This paper details the study and conservation work carried out on a mutoscope belonging to the collection of the Museo Nazionale del Cinema di Torino. The artifact is a pre-cinematographic apparatus developed, like several other such inventions, as a result of scientific research carried out in the 19th century centered on the perceptive phenomenon of moving images. These experiments culminated in the invention of cinema. The mutoscope allowed a single spectator, after inserting a coin, to watch a short film by turning a handle to spin a reel on which a sequence of images was mounted. The first chapter of the paper presents a preliminary historical research outlining a timeline of the development of the mutoscope’s technology. I was able to identify stages, technical specifications and locations of production; I was also able to determine utilization and distribution of such artifacts, even though documentation regarding these topics is limited. Based on the data I collected, I was able to date and determine the origin of the mutoscope in question - an octagonal model of European production dating back to the period 1898-1910. I then proceeded to describe the manufacturing technique and analyze the features and state of conservation of the artifact. This mutuscope was commonly used and presents complex characteristics as relates to components (mainly cast iron and other alloys, but with some glass and wood elements) and parts. There is an external case, built of cast iron panels cast separately and assembled with mechanical hooks. The internal mechanism originally consisted of 45 pieces - 17 of which are missing - and various detached elements, some belonging to the mechanism, some of uncertain origin. These peculiarities prompted me to articulate the conservation project and execution based on the characteristics of the various constituent elements. The approach was aimed to ensure that we paid utmost attention to the dual nature of the manufact - an object of daily use, as well a historical artifact - ensuring maximum sensitivity towards the complex history of conservation of the artifact itself, and in compliance with government conservation laws. The mutoscope’s case presentes complex and uneven surface coatings, resulting from a long history of prior repainting. This required a number of scientific tests and specific preliminary stratigraphic samples in order to selectively determine the level of cleaning required. In some areas it was necessary to consolidate the pictorial layers before cleaning. I then treated the visible metal and plastered the uneven areas. Finally, I rebalanced the chromatic fillings. The internal mechanism, also characterized by a prolonged use and previous maintenance and conservation work, has required a thorough analysis of the patents in order to identify all missing elements and assess the viability of the ones still present. After cleaning the various parts I proceeded to treat the metal and the application of a protective coating. In addition to this conservation intervention on the preserved mechanism, I researched a possible technical solution for integrating the missing portions of the mechanism through 3D printing. This solution can be implemented in the event of a future exhibition requirement that includes re- functionalization of the mutoscope. The paper ends with a description of the environmental parameters advisable for optimal conservation as well as maintenance recommendations.

