Gli spiaggiamenti di cetacei forniscono fondamentali informazioni sulla presenza delle specie, sui rischi per la loro conservazione e sullo stato degli ecosistemi marini in cui vivono. Data la posizione geografica, la conformazione delle coste, e la forte pressione antropica dovuta alla pesca professionale e al traffico navale, le acque sud-occidentali della Sicilia rappresentano un’area di particolare rilevanza nazionale per gli spiaggiamenti di cetacei. In questo studio è stata effettuata un’analisi spazio-temporale degli eventi di spiaggiamento rilevati tra il 1999 ed il 2021, e una indagine sui segni di origine naturale ed antropica riscontrati sul tessuto epidermico delle carcasse, allo scopo di definire eventuali implicazioni per la conservazione. Le analisi hanno permesso di censire 76 eventi di spiaggiamento, di 8 differenti specie di cetacei (Balaenoptera physalus, Delphinus delphis, Globicephala melas, Grampus griseus, Physeter macrocephalus, Stenella coeruleoalba, Tursiops truncatus, Ziphius cavirostris). Le specie più presenti sono state tursiope, stenella e delfino comune. A livello di numerosità degli eventi, non sono state identificate differenze tra gli anni ed i mesi analizzati, anche se per delfino comune sono stati registrati spiaggiamenti solo negli anni tra il 1999 e il 2004, e tra il 2015 e il 2021. A livello di variabili demografiche, la maggior parte degli animali spiaggiati è risultata adulta o giovane: pochi i cuccioli, che sono presenti solo per le specie tursiope e stenella. Per quanto riguarda il genere, gli individui spiaggiati sono stati prevalentemente maschi, anche se sono state riscontrate differenze tra le diverse specie. La maggior parte delle carcasse è stata registrata con uno stato di decomposizione avanzato, medio e fresco. Queste ultime condizioni hanno permesso uno studio più dettagliato sui segni di origine naturale ed antropica. L’indagine eseguita ha evidenziato una prevalenza di graffi e cicatrici di origine naturale; mentre, per quanto riguarda i segni riconducibili ad attività antropiche, ricorrono maggiormente le parti del corpo mozzate e la presenza di segni di lenze o reti, che interessano quindi le interazioni con l’attività di pesca. La maggioranza di questi segni sono stati riscontrati soprattutto su coda e cranio. Infine, le analisi dettagliate per le tre specie maggiormente presenti, hanno dimostrato interazioni differenti con le diverse tipologie di pesca che rappresentano le attività antropiche più impattanti per le specie nell’area di studio. Questi risultati hanno dimostrato la quantità di informazioni che possono essere rilevate dalle carcasse spiaggiate, e quanto esse possano fornire dati fondamentali per monitorare la presenza e distribuzione delle popolazioni, ma anche per analizzare l’impatto delle attività antropiche e le problematiche che ne pregiudicano la conservazione.

Spiaggiamenti di cetacei in Sicilia Occidentale: analisi spazio-temporale ed implicazioni per la conservazione

OBERTO, SABINA
2020/2021

Abstract

Gli spiaggiamenti di cetacei forniscono fondamentali informazioni sulla presenza delle specie, sui rischi per la loro conservazione e sullo stato degli ecosistemi marini in cui vivono. Data la posizione geografica, la conformazione delle coste, e la forte pressione antropica dovuta alla pesca professionale e al traffico navale, le acque sud-occidentali della Sicilia rappresentano un’area di particolare rilevanza nazionale per gli spiaggiamenti di cetacei. In questo studio è stata effettuata un’analisi spazio-temporale degli eventi di spiaggiamento rilevati tra il 1999 ed il 2021, e una indagine sui segni di origine naturale ed antropica riscontrati sul tessuto epidermico delle carcasse, allo scopo di definire eventuali implicazioni per la conservazione. Le analisi hanno permesso di censire 76 eventi di spiaggiamento, di 8 differenti specie di cetacei (Balaenoptera physalus, Delphinus delphis, Globicephala melas, Grampus griseus, Physeter macrocephalus, Stenella coeruleoalba, Tursiops truncatus, Ziphius cavirostris). Le specie più presenti sono state tursiope, stenella e delfino comune. A livello di numerosità degli eventi, non sono state identificate differenze tra gli anni ed i mesi analizzati, anche se per delfino comune sono stati registrati spiaggiamenti solo negli anni tra il 1999 e il 2004, e tra il 2015 e il 2021. A livello di variabili demografiche, la maggior parte degli animali spiaggiati è risultata adulta o giovane: pochi i cuccioli, che sono presenti solo per le specie tursiope e stenella. Per quanto riguarda il genere, gli individui spiaggiati sono stati prevalentemente maschi, anche se sono state riscontrate differenze tra le diverse specie. La maggior parte delle carcasse è stata registrata con uno stato di decomposizione avanzato, medio e fresco. Queste ultime condizioni hanno permesso uno studio più dettagliato sui segni di origine naturale ed antropica. L’indagine eseguita ha evidenziato una prevalenza di graffi e cicatrici di origine naturale; mentre, per quanto riguarda i segni riconducibili ad attività antropiche, ricorrono maggiormente le parti del corpo mozzate e la presenza di segni di lenze o reti, che interessano quindi le interazioni con l’attività di pesca. La maggioranza di questi segni sono stati riscontrati soprattutto su coda e cranio. Infine, le analisi dettagliate per le tre specie maggiormente presenti, hanno dimostrato interazioni differenti con le diverse tipologie di pesca che rappresentano le attività antropiche più impattanti per le specie nell’area di studio. Questi risultati hanno dimostrato la quantità di informazioni che possono essere rilevate dalle carcasse spiaggiate, e quanto esse possano fornire dati fondamentali per monitorare la presenza e distribuzione delle popolazioni, ma anche per analizzare l’impatto delle attività antropiche e le problematiche che ne pregiudicano la conservazione.
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