Nell’immaginario collettivo occidentale dell’ultimo decennio dell’Unione Sovietica poche volte sovviene alla mente la persona di Jurij Vladimirovič Andropov come figura di primo piano della società sovietica. Partendo dalla constatazione che la sua guida a capo del partito, e quindi dell’Urss, fu tra le più brevi, l’importanza di Andropov non si riduce unicamente ai quindici mesi in cui egli ricoprì la carica di segretario generale del partito. Occorre invece considerare questa figura nel suo complesso, ripercorrendo le tappe della sua carriera all’interno del partito e nel KGB, tenendo conto degli aspetti di fondo anche negli organi di sicurezza. Partendo così dall’ideologia costitutiva della Čeka si cercherà di arrivare a comprendere la mentalità dominante nel KGB andropoviano. Nei quindici anni di direzione del KGB Andropov ha detenuto infatti un record assoluto di longevità, in cui ha potuto ammodernare e per certi versi costruire con successo la realtà di una rete di spie capillare e altamente formata, quasi un élite distinta dalla nomenklatura: i čekisti. Secondo la retorica di regime gli agenti del KGB vennero riproposti quale modello di fedeli servitori dello stato e degli interessi sovietici, in contrasto con la realtà deludente degli apparati burocratici del partito corrotti e il cattivo funzionamento di alcuni rami dell'amministrazione statale. Riscoprire la figura di Andropov è tanto più interessante se ci si addentra anzitutto nella storia degli esordi della sua carriera. Comprendere così anche la sua personalità, intellettualmente aperta ma insieme ideologicamente ortodossa, è una prospettiva utile per analizzare le scelte nella sua seppur breve segreteria. Nonostante le sue prospettive di riforma entro il sistema sovietico, l’intervento in Afghanistan, la crisi in Europa orientale e il duro confronto con la presidenza Reagan con l’arretramento della distensione imposero delle condizioni decisamente sfavorevoli ai suoi scopi finali. Questi si poterono scorgere forse attraverso provvedimenti tesi a superare la crisi di stagnazione economica e la corruzione nel partito. Ad Andropov sono infatti riconducibili degli intenti sia in campo economico che sociale. Nel prendere atto dell’insostenibilità del prolungamento della situazione di crisi gli furono provvidenziali forse anche i lunghi anni di direzione del KGB. I suoi programmi di rinnovamento, che seppur aprirono la strada a Michail Gorbačëv e alla perestrojka, rifletterono per queste ragioni delle prospettive di miglioramento del sistema sovietico, senza però rinunciare ai suoi principi economici e politici fondamentali.
Jurij Andropov: un riformatore alla Lubjanka?
DEGIOANNI, MASSIMO
2020/2021
Abstract
Nell’immaginario collettivo occidentale dell’ultimo decennio dell’Unione Sovietica poche volte sovviene alla mente la persona di Jurij Vladimirovič Andropov come figura di primo piano della società sovietica. Partendo dalla constatazione che la sua guida a capo del partito, e quindi dell’Urss, fu tra le più brevi, l’importanza di Andropov non si riduce unicamente ai quindici mesi in cui egli ricoprì la carica di segretario generale del partito. Occorre invece considerare questa figura nel suo complesso, ripercorrendo le tappe della sua carriera all’interno del partito e nel KGB, tenendo conto degli aspetti di fondo anche negli organi di sicurezza. Partendo così dall’ideologia costitutiva della Čeka si cercherà di arrivare a comprendere la mentalità dominante nel KGB andropoviano. Nei quindici anni di direzione del KGB Andropov ha detenuto infatti un record assoluto di longevità, in cui ha potuto ammodernare e per certi versi costruire con successo la realtà di una rete di spie capillare e altamente formata, quasi un élite distinta dalla nomenklatura: i čekisti. Secondo la retorica di regime gli agenti del KGB vennero riproposti quale modello di fedeli servitori dello stato e degli interessi sovietici, in contrasto con la realtà deludente degli apparati burocratici del partito corrotti e il cattivo funzionamento di alcuni rami dell'amministrazione statale. Riscoprire la figura di Andropov è tanto più interessante se ci si addentra anzitutto nella storia degli esordi della sua carriera. Comprendere così anche la sua personalità, intellettualmente aperta ma insieme ideologicamente ortodossa, è una prospettiva utile per analizzare le scelte nella sua seppur breve segreteria. Nonostante le sue prospettive di riforma entro il sistema sovietico, l’intervento in Afghanistan, la crisi in Europa orientale e il duro confronto con la presidenza Reagan con l’arretramento della distensione imposero delle condizioni decisamente sfavorevoli ai suoi scopi finali. Questi si poterono scorgere forse attraverso provvedimenti tesi a superare la crisi di stagnazione economica e la corruzione nel partito. Ad Andropov sono infatti riconducibili degli intenti sia in campo economico che sociale. Nel prendere atto dell’insostenibilità del prolungamento della situazione di crisi gli furono provvidenziali forse anche i lunghi anni di direzione del KGB. I suoi programmi di rinnovamento, che seppur aprirono la strada a Michail Gorbačëv e alla perestrojka, rifletterono per queste ragioni delle prospettive di miglioramento del sistema sovietico, senza però rinunciare ai suoi principi economici e politici fondamentali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/82794