Questo lavoro presenta lo studio e l’intervento di restauro di un mutoscopio proveniente dalla collezione del Museo Nazionale del Cinema di Torino, un apparecchio pre-cinematografico ideato, come altre invenzioni di simile natura, a seguito delle ricerche scientifiche che nel XIX secolo si concentrarono sul fenomeno percettivo delle immagini in movimento e che culminarono nell’invenzione del cinema. Il mutoscopio consentiva ad un singolo spettatore la visione di un cortometraggio facendo ruotare per mezzo di una manovella un rullo su cui erano fissate una serie di immagini, il tutto dopo aver inserito una moneta. Il lavoro si apre con una ricerca storica sull’evoluzione della tecnologia del mutoscopio che ha portato a individuare fasi, caratteristiche e luoghi di produzione, modalità di impiego e diffusione di questi manufatti, argomenti sui quali la bibliografia è ridotta. Sulla base dei dati raccolti si è giunti a definire la datazione e la provenienza del mutoscopio oggetto di questo studio, un modello ottagonale di produzione europea risalente al periodo 1898 -1910. Si è poi passati alla descrizione della tecnica costruttiva e dello stato di conservazione di questo manufatto d’uso quotidiano dalla natura composita, sia nei materiali (prevalentemente ghisa e altre leghe metalliche, ma con la presenza di vetro e legno) sia nei componenti: una cassa esterna (realizzata in pannelli in ghisa fusi separatamente e assemblati con agganci meccanici) e un meccanismo interno lacunoso (costituito originariamente da 45 pezzi, di cui 17 mancanti, e da vari elementi distaccati, in parte pertinenti al meccanismo, in parte di incerta provenienza). Tali caratteristiche hanno indotto ad articolare la progettazione e l’intervento di restauro sulla base delle caratteristiche dei diversi elementi costitutivi e a scegliere un approccio che rispettasse la duplice natura dell’apparecchio come oggetto d’uso di produzione seriale e come bene culturale, assicurando il massimo rispetto per la difficile storia conservativa di questo manufatto sottoposto a tutela statale. La situazione complessa e disomogenea dei rivestimenti superficiali della cassa, esito di una lunga storia di ridipinture pregresse, ha richiesto una serie di analisi scientifiche e appositi saggi stratigrafici preliminari al fine di scegliere il livello di pulitura e procedere in maniera selettiva. In alcune zone prima della pulitura si è svolto un consolidamento, successivamente è stato eseguito un trattamento di inibizione del metallo a vista e sono state stuccate le zone che presentavano dislivelli infine si è passati al lavoro di riequilibrio e raccordo cromatico. Il meccanismo interno, caratterizzato anch’esso da un prolungato utilizzo e da precedenti interventi di manutenzione e ripristino, ha richiesto invece uno studio dei brevetti per individuare gli elementi mancanti e valutare la funzionalità di quelli presenti. Dopo una pulitura dei vari elementi si è proceduto all’inibizione del metallo e all’applicazione di protettivi. Oltre all’intervento sul meccanismo conservato, si è valutata in fase progettuale una possibile soluzione tecnica per l’integrazione delle porzioni mancanti del meccanismo attraverso la stampa 3D, nell’eventualità di una possibile esigenza espositiva che preveda anche la rifunzionalizzazione del mutoscopio. Il lavoro si conclude con una presentazione dei parametri ambientali consigliati per la conservazione e indicazioni sulle modalità di manutenzione.

Studio e restauro del mutoscopio MO4441 dalla collezione del Museo Nazionale del Cinema di Torino

