Lo scopo del mio lavoro è delineare una riflessione sulla simpatia. Partendo da un inquadramento storico, ho analizzato la riflessione filosofica di Hume, Smith e Scheler fino all’evoluzione moderna del concetto in empatia. Ho evidenziato come nella storia del pensiero filosofico il concetto di simpatia emerse con diversi significati paralleli: come forza che unisce i vari elementi della natura, come affinità simpatetica che rende armonico il rapporto tra gli organi del corpo umano, come meccanismo psicologico alla base della facoltà umana di condividere i sentimenti degli altri. L’approccio di Hume al concetto di simpatia in “Trattato sulla natura umana” è legato alla sfera della moralità. Il nucleo centrale del pensiero etico di Hume si basa sull’idea dell’importanza della percezione, che è il fenomeno primario per giudicare. La morale, secondo Hume, ha il potere di stimolare le passioni, le emozioni e, di conseguenza, le azioni dell’uomo. La simpatia è un processo mentale che consente di aderire alle opinioni e ai sentimenti altrui ed è alla base dell’approvazione o disapprovazione morale. In opposizione a quanto affermato da Hobbes, i sentimenti basati sulla simpatia conducono al perseguimento di fini non necessariamente egoistici. Smith in “Teoria dei sentimenti morali” definisce la simpatia come naturale facoltà degli esseri umani che fornisce loro la capacità di mettersi nei panni degli altri. Smith descrive lo “spettatore imparziale” che diventa tale quando immagina di trovarsi nella posizione dell’individuo verso cui la simpatia è rivolta. Definisce la simpatia come fondamento della misura morale, meccanismo operativo spontaneo e necessario ad eliminare l’egoismo e fondare un’etica sociale. Simpatia non è solo semplice interesse per la sofferenza altrui, ma una vera e propria comunicazione intersoggettiva, un’“armonia cosmica”, grazie alla quale è possibile attenuare i conflitti tra gli individui. In “Essenza e forme della simpatia” Scheler indaga la sfera affettiva umana per coglierne le connotazioni intrinseche del sentire intersoggettivo. Scheler descrive la simpatia come “co-sentire”, ma anche come “contagio” e “unipatia”, quando ci identifichiamo inconsciamente con un altro soggetto, facendo del nostro Io un tutt’uno con quello altrui (Francesco d’Assisi “Cantico delle Creature). Scheler parla anche di amore, che è alla base di rapporti autentici, diverso dalla simpatia in quanto non un semplice “sentire”, ma un movimento, un atto spirituale. “Com-patire” è una forma di simpatia, condividere la gioia o la sofferenza dell’altro, mentre l’amore, o l’odio rappresentano una condizione attiva, implicano un’azione, un movimento verso l’altro. Ho pensato di concludere il mio percorso di studi con una riflessione sul concetto di simpatia poiché, grazie all’impostazione del mio curricolo, focalizzato su temi pedagogici legati al concetto di cura, desideravo comprendere in chiave filosofica i meccanismi dei rapporti intersoggettivi e la comprensione interindividuale. Ho ritenuto utile analizzare l’evoluzione del concetto di "εμπάθεια" (empátheia) della filosofia antica, fino agli studi recenti sull’empatia e i neuroni specchio, in quanto ritengo che il lavoro di cura di un educatore presupponga la disposizione individuale ad impostare la propria vita non sulla base di una crescita personale chiusa, bensì su rapporti intersoggettivi caratterizzati dalla reciproca comprensione, che a mio avviso deve essere alla base delle relazioni, delle dinamiche, dei metodi, della progettazione della cura.
Il concetto di simpatia nel pensiero filosofico di Hume, Scheler e Smith
VIGILANTE, AGNESE
2021/2022
Abstract
Lo scopo del mio lavoro è delineare una riflessione sulla simpatia. Partendo da un inquadramento storico, ho analizzato la riflessione filosofica di Hume, Smith e Scheler fino all’evoluzione moderna del concetto in empatia. Ho evidenziato come nella storia del pensiero filosofico il concetto di simpatia emerse con diversi significati paralleli: come forza che unisce i vari elementi della natura, come affinità simpatetica che rende armonico il rapporto tra gli organi del corpo umano, come meccanismo psicologico alla base della facoltà umana di condividere i sentimenti degli altri. L’approccio di Hume al concetto di simpatia in “Trattato sulla natura umana” è legato alla sfera della moralità. Il nucleo centrale del pensiero etico di Hume si basa sull’idea dell’importanza della percezione, che è il fenomeno primario per giudicare. La morale, secondo Hume, ha il potere di stimolare le passioni, le emozioni e, di conseguenza, le azioni dell’uomo. La simpatia è un processo mentale che consente di aderire alle opinioni e ai sentimenti altrui ed è alla base dell’approvazione o disapprovazione morale. In opposizione a quanto affermato da Hobbes, i sentimenti basati sulla simpatia conducono al perseguimento di fini non necessariamente egoistici. Smith in “Teoria dei sentimenti morali” definisce la simpatia come naturale facoltà degli esseri umani che fornisce loro la capacità di mettersi nei panni degli altri. Smith descrive lo “spettatore imparziale” che diventa tale quando immagina di trovarsi nella posizione dell’individuo verso cui la simpatia è rivolta. Definisce la simpatia come fondamento della misura morale, meccanismo operativo spontaneo e necessario ad eliminare l’egoismo e fondare un’etica sociale. Simpatia non è solo semplice interesse per la sofferenza altrui, ma una vera e propria comunicazione intersoggettiva, un’“armonia cosmica”, grazie alla quale è possibile attenuare i conflitti tra gli individui. In “Essenza e forme della simpatia” Scheler indaga la sfera affettiva umana per coglierne le connotazioni intrinseche del sentire intersoggettivo. Scheler descrive la simpatia come “co-sentire”, ma anche come “contagio” e “unipatia”, quando ci identifichiamo inconsciamente con un altro soggetto, facendo del nostro Io un tutt’uno con quello altrui (Francesco d’Assisi “Cantico delle Creature). Scheler parla anche di amore, che è alla base di rapporti autentici, diverso dalla simpatia in quanto non un semplice “sentire”, ma un movimento, un atto spirituale. “Com-patire” è una forma di simpatia, condividere la gioia o la sofferenza dell’altro, mentre l’amore, o l’odio rappresentano una condizione attiva, implicano un’azione, un movimento verso l’altro. Ho pensato di concludere il mio percorso di studi con una riflessione sul concetto di simpatia poiché, grazie all’impostazione del mio curricolo, focalizzato su temi pedagogici legati al concetto di cura, desideravo comprendere in chiave filosofica i meccanismi dei rapporti intersoggettivi e la comprensione interindividuale. Ho ritenuto utile analizzare l’evoluzione del concetto di "εμπάθεια" (empátheia) della filosofia antica, fino agli studi recenti sull’empatia e i neuroni specchio, in quanto ritengo che il lavoro di cura di un educatore presupponga la disposizione individuale ad impostare la propria vita non sulla base di una crescita personale chiusa, bensì su rapporti intersoggettivi caratterizzati dalla reciproca comprensione, che a mio avviso deve essere alla base delle relazioni, delle dinamiche, dei metodi, della progettazione della cura.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/81985