Lo studio intende fornire, attraverso un'indagine storico e normativa, una panoramica completa degli Usi Civici in Italia ein particolare in Piemonte. Con l'accezione “Usi Civici” si intendono individuare tutti quei diritti di godimento che attribuiscono agli individui appartenenti ad una determinata comunità territoriale, solitamente una frazione o un comune, la facoltà di utilizzare terreni di proprietà privata o demaniale per ricavarne i beni e i mezzi necessari per soddisfare i primi e più urgenti bisogni della vita per se e per quelli dei loro familiari. I diritti d'uso collettivo sono una categoria giuridica del diritto italiano molto controversa se si considera l’assenza dal Codice Civile ma di origine storica “ab immemorabili”, probabilmente mutuati dal diritto consuetudinario delle popolazioni germaniche durante il procedimento di infeudazione del territorio e con periodo di massima diffusione durante tutto il Medioevo. Parlare oggi di Usi Civici, dei loro patrimoni e della loro gestione potrebbe quindi sembrare anacronistico in quanto la tematica degli Usi Civici è giunta fi no ai giorni nostri senza particolari stravolgimenti se non con la istituzione della legge fondamentale di riordino (L. 16 Giugno 1927, n. 1766), il suo regolamento attuativo (R.D. 26 Febbraio 1928, n. 332) e la recentissima legge sui Domini Collettivi (L. 20 Novembre 2017, n. 168) nella quale il legislatore ha finalmente riconosciuto nei patrimoni collettivi una nuova tipologia di proprietà, differente da quella tipizzata del legislatore liberale nel Codice Civile. Nonostante il loro scarso utilizzo e la loro remota istituzione gli Usi Civici sono un tema sempre attuale che presenta diverse criticità non soltanto nella gestione ma anche e soprattutto per le diverse problematiche legate ai contenziosi che scaturiscono, non di rado, dagli accertamenti demaniali svolti dai Comuni prevalentemente montani. Nondimeno, i territori gravati da usi civici hanno assunto grande rilevanza quali indicatori di tutela dell'ambiente naturale grazie all'approvazione di alcuni provvedimenti legislativi sulla tutela del paesaggio, tra cui giova ricordare la Legge 431/85. L'elaborato consta di quattro principali tematiche: • Nel primo capitolo sono illustrate le origini storiche degli usi civici con particolare riferimento alla loro storia ed evoluzione, dando una possibile definizione del fenomeno e una comparazione con i beni pubblici; • Nel secondo capitolo viene analizzata la disciplina giuridica dei beni di uso civico, dall’accertamento ai vari istituti scaturiti dalla Legge di riordino dando un maggiore peso alle alienazioni, al mutamento di destinazione e alle conciliazioni le quali costituiscono le principali fasi di vita e di amministrazione dei beni collettivi e che, se da un lato apportano principalmente benefici economici alla comunità, dall’altro richiedono un’attenta analisi dei vari interessi pubblici coinvolti, in primis l’aspetto urbanistico, paesaggistico - culturale ed la verifica dell’organo competente all’adozione dei singoli procedimenti amministrativi (Comune, Regione o Enti esponenziali); • Il terzo capitolo è dedicato esclusivamente alla tutela e valorizzazione degli usi civici nel panorama della legislazione ambientale • Il quarto ed ultimo capitolo è dedicato, infine, alla ricognizione della disciplina regionale piemontese e alla individuazione delle principali criticità e punti di forza.

USI CIVICI E DOMINI COLLETTIVI NELLA DISCIPLINA REGIONALE PIEMONTESE

BARBERO, GIORGIO
2021/2022

Abstract

Lo studio intende fornire, attraverso un'indagine storico e normativa, una panoramica completa degli Usi Civici in Italia ein particolare in Piemonte. Con l'accezione “Usi Civici” si intendono individuare tutti quei diritti di godimento che attribuiscono agli individui appartenenti ad una determinata comunità territoriale, solitamente una frazione o un comune, la facoltà di utilizzare terreni di proprietà privata o demaniale per ricavarne i beni e i mezzi necessari per soddisfare i primi e più urgenti bisogni della vita per se e per quelli dei loro familiari. I diritti d'uso collettivo sono una categoria giuridica del diritto italiano molto controversa se si considera l’assenza dal Codice Civile ma di origine storica “ab immemorabili”, probabilmente mutuati dal diritto consuetudinario delle popolazioni germaniche durante il procedimento di infeudazione del territorio e con periodo di massima diffusione durante tutto il Medioevo. Parlare oggi di Usi Civici, dei loro patrimoni e della loro gestione potrebbe quindi sembrare anacronistico in quanto la tematica degli Usi Civici è giunta fi no ai giorni nostri senza particolari stravolgimenti se non con la istituzione della legge fondamentale di riordino (L. 16 Giugno 1927, n. 1766), il suo regolamento attuativo (R.D. 26 Febbraio 1928, n. 332) e la recentissima legge sui Domini Collettivi (L. 20 Novembre 2017, n. 168) nella quale il legislatore ha finalmente riconosciuto nei patrimoni collettivi una nuova tipologia di proprietà, differente da quella tipizzata del legislatore liberale nel Codice Civile. Nonostante il loro scarso utilizzo e la loro remota istituzione gli Usi Civici sono un tema sempre attuale che presenta diverse criticità non soltanto nella gestione ma anche e soprattutto per le diverse problematiche legate ai contenziosi che scaturiscono, non di rado, dagli accertamenti demaniali svolti dai Comuni prevalentemente montani. Nondimeno, i territori gravati da usi civici hanno assunto grande rilevanza quali indicatori di tutela dell'ambiente naturale grazie all'approvazione di alcuni provvedimenti legislativi sulla tutela del paesaggio, tra cui giova ricordare la Legge 431/85. L'elaborato consta di quattro principali tematiche: • Nel primo capitolo sono illustrate le origini storiche degli usi civici con particolare riferimento alla loro storia ed evoluzione, dando una possibile definizione del fenomeno e una comparazione con i beni pubblici; • Nel secondo capitolo viene analizzata la disciplina giuridica dei beni di uso civico, dall’accertamento ai vari istituti scaturiti dalla Legge di riordino dando un maggiore peso alle alienazioni, al mutamento di destinazione e alle conciliazioni le quali costituiscono le principali fasi di vita e di amministrazione dei beni collettivi e che, se da un lato apportano principalmente benefici economici alla comunità, dall’altro richiedono un’attenta analisi dei vari interessi pubblici coinvolti, in primis l’aspetto urbanistico, paesaggistico - culturale ed la verifica dell’organo competente all’adozione dei singoli procedimenti amministrativi (Comune, Regione o Enti esponenziali); • Il terzo capitolo è dedicato esclusivamente alla tutela e valorizzazione degli usi civici nel panorama della legislazione ambientale • Il quarto ed ultimo capitolo è dedicato, infine, alla ricognizione della disciplina regionale piemontese e alla individuazione delle principali criticità e punti di forza.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/83121