Le comunità litobiontiche, cioè colonizzatrici delle rocce, sono considerate agenti di deterioramento estetico e fisico-chimico. Per questo la loro rimozione è in genere considerata necessaria negli interventi di conservazione dei beni culturali in pietra. L'arte rupestre esposta in ambiente esterno è particolarmente soggetta a colonizzazione da parte di micro- e macro- organismi che minacciano la conservazione delle incisioni, spesso rendendo difficoltosa la loro lettura e provocando scolorimento e decoesionamento delle superfici. Nelle operazioni di restauro, il controllo dei biodeteriogeni viene effettuato attraverso l’applicazione di trattamenti consolidanti, idrorepellenti e prodotti biocidi allo scopo di ripristinare la stabilità del materiale e ridurre la possibilità di una ricolonizzazione. Nel contesto della collaborazione fra Direzione Polo Museale della Lombardia e Laboratorio di Lichenologia del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, la presente indagine è stata finalizzata a caratterizzare l’effetto di alcuni prodotti consolidanti sui litobionti presenti sulle superfici incise del Parco Nazionale dei Massi di Cemmo (Capo di Ponte, Valle Camonica, BS; sito UNESCO n. 67). Lo studio ha riguardato cinque blocchi di dimensione decimetrica, rappresentativi dei litotipi incisi nel sito, al fine di (a) valutare la profondità di penetrazione all’interno della roccia dei consolidanti, tutti a base di silicato di etile ed associati o meno a biocidi, e (b) valutare l’effetto dei diversi prodotti sulla vitalità della componente fotoautotrofa delle comunità litobiontiche presenti sui blocchi. Osservazioni in microscopia ottica hanno permesso di caratterizzare la presenza sui bocchi campione di comunità litobiontiche dominate da licheni con subordinati biofilm a alghe verdi, cianobatteri e funghi microcoloniali. Le superfici dei blocchi interessate dalla colonizzazione sono state suddivise in settori assegnati ai diversi trattamenti consolidanti, senza (Estel 1000) e con biocidi (Bio Estel new, Estel 1000 + Biotin R 3%), ed al controllo negativo con acqua. La vitalità degli organismi fotoautotrofi è stata valutata prima e quattro settimane dopo l’applicazione dei trattamenti mediante analisi fluorimetriche dell’effcienza fotosintetica. Tali analisi hanno mostrato come nessuno dei prodotti applicati sia efficace nel devitalizzare la componente fotoautotrofa, che, in particolare nel caso dei licheni, mantiene un’elevata efficienza fotosintetica. Tale dato è stato confermato da osservazioni in microscopia a fluorescenza, che hanno mostrato come i fotobionti dei licheni mantengano l’integrità della clorofilla, indicata da una persistente autoflorescenza nel rosso anche dopo i trattamenti. Le osservazioni microscopiche, in fluorescenza, ma anche al SEM, hanno inoltre evidenziato come, per tutti i prodotti, lo strato del consolidante sia limitato nello spessore a pochi micron, suggerendo che la scarsa efficacia biocida possa dipendere dallo scarso volume di prodotto che interagisce con gli organismi. In conclusione, lo studio ha consentito di verificare come il trattamento con consolidanti a base di silicato di etile, anche se combinati con biocidi, non elimini né limiti la vitalità delle comunità litobiontiche che, in assenza di altri trattamenti, persistono al di sotto della pellicola protettiva, mantenendo l’eventuale effetto biodeteriogeno fisico e chimico.

Impatto di trattamenti consolidanti sulle comunità litobiontiche delle rocce incise della Valle Camonica

BISCUOLA, SILVIA LAURA
2020/2021

Abstract

Le comunità litobiontiche, cioè colonizzatrici delle rocce, sono considerate agenti di deterioramento estetico e fisico-chimico. Per questo la loro rimozione è in genere considerata necessaria negli interventi di conservazione dei beni culturali in pietra. L'arte rupestre esposta in ambiente esterno è particolarmente soggetta a colonizzazione da parte di micro- e macro- organismi che minacciano la conservazione delle incisioni, spesso rendendo difficoltosa la loro lettura e provocando scolorimento e decoesionamento delle superfici. Nelle operazioni di restauro, il controllo dei biodeteriogeni viene effettuato attraverso l’applicazione di trattamenti consolidanti, idrorepellenti e prodotti biocidi allo scopo di ripristinare la stabilità del materiale e ridurre la possibilità di una ricolonizzazione. Nel contesto della collaborazione fra Direzione Polo Museale della Lombardia e Laboratorio di Lichenologia del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, la presente indagine è stata finalizzata a caratterizzare l’effetto di alcuni prodotti consolidanti sui litobionti presenti sulle superfici incise del Parco Nazionale dei Massi di Cemmo (Capo di Ponte, Valle Camonica, BS; sito UNESCO n. 67). Lo studio ha riguardato cinque blocchi di dimensione decimetrica, rappresentativi dei litotipi incisi nel sito, al fine di (a) valutare la profondità di penetrazione all’interno della roccia dei consolidanti, tutti a base di silicato di etile ed associati o meno a biocidi, e (b) valutare l’effetto dei diversi prodotti sulla vitalità della componente fotoautotrofa delle comunità litobiontiche presenti sui blocchi. Osservazioni in microscopia ottica hanno permesso di caratterizzare la presenza sui bocchi campione di comunità litobiontiche dominate da licheni con subordinati biofilm a alghe verdi, cianobatteri e funghi microcoloniali. Le superfici dei blocchi interessate dalla colonizzazione sono state suddivise in settori assegnati ai diversi trattamenti consolidanti, senza (Estel 1000) e con biocidi (Bio Estel new, Estel 1000 + Biotin R 3%), ed al controllo negativo con acqua. La vitalità degli organismi fotoautotrofi è stata valutata prima e quattro settimane dopo l’applicazione dei trattamenti mediante analisi fluorimetriche dell’effcienza fotosintetica. Tali analisi hanno mostrato come nessuno dei prodotti applicati sia efficace nel devitalizzare la componente fotoautotrofa, che, in particolare nel caso dei licheni, mantiene un’elevata efficienza fotosintetica. Tale dato è stato confermato da osservazioni in microscopia a fluorescenza, che hanno mostrato come i fotobionti dei licheni mantengano l’integrità della clorofilla, indicata da una persistente autoflorescenza nel rosso anche dopo i trattamenti. Le osservazioni microscopiche, in fluorescenza, ma anche al SEM, hanno inoltre evidenziato come, per tutti i prodotti, lo strato del consolidante sia limitato nello spessore a pochi micron, suggerendo che la scarsa efficacia biocida possa dipendere dallo scarso volume di prodotto che interagisce con gli organismi. In conclusione, lo studio ha consentito di verificare come il trattamento con consolidanti a base di silicato di etile, anche se combinati con biocidi, non elimini né limiti la vitalità delle comunità litobiontiche che, in assenza di altri trattamenti, persistono al di sotto della pellicola protettiva, mantenendo l’eventuale effetto biodeteriogeno fisico e chimico.
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