This bachelor’s thesis analyzes how the story of the Vermicino tragedy was an unprecedented media event, a story in images that directs television on the road to pain in its form of entertainment. In fact, the media have always shown that tragedies have therapeutic effects on viewers, showing an attraction in the observation of the pain of others, as in some way it becomes a means of purification. Indeed, despite the pain that separates those who suffer it from others, its experience reveals a reciprocity with those who observe the spectacle of such anguish. This is manifested because before a form of suffering there are those who feel "called into question". In this perspective television certainly plays a fundamental role. It becomes a device capable of making the pain tangible, seducing the viewer, to the point of having become a precise kind of "entertainment". In fact, in television programs, but also on social networks, the formula of infotainment is increasingly used, derived from the union of information (information) and entertainment (entertainment). The death of Alfredo Rampi, broadcast in unified networks, served to clear the way for this new kind of show based on suffering. It is with Vermicino that the so-called "TV of pain" is born, that particular way of making television information that comes across stories of news cases or situations of discomfort, united by the sense of suffering experienced by the victims, the family or the community. So, I focus in particular on how the images of suffering have impacted viewers and how the news is spectacularized in the media. The thesis is divided into three chapters, the first and the second are divided into four paragraphs, while the third into three paragraphs. In the first chapter I focus on the detailed account of the three days in which the child is in the well until the declaration of his death, then the days between 10 June 1981 to 13 June 1918. With the second chapter he enters into the heart of the thesis, dedicating himself to the definition of "TV of pain" and how RAI and journalists have managed the story of this tragedy. Finally, the third chapter focuses on the memory of the tragedy and the positive consequences that led to the birth of the Civil Protection and the "Centro Alfredo Rampi". The drafting of this final paper is realized thanks to the vision, reading and listening to documents dating back to 1981 supported by more recent documents over time, in particular I analyzed some articles in the main newspapers: L'Unità, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Paese Sera, Il Mulino, and La Stampa.
Questa tesi analizza come il racconto della tragedia di Vermicino è stato un evento mediatico senza precedenti, un racconto per immagini che indirizza la televisione sulla strada del dolore nella sua forma di intrattenimento. Infatti, i media hanno da sempre dimostrato come le tragedie abbiano effetti terapeutici sugli spettatori, manifestando un’attrazione nell’osservazione del dolore altrui, in quanto in qualche maniera diventa uno strumento di purificazione. Effettivamente, nonostante il dolore separi chi lo subisce dagli altri, la sua esperienza rivela una reciprocità con chi osserva lo spettacolo di tale angoscia. Questo si manifesta perché davanti ad una forma di sofferenza c’è chi si sente “chiamato in causa”. In questa prospettiva sicuramente la televisione gioca un ruolo fondamentale. Diventa un dispositivo in grado di rendere tangibile il dolore, seducendo lo spettatore, al punto da essere diventato un preciso genere di “intrattenimento”. Infatti, nei programmi televisivi, ma anche sui social network, si ricorre sempre più spesso alla formula dell’infotainment, derivato dall’unione dell’informazione (information) e dell’intrattenimento (entertainment). La morte di Alfredo Rampi, mandata in onda a reti unificate, è servita a sdoganare questo nuovo genere di spettacolo basato sulla sofferenza. È con Vermicino che nasce la cosiddetta “TV del dolore”, ovvero quel particolare modo di fare informazione televisiva che si imbatte in racconti di casi di cronaca o situazioni di disagio, accomunati dal senso di sofferenza vissuto dalle vittime, dalla famiglia o dalla comunità. Dunque, mi concentro in particolare su come le immagini della sofferenza abbiano impattato sugli spettatori e il modo in cui la notizia è spettacolarizzata sui media. La tesi è articolata in tre capitoli, di cui il primo e il secondo sono suddivisi in quattro paragrafi, mentre il terzo in tre paragrafi. Nel primo capitolo mi concentro sul racconto dettagliato dei tre giorni in cui il bambino si trova nel pozzo fino alla dichiarazione della sua morte, quindi le giornate comprese tra il 10 Giugno 1981 al 13 Giugno 1918. Con il secondo capitolo entra nel vivo della tesi, dedicandosi alla definizione di “Tv del dolore” e come la RAI e i giornalisti hanno gestito il racconto di tale tragedia. Infine, il terzo capitolo rivolge l’attenzione alla memoria della tragedia e alle conseguenze positive che hanno portato alla nascita della Protezione Civile e del “Centro Alfredo Rampi”. La stesura di questo elaborato finale è realizzata grazie alla visione, alla lettura e all’ascolto di documenti risalenti al 1981 supportati da documenti più recenti nel tempo, in particolare ho analizzato alcuni articoli sui principali quotidiani: L’Unità, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Paese Sera, Il Mulino, e La Stampa.