BICKEL, PREMA MALINI
2020/2021

Abstract

Questo lavoro presenta lo studio e l’intervento di restauro di un mutoscopio proveniente dalla collezione del Museo Nazionale del Cinema di Torino, un apparecchio pre-cinematografico ideato, come altre invenzioni di simile natura, a seguito delle ricerche scientifiche che nel XIX secolo si concentrarono sul fenomeno percettivo delle immagini in movimento e che culminarono nell’invenzione del cinema. Il mutoscopio consentiva ad un singolo spettatore la visione di un cortometraggio facendo ruotare per mezzo di una manovella un rullo su cui erano fissate una serie di immagini, il tutto dopo aver inserito una moneta. Il lavoro si apre con una ricerca storica sull’evoluzione della tecnologia del mutoscopio che ha portato a individuare fasi, caratteristiche e luoghi di produzione, modalità di impiego e diffusione di questi manufatti, argomenti sui quali la bibliografia è ridotta. Sulla base dei dati raccolti si è giunti a definire la datazione e la provenienza del mutoscopio oggetto di questo studio, un modello ottagonale di produzione europea risalente al periodo 1898 -1910. Si è poi passati alla descrizione della tecnica costruttiva e dello stato di conservazione di questo manufatto d’uso quotidiano dalla natura composita, sia nei materiali (prevalentemente ghisa e altre leghe metalliche, ma con la presenza di vetro e legno) sia nei componenti: una cassa esterna (realizzata in pannelli in ghisa fusi separatamente e assemblati con agganci meccanici) e un meccanismo interno lacunoso (costituito originariamente da 45 pezzi, di cui 17 mancanti, e da vari elementi distaccati, in parte pertinenti al meccanismo, in parte di incerta provenienza). Tali caratteristiche hanno indotto ad articolare la progettazione e l’intervento di restauro sulla base delle caratteristiche dei diversi elementi costitutivi e a scegliere un approccio che rispettasse la duplice natura dell’apparecchio come oggetto d’uso di produzione seriale e come bene culturale, assicurando il massimo rispetto per la difficile storia conservativa di questo manufatto sottoposto a tutela statale. La situazione complessa e disomogenea dei rivestimenti superficiali della cassa, esito di una lunga storia di ridipinture pregresse, ha richiesto una serie di analisi scientifiche e appositi saggi stratigrafici preliminari al fine di scegliere il livello di pulitura e procedere in maniera selettiva. In alcune zone prima della pulitura si è svolto un consolidamento, successivamente è stato eseguito un trattamento di inibizione del metallo a vista e sono state stuccate le zone che presentavano dislivelli infine si è passati al lavoro di riequilibrio e raccordo cromatico. Il meccanismo interno, caratterizzato anch’esso da un prolungato utilizzo e da precedenti interventi di manutenzione e ripristino, ha richiesto invece uno studio dei brevetti per individuare gli elementi mancanti e valutare la funzionalità di quelli presenti. Dopo una pulitura dei vari elementi si è proceduto all’inibizione del metallo e all’applicazione di protettivi. Oltre all’intervento sul meccanismo conservato, si è valutata in fase progettuale una possibile soluzione tecnica per l’integrazione delle porzioni mancanti del meccanismo attraverso la stampa 3D, nell’eventualità di una possibile esigenza espositiva che preveda anche la rifunzionalizzazione del mutoscopio. Il lavoro si conclude con una presentazione dei parametri ambientali consigliati per la conservazione e indicazioni sulle modalità di manutenzione.
ITA
This paper details the study and conservation work carried out on a mutoscope belonging to the collection of the Museo Nazionale del Cinema di Torino. The artifact is a pre-cinematographic apparatus developed, like several other such inventions, as a result of scientific research carried out in the 19th century centered on the perceptive phenomenon of moving images. These experiments culminated in the invention of cinema. The mutoscope allowed a single spectator, after inserting a coin, to watch a short film by turning a handle to spin a reel on which a sequence of images was mounted. The first chapter of the paper presents a preliminary historical research outlining a timeline of the development of the mutoscope’s technology. I was able to identify stages, technical specifications and locations of production; I was also able to determine utilization and distribution of such artifacts, even though documentation regarding these topics is limited. Based on the data I collected, I was able to date and determine the origin of the mutoscope in question - an octagonal model of European production dating back to the period 1898-1910. I then proceeded to describe the manufacturing technique and analyze the features and state of conservation of the artifact. This mutuscope was commonly used and presents complex characteristics as relates to components (mainly cast iron and other alloys, but with some glass and wood elements) and parts. There is an external case, built of cast iron panels cast separately and assembled with mechanical hooks. The internal mechanism originally consisted of 45 pieces - 17 of which are missing - and various detached elements, some belonging to the mechanism, some of uncertain origin. These peculiarities prompted me to articulate the conservation project and execution based on the characteristics of the various constituent elements. The approach was aimed to ensure that we paid utmost attention to the dual nature of the manufact - an object of daily use, as well a historical artifact - ensuring maximum sensitivity towards the complex history of conservation of the artifact itself, and in compliance with government conservation laws. The mutoscope’s case presentes complex and uneven surface coatings, resulting from a long history of prior repainting. This required a number of scientific tests and specific preliminary stratigraphic samples in order to selectively determine the level of cleaning required. In some areas it was necessary to consolidate the pictorial layers before cleaning. I then treated the visible metal and plastered the uneven areas. Finally, I rebalanced the chromatic fillings. The internal mechanism, also characterized by a prolonged use and previous maintenance and conservation work, has required a thorough analysis of the patents in order to identify all missing elements and assess the viability of the ones still present. After cleaning the various parts I proceeded to treat the metal and the application of a protective coating. In addition to this conservation intervention on the preserved mechanism, I researched a possible technical solution for integrating the missing portions of the mechanism through 3D printing. This solution can be implemented in the event of a future exhibition requirement that includes re- functionalization of the mutoscope. The paper ends with a description of the environmental parameters advisable for optimal conservation as well as maintenance recommendations.
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