In tutto il mondo il consumo di prodotti ittici cresce esponenzialmente e per 3,1 miliardi di persone il 20% del loro apporto proteico arriva dal pescato (FAO, 2017). La pesca è un’importante fonte di reddito, sia nei paesi in via di sviluppo dove prevale la pesca artigianale, sia nei paesi sviluppati, caratterizzata da imbarcazioni sempre più sofisticate dove la manodopera è sempre meno necessaria (Teh L. C. et al., 2011). Per poter far fronte all’enorme domanda di pescato, le grandi flotte commerciali utilizzano metodi di pesca che impattano terribilmente sull’ecosistema marino sfruttando in modo biologicamente insostenibile il 34,2% degli stock a livello mondiale (FAO, 2020). In questo elaborato viene trattato il problema del Mediterraneo, ponendo l’attenzione proprio sul sovrasfruttamento degli stock ittici, lo scarto di esemplari sotto la taglia minima consentita per la pesca e l’importanza delle Aree Marine Protette come mezzo di ripristino degli ecosistemi. Per contrastare queste problematiche, le Nazioni Unite e l’Europa impongono politiche di gestione che riguardano i Totali Ammissibili di Cattura, l’obbligo di sbarco e l’attenzione verso gli stock demersali; l’Italia, in quanto membro di entrambe le istituzioni sopra citate, attua queste politiche e regolamenta la pesca professionale tramite il rilascio delle licenze in base al metodo di pesca utilizzato. Tuttavia, i progressi verso una pesca sostenibile sono lenti e poco significativi e questo mette in dubbio l’effettiva efficacia delle politiche finora utilizzate.
Gli effetti del sovrasfruttamento delle risorse marine e le politiche inefficaci
GERMANÀ, FEDERICA
2020/2021
Abstract
In tutto il mondo il consumo di prodotti ittici cresce esponenzialmente e per 3,1 miliardi di persone il 20% del loro apporto proteico arriva dal pescato (FAO, 2017). La pesca è un’importante fonte di reddito, sia nei paesi in via di sviluppo dove prevale la pesca artigianale, sia nei paesi sviluppati, caratterizzata da imbarcazioni sempre più sofisticate dove la manodopera è sempre meno necessaria (Teh L. C. et al., 2011). Per poter far fronte all’enorme domanda di pescato, le grandi flotte commerciali utilizzano metodi di pesca che impattano terribilmente sull’ecosistema marino sfruttando in modo biologicamente insostenibile il 34,2% degli stock a livello mondiale (FAO, 2020). In questo elaborato viene trattato il problema del Mediterraneo, ponendo l’attenzione proprio sul sovrasfruttamento degli stock ittici, lo scarto di esemplari sotto la taglia minima consentita per la pesca e l’importanza delle Aree Marine Protette come mezzo di ripristino degli ecosistemi. Per contrastare queste problematiche, le Nazioni Unite e l’Europa impongono politiche di gestione che riguardano i Totali Ammissibili di Cattura, l’obbligo di sbarco e l’attenzione verso gli stock demersali; l’Italia, in quanto membro di entrambe le istituzioni sopra citate, attua queste politiche e regolamenta la pesca professionale tramite il rilascio delle licenze in base al metodo di pesca utilizzato. Tuttavia, i progressi verso una pesca sostenibile sono lenti e poco significativi e questo mette in dubbio l’effettiva efficacia delle politiche finora utilizzate.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/82494