Nei prossimi anni le cenosi vegetali delle Alpi saranno sottoposte a nuovi stress a causa del cambiamento climatico ed è importante comprendere quali saranno le dinamiche della loro risposta a questi stress. In tutta Europa sono attese temperature più elevate e minori precipitazioni e sulle Alpi queste variazioni saranno più sensibili rispetto al resto del continente. Per la vegetazione nel complesso è previsto uno slittamento sia altitudinale che latitudinale, in cui le specie si sposteranno verso le condizioni loro più adatte. Nelle Alpi questo potrebbe creare una situazione critica in cui alcune specie ai limiti altitudinali rischiano di non potersi spostare in alto a causa di limitazioni spaziali e allo stesso tempo di trovarsi in competizione con specie provenienti da altitudini minori. Per questo sarà essenziale capire quali saranno i tempi di reazione delle specie, per sapere entro quali termini temporali sarà essenziale agire e quali zone saranno più a rischio. Un altro fenomeno previsto è quello definito termofilizzazione, che porta alla sostituzione della comunità vegetale di un dato luogo con specie adattate a climi più caldi e più aridi delle precedenti. Inoltre, sarà importante l'individuazione di punti di transizione critica, soglie corrispondenti a condizioni climatiche in grado di innescare dinamiche forestali diverse da quelle attualmente in atto e difficilmente reversibili. I cambiamenti climatici sono anche stati studiati per il possibile impatto sulla diffusione di specie invasive. Studi effettuati in varie parti dell’arco alpino hanno evidenziato come queste specie abbiano una velocità di diffusione maggiore rispetto alle specie autoctone, specialmente in zone caratterizzate da disturbi antropici. Le specie autoctone dovranno quindi reagire alle pressioni di un ambiente in cambiamento e, in aggiunta, competere con specie che, in quanto invasive, sono in gran parte dotate di caratteri che favoriscono una maggiore dispersione. L'uso di modelli di distribuzione specifica sarà utile, in questo caso, per individuare le aree più a rischio di invasione e bisognose di interventi di conservazione.
Adattamento delle cenosi vegetali in risposta al cambiamento climatico in Europa
GENISIO, SANDRA
2020/2021
Abstract
Nei prossimi anni le cenosi vegetali delle Alpi saranno sottoposte a nuovi stress a causa del cambiamento climatico ed è importante comprendere quali saranno le dinamiche della loro risposta a questi stress. In tutta Europa sono attese temperature più elevate e minori precipitazioni e sulle Alpi queste variazioni saranno più sensibili rispetto al resto del continente. Per la vegetazione nel complesso è previsto uno slittamento sia altitudinale che latitudinale, in cui le specie si sposteranno verso le condizioni loro più adatte. Nelle Alpi questo potrebbe creare una situazione critica in cui alcune specie ai limiti altitudinali rischiano di non potersi spostare in alto a causa di limitazioni spaziali e allo stesso tempo di trovarsi in competizione con specie provenienti da altitudini minori. Per questo sarà essenziale capire quali saranno i tempi di reazione delle specie, per sapere entro quali termini temporali sarà essenziale agire e quali zone saranno più a rischio. Un altro fenomeno previsto è quello definito termofilizzazione, che porta alla sostituzione della comunità vegetale di un dato luogo con specie adattate a climi più caldi e più aridi delle precedenti. Inoltre, sarà importante l'individuazione di punti di transizione critica, soglie corrispondenti a condizioni climatiche in grado di innescare dinamiche forestali diverse da quelle attualmente in atto e difficilmente reversibili. I cambiamenti climatici sono anche stati studiati per il possibile impatto sulla diffusione di specie invasive. Studi effettuati in varie parti dell’arco alpino hanno evidenziato come queste specie abbiano una velocità di diffusione maggiore rispetto alle specie autoctone, specialmente in zone caratterizzate da disturbi antropici. Le specie autoctone dovranno quindi reagire alle pressioni di un ambiente in cambiamento e, in aggiunta, competere con specie che, in quanto invasive, sono in gran parte dotate di caratteri che favoriscono una maggiore dispersione. L'uso di modelli di distribuzione specifica sarà utile, in questo caso, per individuare le aree più a rischio di invasione e bisognose di interventi di conservazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/83062