Nel corso degli ultimi decenni, la famiglia e la concezione stessa dell'infanzia, sono state investite da nette modificazioni che hanno reso evidente la sempre più elevata complessità dell'istituto famigliare e la crescente necessità di porre al centro dell'attenzione la tutela dei minori; di conseguenza sempre più rilevante diviene il lavoro degli assistenti sociali deputati alla cura e alla tutela dei soggetti più fragili: i bambini. Ogniqualvolta un professionista è chiamato a prendere una decisione che riguarda la vita di un minore vanno create le condizioni affinché quest'ultimo possa esprimere la propria opinione: sorge, di conseguenza, il dovere degli adulti di ascoltare e dare forza ai pensieri dei bambini. L'oggetto di studio della seguente dissertazione finale, quindi, si sostanzia nell'ascolto del minore, indagato nelle sue dimensioni legislative e metodologiche, e nella possibilità di utilizzare strumenti non convenzionali, quali la fiaba e il disegno, a sostegno della complessa pratica dell'ascolto. Partendo dalla più ampia dimensione della tutela minorile si delineano gli sviluppi storici nonché i riferimenti legislativi fondanti l'azione dell'assistente sociale nell'ambito della tutela minorile. All'interno di questa cornice ci si focalizza sull'ascolto dei bambini. Questo viene primariamente definito in riferimento al diritto all'ascolto e, successivamente, viene declinato all'interno della metodologia e dell'operatività dell'assistente sociale. In particolare, ci si concentra su due dimensioni. In primo luogo, partendo da un cenno sullo sviluppo del linguaggio nei bambini, si definiscono le modalità con cui i minori comunicano con gli adulti. In secondo luogo, si indaga lo strumento professionale che si ritiene possa meglio garantire ai piccoli che si rivolgono indirettamente ai servizi ascolto e partecipazione: il colloquio professionale. La centralità riconosciuta all'ascolto si accompagna, però, alla presenza di alcune difficoltà in cui gli operatori e i bambini si imbattono che rendono complessa la pratica dell'ascolto: tali ostacoli tendono a rendere la comunicazione con i bambini, nella pratica e nella quotidianità dell'assistente sociale, una via erta e raramente praticata. Con l'obbiettivo di indagare possibili strumenti che possano rivelarsi un sostegno per il professionista nel dialogare e nel comunicare con i bambini, sono state indagate funzioni e utilizzo del disegno e delle fiabe, specificando, in particolare, il ruolo che ricoprono per i bambini e la possibile connessione con ruolo e funzione dell'assistente sociale. A titolo esemplificativo si riportano due strumenti che, al fine di garantire ascolto e partecipazione ai bambini, utilizzano metodologie non convenzionali: il kit "A tutt'orecchi. Strumenti per la gestione dei colloqui con i bambini e ragazzi nei percorsi di aiuto" e lo strumento "S.Pe.Gi.M. (Storie di Percorsi Giuridici Minorili)". Lo studio e l'analisi svolta ci permettono di affermare che l'ascolto del minore sia una dimensione centrale che porta con sé complessità e difficoltà condivise tra gli operatori tutti. L'utilizzo di nuovi strumenti può rivelarsi estremamente utile al fine di garantire un ascolto a dimensione di bambino, ma la scarsa letteratura e le scarse sperimentazioni in tale direzione rendono difficoltoso valutare realmente l'impatto che l'utilizzo del disegno o delle fiabe possono avere sul garantire al minore un reale ascolto e una reale partecipazione.
L'ascolto del minore tra diritto, metodologia e nuove direzioni.
PAVESE, SARA
2021/2022
Abstract
Nel corso degli ultimi decenni, la famiglia e la concezione stessa dell'infanzia, sono state investite da nette modificazioni che hanno reso evidente la sempre più elevata complessità dell'istituto famigliare e la crescente necessità di porre al centro dell'attenzione la tutela dei minori; di conseguenza sempre più rilevante diviene il lavoro degli assistenti sociali deputati alla cura e alla tutela dei soggetti più fragili: i bambini. Ogniqualvolta un professionista è chiamato a prendere una decisione che riguarda la vita di un minore vanno create le condizioni affinché quest'ultimo possa esprimere la propria opinione: sorge, di conseguenza, il dovere degli adulti di ascoltare e dare forza ai pensieri dei bambini. L'oggetto di studio della seguente dissertazione finale, quindi, si sostanzia nell'ascolto del minore, indagato nelle sue dimensioni legislative e metodologiche, e nella possibilità di utilizzare strumenti non convenzionali, quali la fiaba e il disegno, a sostegno della complessa pratica dell'ascolto. Partendo dalla più ampia dimensione della tutela minorile si delineano gli sviluppi storici nonché i riferimenti legislativi fondanti l'azione dell'assistente sociale nell'ambito della tutela minorile. All'interno di questa cornice ci si focalizza sull'ascolto dei bambini. Questo viene primariamente definito in riferimento al diritto all'ascolto e, successivamente, viene declinato all'interno della metodologia e dell'operatività dell'assistente sociale. In particolare, ci si concentra su due dimensioni. In primo luogo, partendo da un cenno sullo sviluppo del linguaggio nei bambini, si definiscono le modalità con cui i minori comunicano con gli adulti. In secondo luogo, si indaga lo strumento professionale che si ritiene possa meglio garantire ai piccoli che si rivolgono indirettamente ai servizi ascolto e partecipazione: il colloquio professionale. La centralità riconosciuta all'ascolto si accompagna, però, alla presenza di alcune difficoltà in cui gli operatori e i bambini si imbattono che rendono complessa la pratica dell'ascolto: tali ostacoli tendono a rendere la comunicazione con i bambini, nella pratica e nella quotidianità dell'assistente sociale, una via erta e raramente praticata. Con l'obbiettivo di indagare possibili strumenti che possano rivelarsi un sostegno per il professionista nel dialogare e nel comunicare con i bambini, sono state indagate funzioni e utilizzo del disegno e delle fiabe, specificando, in particolare, il ruolo che ricoprono per i bambini e la possibile connessione con ruolo e funzione dell'assistente sociale. A titolo esemplificativo si riportano due strumenti che, al fine di garantire ascolto e partecipazione ai bambini, utilizzano metodologie non convenzionali: il kit "A tutt'orecchi. Strumenti per la gestione dei colloqui con i bambini e ragazzi nei percorsi di aiuto" e lo strumento "S.Pe.Gi.M. (Storie di Percorsi Giuridici Minorili)". Lo studio e l'analisi svolta ci permettono di affermare che l'ascolto del minore sia una dimensione centrale che porta con sé complessità e difficoltà condivise tra gli operatori tutti. L'utilizzo di nuovi strumenti può rivelarsi estremamente utile al fine di garantire un ascolto a dimensione di bambino, ma la scarsa letteratura e le scarse sperimentazioni in tale direzione rendono difficoltoso valutare realmente l'impatto che l'utilizzo del disegno o delle fiabe possono avere sul garantire al minore un reale ascolto e una reale partecipazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/83857