Nel corso degli anni la criminalità organizzata ha mutato il modo di esprimersi adattandosi per cogliere le opportunità che erano offerte dai cambiamenti sociali e dalle lacune della legge. All’interno della moderna criminalità organizzata, i colletti bianchi - espressione utilizzata per indicare membri privilegiati della comunità - sono oggi coinvolti in un insieme di reati che sono commessi sfruttando la posizione sociale privilegiata, il potere e la capacità d’influenza. Questo elaborato, partendo da un'analisi storica delle origini del fenomeno e valutandolo in considerazione della recente legislazione e giurisprudenza, ha cercato di mettere in luce la rilevanza dei reati di natura economica e d’impresa in relazione ai legami con le varie forme di malavita organizzata. Nell’excursus storico, partendo dal vecchio concetto secondo il quale l’atto delittuoso era frutto di disagio sociale e povertà, si è prima sottolineato come l’avvento della nuova borghesia industriale e la rivoluzione dell’800 abbiano creato l’humus per lo sviluppo e la diffusione dei reati legati all’economia per arrivare alla contestualizzazione delle teorie di Durkheim, della scuola di Chicago e di quella delle associazioni differenziali di Sutherland fino alle innovative interpretazioni del premio Nobel Becker, capostipite della sociologia economica. Sulla base di tali teorie viene fornito un profilo del criminale appartenente alla upper class, qualificandolo come un soggetto responsabile e razionale, attento alla massimizzazione dei profitti e in grado di scegliere se travalicare o meno i confini della legalità, valutando costi e benefici. Dopo l’approfondimento delle teorie sulla responsabilità da reato degli enti e del superamento del concetto “societas delinquere non potest”, si è arrivati all’introduzione del d. lgs. 231/2001. Tale decreto è stato analizzato soffermando l’attenzione sul dibattito legato alla sua natura, sui dubbi di costituzionalità e sui limiti di applicabilità. Si sono valutate le argomentazioni a sostegno della natura penale piuttosto che amministrativa o del cosiddetto “tertium genus” della responsabilità derivante, a determinate condizioni, dai reati presupposto elencati dal decreto e si è riportata una valutazione del sistema sanzionatorio. Infine, sono state descritte ed analizzate le modalità attraverso cui le associazioni criminali e i colletti bianchi interagiscono in uno scellerato patto criminale e si è valutato l’impatto dell’art. 416 bis c.p. sulle possibilità di contrasto agli interessi economici delle organizzazioni criminali. Particolare attenzione è stata data alla definizione del concetto di “concorso esterno in associazione mafiosa” dopo aver ricostruito la genesi pretoria dell’istituto. Si è evidenziato che, sebbene per la giurisprudenza la fattispecie in parola sia ormai a tutti gli effetti da considerarsi tassativizzata, persistono comunque argomenti di carattere sistematico che inducono a ritenere che è necessario un nuovo intervento del legislatore in materia, così da scongiurare qualsiasi violazione del principio di legalità e di quello di prevedibilità

I CRIMINI DEI COLLETTI BIANCHI NELL'EVOLUZIONE STORICA

MANDUCA, MARIA LUISA
2021/2022

Abstract

Nel corso degli anni la criminalità organizzata ha mutato il modo di esprimersi adattandosi per cogliere le opportunità che erano offerte dai cambiamenti sociali e dalle lacune della legge. All’interno della moderna criminalità organizzata, i colletti bianchi - espressione utilizzata per indicare membri privilegiati della comunità - sono oggi coinvolti in un insieme di reati che sono commessi sfruttando la posizione sociale privilegiata, il potere e la capacità d’influenza. Questo elaborato, partendo da un'analisi storica delle origini del fenomeno e valutandolo in considerazione della recente legislazione e giurisprudenza, ha cercato di mettere in luce la rilevanza dei reati di natura economica e d’impresa in relazione ai legami con le varie forme di malavita organizzata. Nell’excursus storico, partendo dal vecchio concetto secondo il quale l’atto delittuoso era frutto di disagio sociale e povertà, si è prima sottolineato come l’avvento della nuova borghesia industriale e la rivoluzione dell’800 abbiano creato l’humus per lo sviluppo e la diffusione dei reati legati all’economia per arrivare alla contestualizzazione delle teorie di Durkheim, della scuola di Chicago e di quella delle associazioni differenziali di Sutherland fino alle innovative interpretazioni del premio Nobel Becker, capostipite della sociologia economica. Sulla base di tali teorie viene fornito un profilo del criminale appartenente alla upper class, qualificandolo come un soggetto responsabile e razionale, attento alla massimizzazione dei profitti e in grado di scegliere se travalicare o meno i confini della legalità, valutando costi e benefici. Dopo l’approfondimento delle teorie sulla responsabilità da reato degli enti e del superamento del concetto “societas delinquere non potest”, si è arrivati all’introduzione del d. lgs. 231/2001. Tale decreto è stato analizzato soffermando l’attenzione sul dibattito legato alla sua natura, sui dubbi di costituzionalità e sui limiti di applicabilità. Si sono valutate le argomentazioni a sostegno della natura penale piuttosto che amministrativa o del cosiddetto “tertium genus” della responsabilità derivante, a determinate condizioni, dai reati presupposto elencati dal decreto e si è riportata una valutazione del sistema sanzionatorio. Infine, sono state descritte ed analizzate le modalità attraverso cui le associazioni criminali e i colletti bianchi interagiscono in uno scellerato patto criminale e si è valutato l’impatto dell’art. 416 bis c.p. sulle possibilità di contrasto agli interessi economici delle organizzazioni criminali. Particolare attenzione è stata data alla definizione del concetto di “concorso esterno in associazione mafiosa” dopo aver ricostruito la genesi pretoria dell’istituto. Si è evidenziato che, sebbene per la giurisprudenza la fattispecie in parola sia ormai a tutti gli effetti da considerarsi tassativizzata, persistono comunque argomenti di carattere sistematico che inducono a ritenere che è necessario un nuovo intervento del legislatore in materia, così da scongiurare qualsiasi violazione del principio di legalità e di quello di prevedibilità
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