L'Italia è da anni stabilmente uno dei paesi più visitati al mondo. Il suo enorme patrimonio ambientale, culturale e artistico, nonché enogastronomico, ha portato molte delle nostre città ad occupare posizioni di rilievo nella classifica delle mete turistiche preferite a livello mondiale e richiama ogni anno centinaia di milioni di turisti. Non esistono però solo le grandi città amate da viaggiatori e vacanzieri, il bel paese offre altresì numerosi luoghi che sfortunatamente, non godendo del medesimo status agli occhi dei turisti, troppo spesso non riescono a promuoversi in ambito turistico, versando in una situazione di pressoché anonimato, con tutte le conseguenze a livello economico, ambientale e sociale che questo comporta. Per far fronte alla situazione di marginalizzazione di questi territori e valorizzarne le potenzialità inespresse, a partire dal 2013 l’Agenzia governativa per la coesione territoriale e l’allora ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca hanno sviluppato la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), come politica nazionale per la riattivazione territoriale. L’obiettivo di SNAI è di affrontare, attraverso l’adozione di un approccio integrato orientato alla promozione e allo sviluppo locale, le sfide demografiche e dare risposta ai bisogni di questi territori caratterizzati da importanti svantaggi di natura geografica o demografica. Territori fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali e troppo spesso abbandonati a loro stessi, che però coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale. L’Italia più “vera” ed anche più autentica, la cui esigenza primaria è quella di potervi ancora risiedere, oppure tornare. Su tali luoghi la Strategia nazionale punta ad intervenire, investendo sulla promozione e sulla tutela della ricchezza del territorio e delle comunità locali, valorizzandone le risorse naturali e culturali, creando nuovi circuiti occupazionali e nuove opportunità; in definitiva contrastandone l’“emorragia demografica”. Questa tesi analizza la SNAI in Sardegna, territorio con le sue ricchezze ambientali, storiche e archeologiche, ma anche con i suoi problemi, le sue povertà, e le sue enormi potenzialità, evidentemente non sfruttate perché in gran parte misconosciute. Lo è per contenuti assai diversi, meno effimeri e certamente assai più veritieri di quelli delle note località turistico balneari del jet set sardo. “La Sardegna non è la Costa Smeralda, Porto Cervo o il Billionaire; la Sardegna è tutt'altro" scriveva già nel 2012 Flavio Soriga, uno dei più apprezzati autori sardi, su L'Unione Sarda. E aggiungeva: “La Sardegna è Cagliari, è soprattutto Cabras, è Tramatza, è Terralba, è Villaspeciosa”. E si potrebbe aggiungere, la Sardegna è l’Alta Marmilla, il Gennargentu, il Mandrolisai, la Barbagia, la Valle del Cedrino. La Sardegna non può essere solo luogo di ostentazione eccessiva di ricchezza e di vita notturna, quasi come se la Sardegna fosse principalmente un luogo dove si va solo in ferie e non si lavora, non si produce, non si studia e non si fa cultura.

La Strategia Nazionale Aree Interne come motore di riqualificazione turistico-territoriale in Sardegna

CADEDDU, JACOPO
2021/2022

Abstract

L'Italia è da anni stabilmente uno dei paesi più visitati al mondo. Il suo enorme patrimonio ambientale, culturale e artistico, nonché enogastronomico, ha portato molte delle nostre città ad occupare posizioni di rilievo nella classifica delle mete turistiche preferite a livello mondiale e richiama ogni anno centinaia di milioni di turisti. Non esistono però solo le grandi città amate da viaggiatori e vacanzieri, il bel paese offre altresì numerosi luoghi che sfortunatamente, non godendo del medesimo status agli occhi dei turisti, troppo spesso non riescono a promuoversi in ambito turistico, versando in una situazione di pressoché anonimato, con tutte le conseguenze a livello economico, ambientale e sociale che questo comporta. Per far fronte alla situazione di marginalizzazione di questi territori e valorizzarne le potenzialità inespresse, a partire dal 2013 l’Agenzia governativa per la coesione territoriale e l’allora ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca hanno sviluppato la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), come politica nazionale per la riattivazione territoriale. L’obiettivo di SNAI è di affrontare, attraverso l’adozione di un approccio integrato orientato alla promozione e allo sviluppo locale, le sfide demografiche e dare risposta ai bisogni di questi territori caratterizzati da importanti svantaggi di natura geografica o demografica. Territori fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali e troppo spesso abbandonati a loro stessi, che però coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale. L’Italia più “vera” ed anche più autentica, la cui esigenza primaria è quella di potervi ancora risiedere, oppure tornare. Su tali luoghi la Strategia nazionale punta ad intervenire, investendo sulla promozione e sulla tutela della ricchezza del territorio e delle comunità locali, valorizzandone le risorse naturali e culturali, creando nuovi circuiti occupazionali e nuove opportunità; in definitiva contrastandone l’“emorragia demografica”. Questa tesi analizza la SNAI in Sardegna, territorio con le sue ricchezze ambientali, storiche e archeologiche, ma anche con i suoi problemi, le sue povertà, e le sue enormi potenzialità, evidentemente non sfruttate perché in gran parte misconosciute. Lo è per contenuti assai diversi, meno effimeri e certamente assai più veritieri di quelli delle note località turistico balneari del jet set sardo. “La Sardegna non è la Costa Smeralda, Porto Cervo o il Billionaire; la Sardegna è tutt'altro" scriveva già nel 2012 Flavio Soriga, uno dei più apprezzati autori sardi, su L'Unione Sarda. E aggiungeva: “La Sardegna è Cagliari, è soprattutto Cabras, è Tramatza, è Terralba, è Villaspeciosa”. E si potrebbe aggiungere, la Sardegna è l’Alta Marmilla, il Gennargentu, il Mandrolisai, la Barbagia, la Valle del Cedrino. La Sardegna non può essere solo luogo di ostentazione eccessiva di ricchezza e di vita notturna, quasi come se la Sardegna fosse principalmente un luogo dove si va solo in ferie e non si lavora, non si produce, non si studia e non si fa cultura.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/83884