LA TRAGEDIA DI VERMICINO: LA NASCITA DELLA “TV DEL DOLORE”
COMANDINI, EMMA
2021/2022
Abstract
Questa tesi analizza come il racconto della tragedia di Vermicino è stato un evento mediatico senza precedenti, un racconto per immagini che indirizza la televisione sulla strada del dolore nella sua forma di intrattenimento. Infatti, i media hanno da sempre dimostrato come le tragedie abbiano effetti terapeutici sugli spettatori, manifestando un’attrazione nell’osservazione del dolore altrui, in quanto in qualche maniera diventa uno strumento di purificazione. Effettivamente, nonostante il dolore separi chi lo subisce dagli altri, la sua esperienza rivela una reciprocità con chi osserva lo spettacolo di tale angoscia. Questo si manifesta perché davanti ad una forma di sofferenza c’è chi si sente “chiamato in causa”. In questa prospettiva sicuramente la televisione gioca un ruolo fondamentale. Diventa un dispositivo in grado di rendere tangibile il dolore, seducendo lo spettatore, al punto da essere diventato un preciso genere di “intrattenimento”. Infatti, nei programmi televisivi, ma anche sui social network, si ricorre sempre più spesso alla formula dell’infotainment, derivato dall’unione dell’informazione (information) e dell’intrattenimento (entertainment). La morte di Alfredo Rampi, mandata in onda a reti unificate, è servita a sdoganare questo nuovo genere di spettacolo basato sulla sofferenza. È con Vermicino che nasce la cosiddetta “TV del dolore”, ovvero quel particolare modo di fare informazione televisiva che si imbatte in racconti di casi di cronaca o situazioni di disagio, accomunati dal senso di sofferenza vissuto dalle vittime, dalla famiglia o dalla comunità. Dunque, mi concentro in particolare su come le immagini della sofferenza abbiano impattato sugli spettatori e il modo in cui la notizia è spettacolarizzata sui media. La tesi è articolata in tre capitoli, di cui il primo e il secondo sono suddivisi in quattro paragrafi, mentre il terzo in tre paragrafi. Nel primo capitolo mi concentro sul racconto dettagliato dei tre giorni in cui il bambino si trova nel pozzo fino alla dichiarazione della sua morte, quindi le giornate comprese tra il 10 Giugno 1981 al 13 Giugno 1918. Con il secondo capitolo entra nel vivo della tesi, dedicandosi alla definizione di “Tv del dolore” e come la RAI e i giornalisti hanno gestito il racconto di tale tragedia. Infine, il terzo capitolo rivolge l’attenzione alla memoria della tragedia e alle conseguenze positive che hanno portato alla nascita della Protezione Civile e del “Centro Alfredo Rampi”. La stesura di questo elaborato finale è realizzata grazie alla visione, alla lettura e all’ascolto di documenti risalenti al 1981 supportati da documenti più recenti nel tempo, in particolare ho analizzato alcuni articoli sui principali quotidiani: L’Unità, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Paese Sera, Il Mulino, e La Stampa.File | Dimensione | Formato | |
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