel primo capitolo abbiamo presentato i dati e le tabelle fornite da IPCC sul cambiamento climatico e come questo sia condizionato da agenti atmosferici e dalle emissioni di CO2 equivalenti prodotte dall’essere umano. Questo capitolo ci ha dato la possibilità di creare un collegamento tra cambiamento climatico e crescita economica, per individuare la principale causa, e cioè le emissioni antropiche. Nel secondo capitolo abbiamo approfondito le strategie e le politiche adottate dalle nazioni per rispondere ai cambiamenti ambientali in termini di adattamento e maladattamento, analizzandone le criticità e le opportunità. In questa maniera, abbiamo messo in evidenza come le strategie di adattamento possano, attraverso processi decisionali, innescare un circolo vizioso in cui le vulnerabilità, invece che essere smussate, vengono aumentate causando un maladattamento. Infine, nel terzo capitolo, abbiamo esaminato il fenomeno migratorio come possibile strategia di adattamento/maladattamento e le implicazioni che questo comporta per gli individui dal punto di vista del miglioramento/peggioramento delle loro condizioni di vita. Alla conclusione di questa ricerca, possiamo dire che la migrazione ambientale, quando non è effettivamente spontanea, non possa considerarsi una effettiva forma di adattamento. Questo si verifica anche in quelle situazioni dove è già presente un degrado ambientale dovuto allo sfruttamento delle risorse naturali e delle persone e che i cambiamenti climatici rendono ancora più degradato. Tutto ciò perché il rischio per le popolazioni migranti di cadere nella trappola della povertà, sia economica che culturale, sembra essere nella quasi totalità delle situazioni maggiore dei benefici che spesso in modo semplicistico vengono presentati. Infatti, si possono creare situazioni ancora più drammatiche perché chi migra oltre ad abbandonare la propria casa e la propria terra spesso è costretto a lasciare anche le proprie tradizioni culturali e sociali. Il migrante viene catapultato in ambienti nuovi, a lui sconosciuti dove frequentemente è presente anche una cultura razzista. Questa ricerca, in ultimo luogo, ci permette di toccare con mano la complessità del fenomeno migratorio, ed evidenziare quanto sia importante un’armonia tra la sfera sociale e ambientale per evitare il maladattamento.

CAMBIAMENTI CLIMATICI E MIGRAZIONE DEI POPOLI: ADATTAMENTO E “MALADATTAMENTO” COME RISPOSTA ALLA VULNERABILITA’ CLIMATICA

AMIGHETTI, PAOLO
2021/2022

Abstract

La seguente ricerca ha come punto di partenza il cambiamento climatico. Abbiamo preso in considerazione le diverse strategie di adattamento ai vari cambiamenti, le quali, invece di ridurre la vulnerabilità delle persone, tendono ad accentuarla, producendo un effetto di maladattamento. Nel primo capitolo abbiamo presentato i dati e le tabelle fornite da IPCC sul cambiamento climatico e come questo sia condizionato da agenti atmosferici e dalle emissioni di CO2 equivalenti prodotte dall’essere umano. Questo capitolo ci ha dato la possibilità di creare un collegamento tra cambiamento climatico e crescita economica, per individuare la principale causa, e cioè le emissioni antropiche. Nel secondo capitolo abbiamo approfondito le strategie e le politiche adottate dalle nazioni per rispondere ai cambiamenti ambientali in termini di adattamento e maladattamento, analizzandone le criticità e le opportunità. In questa maniera, abbiamo messo in evidenza come le strategie di adattamento possano, attraverso processi decisionali, innescare un circolo vizioso in cui le vulnerabilità, invece che essere smussate, vengono aumentate causando un maladattamento. Infine, nel terzo capitolo, abbiamo esaminato il fenomeno migratorio come possibile strategia di adattamento/maladattamento e le implicazioni che questo comporta per gli individui dal punto di vista del miglioramento/peggioramento delle loro condizioni di vita. Alla conclusione di questa ricerca, possiamo dire che la migrazione ambientale, quando non è effettivamente spontanea, non possa considerarsi una effettiva forma di adattamento. Questo si verifica anche in quelle situazioni dove è già presente un degrado ambientale dovuto allo sfruttamento delle risorse naturali e delle persone e che i cambiamenti climatici rendono ancora più degradato. Tutto ciò perché il rischio per le popolazioni migranti di cadere nella trappola della povertà, sia economica che culturale, sembra essere nella quasi totalità delle situazioni maggiore dei benefici che spesso in modo semplicistico vengono presentati. Infatti, si possono creare situazioni ancora più drammatiche perché chi migra oltre ad abbandonare la propria casa e la propria terra spesso è costretto a lasciare anche le proprie tradizioni culturali e sociali. Il migrante viene catapultato in ambienti nuovi, a lui sconosciuti dove frequentemente è presente anche una cultura razzista. Questa ricerca, in ultimo luogo, ci permette di toccare con mano la complessità del fenomeno migratorio, ed evidenziare quanto sia importante un’armonia tra la sfera sociale e ambientale per evitare il maladattamento.
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