The subject of the dissertation presents the value of the professionalism of the Social Work in its evolution over the course of history. Subsequently, with respect to the new horizons of the social worker profession, the paper aims to deepen and describe the role of social case manager, starting from a case study of the Fondazione Ufficio Pio of the Compagnia di San Paolo, in the Traguardi program’s team, which operates in the area against poverty. The goal of this dissertation is to understand, considering the references to professionalism and case management, what the role of case manager is, specifically within the Traguardi’s team. The exploration of the topics described, in fact, is conducted through a careful review of the literature and in-depth studies carried out during my university internship at the Ufficio Pio Foundation. In addition, in the third chapter there are valuable contributions from privileged witnesses, namely the social case managers of the team in which I was included. I therefore wanted to deepen the experiences and opinions of the operators through some questions, which allowed me to structure this reflection. That is: Does the professional figure of social worker, which profession of help, find points of convergence with the function of social case manager? The latter, contextualized in the team of the Ufficio Pio Foundation, represents only the risk of de-professionalization or can it turn out to be a professional figure characterized by more flexible boundaries? These questions and the respective answers made it possible to conduct a reflection on the positive and critical factors of the figure of case manager, in this specific context. Therefore, while from one extreme the figure of social worker seems to be the most suitable to cover the role of social case manager, on the other extreme the latter represented, for each operator, an opportunity to further train, maturing a important cognitive and social flexibility, learning other skills. Furthermore, no less important is the fact that the multi-professional team has thus become monoprofessional, having leveled off with respect to the role, tasks, and skills. In this regard, the consequences of this working approach may be discussed. If on the one hand it seems that the team presents itself as more involved, supportive and united, on the other there is the risk of dissolving their skills in the working group (made up of different professions) and of masking, especially in the case of social workers, their professional mandate.
L’oggetto della dissertazione presenta il valore del professionalismo del Servizio Sociale nella sua evoluzione nel corso della storia. Successivamente, rispetto ai nuovi orizzonti della professione di assistente sociale, l’elaborato vuole approfondire e descrivere la funzione di case manager sociale, partendo da uno studio di caso della Fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, nell’équipe del programma Traguardi, inserito nell’area contrasto alla povertà. L’obiettivo di tale dissertazione è quello di comprendere, alla luce dei riferimenti al professionalismo e al case management, quale sia la funzione di case manager, specificatamente all’interno dell’équipe Traguardi. L’esplorazione sui temi descritti, infatti, è condotta attraverso un’attenta rassegna della letteratura ed approfondimenti svolti durante il mio percorso di tirocinio universitario presso la Fondazione Ufficio Pio. Inoltre, nel terzo capitolo sono presenti preziosi contributi di testimoni privilegiati, ossia i case manager sociali dell’équipe in cui sono stata inserita. Ho voluto dunque, approfondire i vissuti e le opinioni degli operatori attraverso alcuni quesiti, i quali mi hanno permesso di strutturare tale riflessione. Ovvero: La figura professionale di assistente sociale, quale professione di aiuto, trova punti di convergenza con la funzione di case manager sociale? Quest’ultima, contestualizzata nell’équipe della Fondazione Ufficio Pio, rappresenta unicamente il rischio di de-professionalizzazione oppure può rivelarsi una figura professionale caratterizzata da confini più flessibili? Tali quesiti e le rispettive risposte hanno permesso di condurre una riflessione circa i fattori positivi e critici della figura di case manager, in questo specifico contesto. Dunque, mentre da un estremo la figura di assistente sociale sembra essere la più indicata e adatta a ricoprire la funzione di case manager sociale, dall’altro estremo quest’ultima ha rappresentato, per ogni operatore, un’opportunità per formarsi ulteriormente, maturando un’importante flessibilità cognitiva e sociale, apprendendo competenze altre. Inoltre, non meno importante è il fatto che l’équipe pluriprofessionale è diventata in questo modo monoprofessionale, essendosi livellata rispetto al ruolo, ai compiti, e alle competenze. Si discute a tal proposito quali possono essere le conseguenze di tale approccio lavorativo. Se da un lato sembra che l’équipe si presenti come maggiormente coinvolta, solidale e unita, dall’altro si evince il rischio di dissolvere le proprie competenze al gruppo di lavoro (composto di fatto da diverse professioni) e di mascherare, soprattutto nel case degli assistenti sociali, il proprio mandato professionale.
Fra professionalismo del Servizio Sociale e case management sociale. Lo studio di caso della Fondazione Ufficio Pio.
DIMICCOLI, CHIARA
2021/2022
Abstract
L’oggetto della dissertazione presenta il valore del professionalismo del Servizio Sociale nella sua evoluzione nel corso della storia. Successivamente, rispetto ai nuovi orizzonti della professione di assistente sociale, l’elaborato vuole approfondire e descrivere la funzione di case manager sociale, partendo da uno studio di caso della Fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, nell’équipe del programma Traguardi, inserito nell’area contrasto alla povertà. L’obiettivo di tale dissertazione è quello di comprendere, alla luce dei riferimenti al professionalismo e al case management, quale sia la funzione di case manager, specificatamente all’interno dell’équipe Traguardi. L’esplorazione sui temi descritti, infatti, è condotta attraverso un’attenta rassegna della letteratura ed approfondimenti svolti durante il mio percorso di tirocinio universitario presso la Fondazione Ufficio Pio. Inoltre, nel terzo capitolo sono presenti preziosi contributi di testimoni privilegiati, ossia i case manager sociali dell’équipe in cui sono stata inserita. Ho voluto dunque, approfondire i vissuti e le opinioni degli operatori attraverso alcuni quesiti, i quali mi hanno permesso di strutturare tale riflessione. Ovvero: La figura professionale di assistente sociale, quale professione di aiuto, trova punti di convergenza con la funzione di case manager sociale? Quest’ultima, contestualizzata nell’équipe della Fondazione Ufficio Pio, rappresenta unicamente il rischio di de-professionalizzazione oppure può rivelarsi una figura professionale caratterizzata da confini più flessibili? Tali quesiti e le rispettive risposte hanno permesso di condurre una riflessione circa i fattori positivi e critici della figura di case manager, in questo specifico contesto. Dunque, mentre da un estremo la figura di assistente sociale sembra essere la più indicata e adatta a ricoprire la funzione di case manager sociale, dall’altro estremo quest’ultima ha rappresentato, per ogni operatore, un’opportunità per formarsi ulteriormente, maturando un’importante flessibilità cognitiva e sociale, apprendendo competenze altre. Inoltre, non meno importante è il fatto che l’équipe pluriprofessionale è diventata in questo modo monoprofessionale, essendosi livellata rispetto al ruolo, ai compiti, e alle competenze. Si discute a tal proposito quali possono essere le conseguenze di tale approccio lavorativo. Se da un lato sembra che l’équipe si presenti come maggiormente coinvolta, solidale e unita, dall’altro si evince il rischio di dissolvere le proprie competenze al gruppo di lavoro (composto di fatto da diverse professioni) e di mascherare, soprattutto nel case degli assistenti sociali, il proprio mandato professionale.File | Dimensione | Formato | |
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