Background: The peripartum period, defined as the period including pregnancy and the first four weeks after delivery, is considered to be at high risk for the onset of depressive episodes and the development of affective recurrences in patients with a previous depressive disorder. The worldwide prevalence of depressive disorders in the peripartum period is 12% average. In this regard, evidence from literature have shown that depressive symptoms in pregnancy can be associated with worsening of maternal general health and higher risk of complications related to the course of pregnancy and the development of the newborns. Nevertheless, the decision to initiate or maintain antidepressant drugs during pregnancy remains complex, requiring careful and individualized assessment of the risks associated with untreated depression and those related to fetal drugs exposure. Objectives: The aim of the study was to assess the risks related to antidepressant therapy during pregnancy in a large sample of women diagnosed with depressive disorder, evaluating the impact of psychopharmacological treatment on the course of pregnancy and on the newborns’ health. Methods: This is an observational retrospective study: data of 281 pregnant patients followed at Sant’Anna Obstetrics and Gynecology University Hospital of Turin (2007-2018) and diagnosed with a depressive disorder according to the DSM-5 criteria were analysed; socio-demographic, clinical, obstetric and neonatal data related to the current pregnancy were collected. The sample was divided according to whether or not patients were taking psychopharmacological treatment during pregnancy and the two subgroups were compared. Results: From the comparison of socio-demographic characteristics, the only difference that emerged was the higher age in treated pregnant women compared to untreated women (35.04±4.890 years vs 33.34±5.51; p<0.05). Regarding to obstetric outcomes, a significant lower rate of caesarean delivery was observed among the drug-treated patients compared to the untreated patients (47.74% vs 63.40%; p<0.05). In terms of neonatal outcomes, findings showed a lower APGAR score 5’ in newborns of treated women compared to those of untreated women (8.69±0.96 vs 8.93±0.49; p<0.05), although both values were in the normal range. The linear regression analysis regarding the APGAR score 5’ showed that the only variable statistically associated with lower APGAR score was the low neonatal weight and not the pharmacological treatment. There were no significant differences between the two subgroups regarding the rate of preterm births, small for gestational age infants (SGA) and neonatal birth weight. Conclusions: In the study sample, the use of antidepressant treatment during pregnancy didn’t have a negative impact on the course of pregnancy and on newborns’ health. Therefore, accurate and individualized management of drugs in pregnant women with a depressive disorder is fundamental, taking into account not only the putative risk related to the use of antidepressants during pregnancy, but also the potential negative outcomes of untreated depressive disorders on maternal and newborns’ health.

