La mia tesi tratta la cognizione motoria nei soggetti autistici e per introdurre questo argomento nel primo capitolo spiego cosa sono i neuroni specchio. Partendo dalla loro scoperta nel cervello delle scimmie ed esponendo gli studi successivi che hanno permesso di arrivare alle conoscenze che si hanno ai giorni nostri, successivamente si arriva alla presenza di neuroni specchio negli esseri umani, con un sistema simile ma più complesso rispetto a quello dei primati, tale sistema è quello che risulta danneggiato nei soggetti autistici. Queste differenze dei neuroni specchio sono le principali responsabili delle difficoltà dei soggetti nelle interazioni sociali e nella cognizione motoria. Il secondo capitolo esplica proprio queste differenze; dopo una breve introduzione su cosa sia la cognizione motoria e come avvenga negli esseri umani si differenzia il riconoscimento del movimento biologico, per cui abbiamo un canale preferenziale ereditario che facilita il riconoscimento, cosa che non avviene nei soggetti autistici i quali non discriminano tra movimento biologico o meno. Un altro aspetto che differisce nei soggetti autistici è la programmazione motoria, la quale si divide in pianificazione motoria e controllo motorio. Entrambe queste fasi mostrano delle complicazioni nei soggetti autistici, ma il controllo motorio è quello più problematico poiché i soggetti neurotipici usano processi di feedback e di forward per modulare i movimenti nel corso dell’azione; invece, i soggetti autistici si affidano unicamente a sistemi di feedback limitati, questo influisce tantissimo sulla programmazione motoria. Ultimo argomento del secondo capitolo sono i marcatori motori, interferenza e risonanza motoria, aspetti importanti che evidenziano le differenze tra soggetti neurotipici e soggetti autistici, poiché questi ultimi sono meno permeabili a questi effetti di interazione con le loro azioni dal momento che sono concentrati molto più su loro stessi rispetto a ciò che gli succede attorno. L’ultimo capitolo, infine, parla delle forme di vitalità, ovvero le modalità con cui un’azione viene eseguita, ad esempio gentilezza e arroganza. Aspetti di un’azione che riusciamo ad estrapolare in maniera abbastanza basilare e che ci permettono di calibrare la risposta motoria ed emotiva corretta per adattarsi ai comportamenti degli altri soggetti. Anche in questo caso i soggetti autistici fanno più fatica a riconoscere le modalità con cui le azioni vengono eseguite, di solito riescono ad attribuire ai soggetti forme di vitalità estreme, come molto rude o molto gentile, quando si tratta, invece, di riconoscere forme di vitalità più miti, ovvero quelle che caratterizzano la vita quotidiana, sono in estrema difficoltà.

COGNIZIONE MOTORIA E VITALITY FORMS NEL DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO

COLLA, SVEVA
2020/2021

Abstract

La mia tesi tratta la cognizione motoria nei soggetti autistici e per introdurre questo argomento nel primo capitolo spiego cosa sono i neuroni specchio. Partendo dalla loro scoperta nel cervello delle scimmie ed esponendo gli studi successivi che hanno permesso di arrivare alle conoscenze che si hanno ai giorni nostri, successivamente si arriva alla presenza di neuroni specchio negli esseri umani, con un sistema simile ma più complesso rispetto a quello dei primati, tale sistema è quello che risulta danneggiato nei soggetti autistici. Queste differenze dei neuroni specchio sono le principali responsabili delle difficoltà dei soggetti nelle interazioni sociali e nella cognizione motoria. Il secondo capitolo esplica proprio queste differenze; dopo una breve introduzione su cosa sia la cognizione motoria e come avvenga negli esseri umani si differenzia il riconoscimento del movimento biologico, per cui abbiamo un canale preferenziale ereditario che facilita il riconoscimento, cosa che non avviene nei soggetti autistici i quali non discriminano tra movimento biologico o meno. Un altro aspetto che differisce nei soggetti autistici è la programmazione motoria, la quale si divide in pianificazione motoria e controllo motorio. Entrambe queste fasi mostrano delle complicazioni nei soggetti autistici, ma il controllo motorio è quello più problematico poiché i soggetti neurotipici usano processi di feedback e di forward per modulare i movimenti nel corso dell’azione; invece, i soggetti autistici si affidano unicamente a sistemi di feedback limitati, questo influisce tantissimo sulla programmazione motoria. Ultimo argomento del secondo capitolo sono i marcatori motori, interferenza e risonanza motoria, aspetti importanti che evidenziano le differenze tra soggetti neurotipici e soggetti autistici, poiché questi ultimi sono meno permeabili a questi effetti di interazione con le loro azioni dal momento che sono concentrati molto più su loro stessi rispetto a ciò che gli succede attorno. L’ultimo capitolo, infine, parla delle forme di vitalità, ovvero le modalità con cui un’azione viene eseguita, ad esempio gentilezza e arroganza. Aspetti di un’azione che riusciamo ad estrapolare in maniera abbastanza basilare e che ci permettono di calibrare la risposta motoria ed emotiva corretta per adattarsi ai comportamenti degli altri soggetti. Anche in questo caso i soggetti autistici fanno più fatica a riconoscere le modalità con cui le azioni vengono eseguite, di solito riescono ad attribuire ai soggetti forme di vitalità estreme, come molto rude o molto gentile, quando si tratta, invece, di riconoscere forme di vitalità più miti, ovvero quelle che caratterizzano la vita quotidiana, sono in estrema difficoltà.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/82821