La tesi tratta della correlazione tra la mascolinità tossica e il consumo della carne e dei suoi derivati, che sono a loro volta collegati al cambiamento climatico. Nel primo capitolo viene affrontata la crisi climatica dandole una connotazione sia socio-politica, sia fisica, utilizzando i report di IPCC. Sono evidenziate le conseguenze del cambiamento climatico in determinati macro-argomenti quali la salute mentale, lo scoppio di guerre, le pandemie… Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha suggerito alcune misure mirate come la riduzione delle emissioni nette di gas serra del 45%, ma questo obbiettivo non può essere raggiunto senza cambiare le proprie abitudini alimentari. Nel secondo capitolo viene descritto come la carne impatta sull’ambiente in modo gravoso prosciugando risorse idriche, inquinando fonti d’acqua, deforestando… Si analizzano la dieta mediterranea, quella vegetariana, quella vegana e il consumo della beyond meat come mezzi per ridurre il consumo di carne e altri alimenti per ridurre l’impatto pro-capite sull’ambiente. Nel terzo capitolo viene posto in evidenza il significato socio-simbolico della carne ovvero il legame tra mascolinità tossica e il consumo di carne. La mascolinità tossica è una forma di mascolinità composita legata alla violenza, a comportamenti rischiosi e al consumo di carne (Carol J. Adams). Carol J. Adams parla di un altro significato socio-politico della carne ovvero la politica sessuale della carne. La politica sessuale della carne fa un parallelismo tra l’oppressione della donna e l’oppressione degli animali: sia la donna che la carne si presentano sempre disponibili alle esigenze e al piacere dell’uomo. La prospettiva femminista abbraccia anche la lotta ambientalista, perché punta a limitare l’industria zootecnica e l’inquinamento che essa provoca. Il femminismo diventa intersezionale perché ha diversi obbiettivi: distruggere il soffitto di cristallo, eliminare i “boy club”, eliminare l’oppressione e l’iper-sessualizzazione della donna e divulgare la dottrina antispecista. “Il femminismo non deve accogliere il vegetarianismo solo perché esso nega un mondo caratterizzato dal dominio. Deve accoglierlo per ciò che è e ciò che rappresenta.” (Carol J. Adams 2010). Nelle industrie zootecniche l’animale non umano passa dall’essere al non essere, tramuta da soggetto ad oggetto. Riprendendo la teoria marxista si suppone che tutte le creature possiedano una “essenza di specie”, che viene alienata in vari modi dalla produzione. Si critica l’affermazione “happy meat” in quanto non esiste una morte felice, non esiste una vita felice in un mattatoio o in un allevamento industriale. Con “happy meat” si vorrebbe ridurre il disagio etico di coloro, che continuano a consumare carne, attraverso l’affermazione morale che stanno comunque adempiendo a tutti i loro doveri nei confronti degli animali "da allevamento". La stessa frase "carne felice" è curiosamente accostata al concetto di "macchine animali" per produrre uno shock morale attraverso il processo di trasformazione di soggetti in oggetti. Non sarà possibile rimanere sotto l’innalzamento di 2°C della atmosfera terrestre, decretati nel protocollo di Kyoto, se non si trovano diete alternative e non si cambia radicalmente la modalità di produzione del cibo.
Eco femminismo vegano: un’analisi sul rapporto tra consumo di carne e la mascolinità tossica
PARODI, SILVIA
2021/2022
Abstract
La tesi tratta della correlazione tra la mascolinità tossica e il consumo della carne e dei suoi derivati, che sono a loro volta collegati al cambiamento climatico. Nel primo capitolo viene affrontata la crisi climatica dandole una connotazione sia socio-politica, sia fisica, utilizzando i report di IPCC. Sono evidenziate le conseguenze del cambiamento climatico in determinati macro-argomenti quali la salute mentale, lo scoppio di guerre, le pandemie… Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha suggerito alcune misure mirate come la riduzione delle emissioni nette di gas serra del 45%, ma questo obbiettivo non può essere raggiunto senza cambiare le proprie abitudini alimentari. Nel secondo capitolo viene descritto come la carne impatta sull’ambiente in modo gravoso prosciugando risorse idriche, inquinando fonti d’acqua, deforestando… Si analizzano la dieta mediterranea, quella vegetariana, quella vegana e il consumo della beyond meat come mezzi per ridurre il consumo di carne e altri alimenti per ridurre l’impatto pro-capite sull’ambiente. Nel terzo capitolo viene posto in evidenza il significato socio-simbolico della carne ovvero il legame tra mascolinità tossica e il consumo di carne. La mascolinità tossica è una forma di mascolinità composita legata alla violenza, a comportamenti rischiosi e al consumo di carne (Carol J. Adams). Carol J. Adams parla di un altro significato socio-politico della carne ovvero la politica sessuale della carne. La politica sessuale della carne fa un parallelismo tra l’oppressione della donna e l’oppressione degli animali: sia la donna che la carne si presentano sempre disponibili alle esigenze e al piacere dell’uomo. La prospettiva femminista abbraccia anche la lotta ambientalista, perché punta a limitare l’industria zootecnica e l’inquinamento che essa provoca. Il femminismo diventa intersezionale perché ha diversi obbiettivi: distruggere il soffitto di cristallo, eliminare i “boy club”, eliminare l’oppressione e l’iper-sessualizzazione della donna e divulgare la dottrina antispecista. “Il femminismo non deve accogliere il vegetarianismo solo perché esso nega un mondo caratterizzato dal dominio. Deve accoglierlo per ciò che è e ciò che rappresenta.” (Carol J. Adams 2010). Nelle industrie zootecniche l’animale non umano passa dall’essere al non essere, tramuta da soggetto ad oggetto. Riprendendo la teoria marxista si suppone che tutte le creature possiedano una “essenza di specie”, che viene alienata in vari modi dalla produzione. Si critica l’affermazione “happy meat” in quanto non esiste una morte felice, non esiste una vita felice in un mattatoio o in un allevamento industriale. Con “happy meat” si vorrebbe ridurre il disagio etico di coloro, che continuano a consumare carne, attraverso l’affermazione morale che stanno comunque adempiendo a tutti i loro doveri nei confronti degli animali "da allevamento". La stessa frase "carne felice" è curiosamente accostata al concetto di "macchine animali" per produrre uno shock morale attraverso il processo di trasformazione di soggetti in oggetti. Non sarà possibile rimanere sotto l’innalzamento di 2°C della atmosfera terrestre, decretati nel protocollo di Kyoto, se non si trovano diete alternative e non si cambia radicalmente la modalità di produzione del cibo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/82872