Background: Il peripartum, ovvero il periodo di tempo che comprende la gravidanza e le prime quattro settimane successive al parto, è considerato ad alto rischio per l’esordio di disturbi depressivi e per le ricadute in depressione nelle pazienti che ne avevano già sofferto prima della gravidanza. Si stima che la prevalenza mondiale dei disturbi depressivi nel periodo del peripartum si attesti intorno al 12%. A riguardo, le evidenze della letteratura dimostrano come i sintomi depressivi nel periodo gestazionale possano aggravare o aumentare il rischio sia di condizioni medico-generali nella madre sia di complicanze relative al decorso della gestazione e allo sviluppo del neonato. Nonostante ciò, la decisione di iniziare o mantenere un trattamento farmacologico antidepressivo durante la gravidanza risulta ancora oggi una scelta complessa, che necessita di una valutazione attenta e personalizzata dei rischi associati alla depressione non trattata e a quelli correlati all'esposizione del feto ai farmaci. Obiettivi: Studiare i rischi correlati all'assunzione della terapia psicofarmacologica antidepressiva durante la gravidanza in un campione di donne con diagnosi di disturbo depressivo, valutando l’impatto del trattamento sul decorso della gravidanza e sulla salute del neonato. Metodi: Lo studio ha un disegno osservazionale retrospettivo. Sono stati analizzati i dati di 281 pazienti in gravidanza, seguite presso l’Ospedale Ostetrico e Ginecologico Sant'Anna di Torino tra il 2007 e il 2018, con diagnosi di disturbo depressivo, secondo i criteri del DSM-5, di cui sono state raccolte le caratteristiche socio-demografiche, cliniche e i dati ostetrici e neonatali relativi alla gravidanza in corso. Il campione è stato suddiviso in base all’assunzione o meno della terapia psicofarmacologica in gravidanza e i due sottogruppi sono stati confrontati. Risultati: Dal confronto delle caratteristiche socio-demografiche, l’unica differenza emersa è l’età più alta nelle donne trattate in gravidanza rispetto a quelle non trattate (35.04±4.890 anni vs 33.34±5.51; p<0.05). In relazione agli outcomes ostetrici, si è osservato un tasso di ricorso al parto cesareo significativamente più basso tra le pazienti trattate rispetto a quelle non trattate (47.74% vs 63.40%; p<0.05). Riguardo agli outcomes neonatali, sono stati evidenziati valori medi dell’APGAR 5’ più bassi nei neonati delle donne trattate rispetto a quelli delle donne non trattate (8.69±0.96 vs 8.93±0.49; p<0.05), nonostante entrambi i valori si attestino all’interno del range di normalità. Dall’analisi di regressione lineare relativa ai risultati dell’indice di APGAR 5’, si evince che l’unica variabile statisticamente associata a valori inferiori di APGAR 5’ è il basso peso alla nascita del neonato e non la terapia farmacologica. Non sono invece emerse differenze significative tra i due sottogruppi relativamente al tasso di parti pretermine, di neonati piccoli per età gestazionale e di peso neonatale alla nascita. Conclusioni: Nel campione in studio il mantenimento del trattamento antidepressivo nel periodo gestazionale non ha avuto alcun impatto negativo sul decorso della gravidanza e sulla salute del neonato. È fondamentale una gestione accurata e personalizzata delle cure antidepressive che tenga conto sia dei potenziali rischi correlati all’impiego di farmaci in gravidanza sia dei rischi correlati ai disturbi depressivi nel periodo perinatale per la salute della madre e del neonato.

Rischi correlati all' uso di antidepressivi in gravidanza: studio su 281 pazienti

