In Brasile, gli indigeni hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione di un Paese che è oggi un amalgama di popoli e culture diverse, e che si fonda essenzialmente sulla mescolanza di tre grandi gruppi macro-etnici: il bianco, il nero e l’indio. Tuttavia, nella letteratura brasiliana l’indigeno non ha attirato grande attenzione da parte degli studiosi, come ad esempio è accaduto per i nativi del Nord America, nonostante sia gli Stati Uniti che il Brasile siano nati in modo, sotto alcuni aspetti, similare: entrambi si sono espansi ben oltre i loro territori originali, ed entrambi sono diventati un crogiolo razziale e culturale derivato dai relativi modelli di colonizzazione. La portata storica degli eventi che hanno condotto alla nascita del Brasile, in particolare le fondamentali vicende riguardanti i primi incontri tra i portoghesi e gli indios, non ha trovato lo stesso rilievo nella produzione letteraria brasiliana: questa lacuna mi ha spinto a scrivere una tesi che potesse risaltare un argomento complesso e degno di grande interesse come quello della rappresentazione letteraria degli indigeni nel periodo storico che succede quei complessi primi incontri. Nella letteratura brasiliana, l’indio diventa da subito un simbolo che cambia connotazione nel corso del tempo: nel XVI secolo è il buon selvaggio, emblema del paradiso terrestre in cui vive; in seguito, diventa un selvaggio senza storia, un burattino del Diavolo da cui deve necessariamente essere salvato; infine, nel XIX secolo, è il simbolo di una libertà indomabile. Nel primo capitolo di questa tesi viene descritto l’arrivo dei portoghesi in Brasile, con un excursus sull’espansione marittima del Portogallo nel XV secolo. Il punto centrale è costituito dalla Carta do achamento do Brasil di Pêro Vaz de Caminha, diario di viaggio della prima spedizione portoghese in Brasile nel 1500 e documento fondamentale per comprendere le impressioni raccolte durante i primi incontri tra queste due culture, che porteranno alla colonizzazione e alla successiva espansione del Paese. Il secondo capitolo tratta la figura dell’indio nella letteratura coloniale brasiliana, lungo un periodo che va dal XVI secolo al 1822, data dell’indipendenza del Brasile. Di particolare rilievo sono le missioni gesuite, iniziate nel 1549, che danno inizio alla vita letteraria della nuova colonia, e l’epica della conquista settecentesca, di cui sono analizzate opere come O Uraguai di Basílio da Gama e Caramuru di José de Santa Rita Durão.

I primi incontri tra indios e portoghesi e la rappresentazione dell'indio nella letteratura coloniale brasiliana

BERTOLOTTO, ELISA
2020/2021

Abstract

In Brasile, gli indigeni hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione di un Paese che è oggi un amalgama di popoli e culture diverse, e che si fonda essenzialmente sulla mescolanza di tre grandi gruppi macro-etnici: il bianco, il nero e l’indio. Tuttavia, nella letteratura brasiliana l’indigeno non ha attirato grande attenzione da parte degli studiosi, come ad esempio è accaduto per i nativi del Nord America, nonostante sia gli Stati Uniti che il Brasile siano nati in modo, sotto alcuni aspetti, similare: entrambi si sono espansi ben oltre i loro territori originali, ed entrambi sono diventati un crogiolo razziale e culturale derivato dai relativi modelli di colonizzazione. La portata storica degli eventi che hanno condotto alla nascita del Brasile, in particolare le fondamentali vicende riguardanti i primi incontri tra i portoghesi e gli indios, non ha trovato lo stesso rilievo nella produzione letteraria brasiliana: questa lacuna mi ha spinto a scrivere una tesi che potesse risaltare un argomento complesso e degno di grande interesse come quello della rappresentazione letteraria degli indigeni nel periodo storico che succede quei complessi primi incontri. Nella letteratura brasiliana, l’indio diventa da subito un simbolo che cambia connotazione nel corso del tempo: nel XVI secolo è il buon selvaggio, emblema del paradiso terrestre in cui vive; in seguito, diventa un selvaggio senza storia, un burattino del Diavolo da cui deve necessariamente essere salvato; infine, nel XIX secolo, è il simbolo di una libertà indomabile. Nel primo capitolo di questa tesi viene descritto l’arrivo dei portoghesi in Brasile, con un excursus sull’espansione marittima del Portogallo nel XV secolo. Il punto centrale è costituito dalla Carta do achamento do Brasil di Pêro Vaz de Caminha, diario di viaggio della prima spedizione portoghese in Brasile nel 1500 e documento fondamentale per comprendere le impressioni raccolte durante i primi incontri tra queste due culture, che porteranno alla colonizzazione e alla successiva espansione del Paese. Il secondo capitolo tratta la figura dell’indio nella letteratura coloniale brasiliana, lungo un periodo che va dal XVI secolo al 1822, data dell’indipendenza del Brasile. Di particolare rilievo sono le missioni gesuite, iniziate nel 1549, che danno inizio alla vita letteraria della nuova colonia, e l’epica della conquista settecentesca, di cui sono analizzate opere come O Uraguai di Basílio da Gama e Caramuru di José de Santa Rita Durão.
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