Il diritto a morire con dignità, in contrapposizione con quello fondamentale alla vita, è stato e continua a essere oggetto di numerose discussioni, che coinvolgono l’opinione pubblica, e di dibattiti politici, anche in conseguenza delle sue implicazioni di carattere etico e culturale. La mia ricerca riguarda l’ordinamento giuridico degli Stati Uniti D’America e quello dell’Italia e si concentra, prevalentemente, sul diritto in capo a ogni paziente di rifiutare trattamenti di sostentamento vitale, principio ormai generalmente riconosciuto, in concomitanza con il diritto di accedere all’opzione del suicidio medicalmente assistito. Tale pratica, negli USA, è considerata, attualmente, legittima in undici stati, anche a seguito dell’impegno profuso dagli attivisti del movimento a sostegno del “diritto alla morte” i quali si sono avvalsi delle pietose testimonianze dei malati terminali, richiedenti il riconoscimento della titolarità del diritto di accelerare la propria inevitabile ed imminente dipartita ponendo termine alle loro sofferenze intollerabili. A tal proposito, ho ricostruito le diverse tappe che hanno condotto a tale legalizzazione, attraverso l’analisi della normativa e della giurisprudenza sia federale che statale e le opinioni dei medici e dei giuristi, approfondendo, in aggiunta, l’iter della sua approvazione in tre specifici stati, l’Oregon, la California e il Montana. Per quello che concerne l’Italia, i casi che hanno attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica furono diversi e i più famosi riguardano Eluana Englaro, Piergiorgio Welby nonchè la vicenda di Dj Fabo e del politico Marco Cappato, la quale segnò una svolta fondamentale in quanto condusse alla pronuncia della storica sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale. Quest’ultima, infatti, ha riconosciuto, per la prima volta, il diritto al suicidio medicalmente assistito di un malato affetto da una patologia irreversibile e sottoposto a cure salva-vita. La Consulta ha anche fissato le condizioni necessarie ai fini di poter ritenere non punibile la condotta posta in essere da chiunque aiuti un altro individuo nell’atto del suicidio e ha, infine, richiesto al Parlamento l’emanazione di un provvedimento di legge volto a disciplinare, nel suo complesso, il nuovo diritto da essa riconosciuto. Stante l’inerzia delle Camere al riguardo, è stata effettuata una raccolta di firme per indire un referendum finalizzato all’abrogazione parziale dell’articolo 579 c.p., che punisce l’omicidio del consenziente; iniziativa popolare dichiarata, proprio recentemente, inammissibile dalla Corte Costituzionale. In tale contesto di incertezza normativa, il primo e unico paziente che ha ottenuto di poter utilizzare un farmaco letale, fornito dal SSN, per porre fine alla propria vita è stato “Mario”, nel febbraio 2022, la cui identità è a tuttora sconosciuta.
Il diritto a morire con dignità: l'ordinamento giuridico degli Stati Uniti d'America e dell'Italia
STRADAIOLI, SARA
2020/2021
Abstract
Il diritto a morire con dignità, in contrapposizione con quello fondamentale alla vita, è stato e continua a essere oggetto di numerose discussioni, che coinvolgono l’opinione pubblica, e di dibattiti politici, anche in conseguenza delle sue implicazioni di carattere etico e culturale. La mia ricerca riguarda l’ordinamento giuridico degli Stati Uniti D’America e quello dell’Italia e si concentra, prevalentemente, sul diritto in capo a ogni paziente di rifiutare trattamenti di sostentamento vitale, principio ormai generalmente riconosciuto, in concomitanza con il diritto di accedere all’opzione del suicidio medicalmente assistito. Tale pratica, negli USA, è considerata, attualmente, legittima in undici stati, anche a seguito dell’impegno profuso dagli attivisti del movimento a sostegno del “diritto alla morte” i quali si sono avvalsi delle pietose testimonianze dei malati terminali, richiedenti il riconoscimento della titolarità del diritto di accelerare la propria inevitabile ed imminente dipartita ponendo termine alle loro sofferenze intollerabili. A tal proposito, ho ricostruito le diverse tappe che hanno condotto a tale legalizzazione, attraverso l’analisi della normativa e della giurisprudenza sia federale che statale e le opinioni dei medici e dei giuristi, approfondendo, in aggiunta, l’iter della sua approvazione in tre specifici stati, l’Oregon, la California e il Montana. Per quello che concerne l’Italia, i casi che hanno attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica furono diversi e i più famosi riguardano Eluana Englaro, Piergiorgio Welby nonchè la vicenda di Dj Fabo e del politico Marco Cappato, la quale segnò una svolta fondamentale in quanto condusse alla pronuncia della storica sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale. Quest’ultima, infatti, ha riconosciuto, per la prima volta, il diritto al suicidio medicalmente assistito di un malato affetto da una patologia irreversibile e sottoposto a cure salva-vita. La Consulta ha anche fissato le condizioni necessarie ai fini di poter ritenere non punibile la condotta posta in essere da chiunque aiuti un altro individuo nell’atto del suicidio e ha, infine, richiesto al Parlamento l’emanazione di un provvedimento di legge volto a disciplinare, nel suo complesso, il nuovo diritto da essa riconosciuto. Stante l’inerzia delle Camere al riguardo, è stata effettuata una raccolta di firme per indire un referendum finalizzato all’abrogazione parziale dell’articolo 579 c.p., che punisce l’omicidio del consenziente; iniziativa popolare dichiarata, proprio recentemente, inammissibile dalla Corte Costituzionale. In tale contesto di incertezza normativa, il primo e unico paziente che ha ottenuto di poter utilizzare un farmaco letale, fornito dal SSN, per porre fine alla propria vita è stato “Mario”, nel febbraio 2022, la cui identità è a tuttora sconosciuta.File | Dimensione | Formato | |
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