SANTAMARIA, CESARE
2021/2022

Abstract

Background: Il peripartum, ovvero il periodo di tempo che comprende la gravidanza e le prime quattro settimane successive al parto, è considerato ad alto rischio per l’esordio di disturbi depressivi e per le ricadute in depressione nelle pazienti che ne avevano già sofferto prima della gravidanza. Si stima che la prevalenza mondiale dei disturbi depressivi nel periodo del peripartum si attesti intorno al 12%. A riguardo, le evidenze della letteratura dimostrano come i sintomi depressivi nel periodo gestazionale possano aggravare o aumentare il rischio sia di condizioni medico-generali nella madre sia di complicanze relative al decorso della gestazione e allo sviluppo del neonato. Nonostante ciò, la decisione di iniziare o mantenere un trattamento farmacologico antidepressivo durante la gravidanza risulta ancora oggi una scelta complessa, che necessita di una valutazione attenta e personalizzata dei rischi associati alla depressione non trattata e a quelli correlati all'esposizione del feto ai farmaci. Obiettivi: Studiare i rischi correlati all'assunzione della terapia psicofarmacologica antidepressiva durante la gravidanza in un campione di donne con diagnosi di disturbo depressivo, valutando l’impatto del trattamento sul decorso della gravidanza e sulla salute del neonato. Metodi: Lo studio ha un disegno osservazionale retrospettivo. Sono stati analizzati i dati di 281 pazienti in gravidanza, seguite presso l’Ospedale Ostetrico e Ginecologico Sant'Anna di Torino tra il 2007 e il 2018, con diagnosi di disturbo depressivo, secondo i criteri del DSM-5, di cui sono state raccolte le caratteristiche socio-demografiche, cliniche e i dati ostetrici e neonatali relativi alla gravidanza in corso. Il campione è stato suddiviso in base all’assunzione o meno della terapia psicofarmacologica in gravidanza e i due sottogruppi sono stati confrontati. Risultati: Dal confronto delle caratteristiche socio-demografiche, l’unica differenza emersa è l’età più alta nelle donne trattate in gravidanza rispetto a quelle non trattate (35.04±4.890 anni vs 33.34±5.51; p<0.05). In relazione agli outcomes ostetrici, si è osservato un tasso di ricorso al parto cesareo significativamente più basso tra le pazienti trattate rispetto a quelle non trattate (47.74% vs 63.40%; p<0.05). Riguardo agli outcomes neonatali, sono stati evidenziati valori medi dell’APGAR 5’ più bassi nei neonati delle donne trattate rispetto a quelli delle donne non trattate (8.69±0.96 vs 8.93±0.49; p<0.05), nonostante entrambi i valori si attestino all’interno del range di normalità. Dall’analisi di regressione lineare relativa ai risultati dell’indice di APGAR 5’, si evince che l’unica variabile statisticamente associata a valori inferiori di APGAR 5’ è il basso peso alla nascita del neonato e non la terapia farmacologica. Non sono invece emerse differenze significative tra i due sottogruppi relativamente al tasso di parti pretermine, di neonati piccoli per età gestazionale e di peso neonatale alla nascita. Conclusioni: Nel campione in studio il mantenimento del trattamento antidepressivo nel periodo gestazionale non ha avuto alcun impatto negativo sul decorso della gravidanza e sulla salute del neonato. È fondamentale una gestione accurata e personalizzata delle cure antidepressive che tenga conto sia dei potenziali rischi correlati all’impiego di farmaci in gravidanza sia dei rischi correlati ai disturbi depressivi nel periodo perinatale per la salute della madre e del neonato.
ITA
Background: The peripartum period, defined as the period including pregnancy and the first four weeks after delivery, is considered to be at high risk for the onset of depressive episodes and the development of affective recurrences in patients with a previous depressive disorder. The worldwide prevalence of depressive disorders in the peripartum period is 12% average. In this regard, evidence from literature have shown that depressive symptoms in pregnancy can be associated with worsening of maternal general health and higher risk of complications related to the course of pregnancy and the development of the newborns. Nevertheless, the decision to initiate or maintain antidepressant drugs during pregnancy remains complex, requiring careful and individualized assessment of the risks associated with untreated depression and those related to fetal drugs exposure. Objectives: The aim of the study was to assess the risks related to antidepressant therapy during pregnancy in a large sample of women diagnosed with depressive disorder, evaluating the impact of psychopharmacological treatment on the course of pregnancy and on the newborns’ health. Methods: This is an observational retrospective study: data of 281 pregnant patients followed at Sant’Anna Obstetrics and Gynecology University Hospital of Turin (2007-2018) and diagnosed with a depressive disorder according to the DSM-5 criteria were analysed; socio-demographic, clinical, obstetric and neonatal data related to the current pregnancy were collected. The sample was divided according to whether or not patients were taking psychopharmacological treatment during pregnancy and the two subgroups were compared. Results: From the comparison of socio-demographic characteristics, the only difference that emerged was the higher age in treated pregnant women compared to untreated women (35.04±4.890 years vs 33.34±5.51; p<0.05). Regarding to obstetric outcomes, a significant lower rate of caesarean delivery was observed among the drug-treated patients compared to the untreated patients (47.74% vs 63.40%; p<0.05). In terms of neonatal outcomes, findings showed a lower APGAR score 5’ in newborns of treated women compared to those of untreated women (8.69±0.96 vs 8.93±0.49; p<0.05), although both values were in the normal range. The linear regression analysis regarding the APGAR score 5’ showed that the only variable statistically associated with lower APGAR score was the low neonatal weight and not the pharmacological treatment. There were no significant differences between the two subgroups regarding the rate of preterm births, small for gestational age infants (SGA) and neonatal birth weight. Conclusions: In the study sample, the use of antidepressant treatment during pregnancy didn’t have a negative impact on the course of pregnancy and on newborns’ health. Therefore, accurate and individualized management of drugs in pregnant women with a depressive disorder is fundamental, taking into account not only the putative risk related to the use of antidepressants during pregnancy, but also the potential negative outcomes of untreated depressive disorders on maternal and newborns’ health.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/83502