È ormai riconosciuta pressoché da tutti gli stati del mondo l’importanza cruciale ricoperta dalla credibilità di un paese agli occhi della comunità internazionale, per ragioni di natura strategica, economica e politica. In questo contesto, la Cina è uno dei paesi che, dagli anni Ottanta ad oggi, ha maggiormente investito risorse (materiali e non) nello sforzo di raccontare la propria visione di sé al mondo. Infatti, la fulminea crescita economica che ha caratterizzato il paese ha portato la Cina al centro delle attenzioni della comunità internazionale, in particolare delle potenze occidentali, preoccupate, da un lato, della potenziale minaccia rappresentata dal colosso cinese e, dall’altro, di integrare il paese all’interno delle dinamiche del sistema internazionale liberale. In questo frangente, l’aumentata visibilità della Cina ha comportato, parallelamente agli aspetti positivi, una serie di problematiche inedite per la potenza cinese, ritrovatasi, in più occasioni, al centro di dure critiche. Tra le questioni sollevate dai paesi occidentali, una delle più dibattute è quella che riguarda la violazione dei diritti umani perpetrata dal Partito Comunista Cinese (PCC) ai danni dei propri cittadini. L’immagine nazionale cinese è risultata a più riprese compromessa proprio per questo motivo, causando ripercussioni politiche, economiche e sociali non trascurabili. Infatti, la sfida posta dalla gestione delle minoranze interne, quali quella tibetana e uigura, unitamente all’irrisolta situazione di Taiwan e Hong Kong, è intrinsecamente connessa alla percezione dell’immagine nazionale cinese (Ramo, 2007) all’estero. In generale, è possibile affermare che il livello di credibilità di un paese influenzi l’immagine che la comunità internazionale ha di esso; in generale, la credibilità è un elemento fondamentale per il mantenimento di relazioni internazionali fruttuose; a tal proposito, si ritiene che la public diplomacy sia lo strumento principale che gli stati hanno a disposizione per il controllo della loro immagine. Il diplomatico Guillon nel 1965 usò tale termine per la prima volta per definire il tentativo di perseguire gli obiettivi di politica estera di un paese attraverso l’instaurazione di un rapporto con il pubblico straniero, utilizzando strumenti, oltre a quelli tipici della diplomazia tradizionale, adatti ad influenzare l’opinione pubblica internazionale. Da quel momento (ed in particolar modo a partire dagli anni Novanta), il concetto è entrato stabilmente a far parte delle discussioni in ambito politico ed accademico, modificandosi ed assumendo significati sempre più evoluti. La RPC non è rimasta immune alla diffusione dell’interesse verso la materia ed ha, al contrario, attuato negli anni una serie di strategie mirate proprio alla costruzione di una public diplomacy efficace che potesse far fronte alle crescenti preoccupazioni sollevate da Europa e Stati Uniti. Il presente elaborato approfondirà l'evoluzione della strategia e dei mezzi utilizzati in tal senso per comprendere il grado di aggressività ed eventuale pericolosità della nuova postura cinese.
I diritti umani nelle relazioni UE-Cina-US: evoluzione della Public Diplomacy cinese dai fatti di Tienanmen alle proteste di Hong Kong
CLERICO, FEDERICA
2020/2021
Abstract
È ormai riconosciuta pressoché da tutti gli stati del mondo l’importanza cruciale ricoperta dalla credibilità di un paese agli occhi della comunità internazionale, per ragioni di natura strategica, economica e politica. In questo contesto, la Cina è uno dei paesi che, dagli anni Ottanta ad oggi, ha maggiormente investito risorse (materiali e non) nello sforzo di raccontare la propria visione di sé al mondo. Infatti, la fulminea crescita economica che ha caratterizzato il paese ha portato la Cina al centro delle attenzioni della comunità internazionale, in particolare delle potenze occidentali, preoccupate, da un lato, della potenziale minaccia rappresentata dal colosso cinese e, dall’altro, di integrare il paese all’interno delle dinamiche del sistema internazionale liberale. In questo frangente, l’aumentata visibilità della Cina ha comportato, parallelamente agli aspetti positivi, una serie di problematiche inedite per la potenza cinese, ritrovatasi, in più occasioni, al centro di dure critiche. Tra le questioni sollevate dai paesi occidentali, una delle più dibattute è quella che riguarda la violazione dei diritti umani perpetrata dal Partito Comunista Cinese (PCC) ai danni dei propri cittadini. L’immagine nazionale cinese è risultata a più riprese compromessa proprio per questo motivo, causando ripercussioni politiche, economiche e sociali non trascurabili. Infatti, la sfida posta dalla gestione delle minoranze interne, quali quella tibetana e uigura, unitamente all’irrisolta situazione di Taiwan e Hong Kong, è intrinsecamente connessa alla percezione dell’immagine nazionale cinese (Ramo, 2007) all’estero. In generale, è possibile affermare che il livello di credibilità di un paese influenzi l’immagine che la comunità internazionale ha di esso; in generale, la credibilità è un elemento fondamentale per il mantenimento di relazioni internazionali fruttuose; a tal proposito, si ritiene che la public diplomacy sia lo strumento principale che gli stati hanno a disposizione per il controllo della loro immagine. Il diplomatico Guillon nel 1965 usò tale termine per la prima volta per definire il tentativo di perseguire gli obiettivi di politica estera di un paese attraverso l’instaurazione di un rapporto con il pubblico straniero, utilizzando strumenti, oltre a quelli tipici della diplomazia tradizionale, adatti ad influenzare l’opinione pubblica internazionale. Da quel momento (ed in particolar modo a partire dagli anni Novanta), il concetto è entrato stabilmente a far parte delle discussioni in ambito politico ed accademico, modificandosi ed assumendo significati sempre più evoluti. La RPC non è rimasta immune alla diffusione dell’interesse verso la materia ed ha, al contrario, attuato negli anni una serie di strategie mirate proprio alla costruzione di una public diplomacy efficace che potesse far fronte alle crescenti preoccupazioni sollevate da Europa e Stati Uniti. Il presente elaborato approfondirà l'evoluzione della strategia e dei mezzi utilizzati in tal senso per comprendere il grado di aggressività ed eventuale pericolosità della nuova postura cinese.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
795083_tesi.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
2.39 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.39 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/81951