Archaeozoology is the discipline that examines interactions between animal populations and human communities, from prehistory to the recent past, including economic, ritual and social aspects. Human-wild animals relationships are indeed characterized by functional and symbolic aspects, which are often interconnected and entangled. The Cornafessa rock shelter (TN), located in the Lessini Mountains and dating back to the Younger Dryas, has yielded traces of anthropic frequentation, including the oldest direct evidence of bear hunting with bow and arrow. This climatic period was characterized by a sharp temperature decrease, which was accompanied by rarefaction of the forest cover at middle-high mountain altitudes. This led Epigravettian hunter-gatherers to colonize environments beyond go up to 1200 meters of altitude, and to turn their attention to mountain fauna, including bears - animals able to provide a lot of meat, fat and a thick fur to ward off the cold. Beside aspects linked to subsistence, the magic-symbolic role of bears needs to be taken into account, on the basis of ethnographic comparisons as well as zooarchaeological evidence from different prehistoric sites. This project, carried out in collaboration with MUSE-Museo delle Scienze di Trento, aims to reconstruct the faunal composition of the Cornafessa site by analyzing ancient proteins preserved in 132 bone fragments, using the “Zooarchaeology by Mass Spectrometry” (ZooMS) method. This approach exploits specific peptides masses (called “markers”), measured by MALDI-TOF mass spectrometry, in order to obtain taxonomic identification of different species. The samples analyzed yielded good collagen preservation, with a high percentage of determined samples, i.e. 84% of the total bone fragments. The focus was especially on determining the percentage of Ursus remains compared to other wild animals, in order to explore the particular attention given to this animal and its importance for alpine adaptations at the end of the Pleistocene. About half of the samples clearly belong to Ursus, with unique markers often present, while 6.8% turned out to belong to a carnivore (Ursus or Lynx). The determination of the herbivorous fauna was more complex; among the taxa identified were Rupicapra rupicapra, Cervus elaphus, Capra ibex e Capreolus capreolus, and C. ibex represents more than 50% of the herbivores determined. There is also a bone fragment identified as Lepus europaeus. Overall, this work showed the excellent potential of the ZooMS method for obtaining taxonomic information on archaeological fauna in alpine environments and confirmed the importance of human-bear relationships at the Cornafessa Shelter. ​

L’archeozoologia è la disciplina che studia le interazioni avvenute tra popolazioni animali e comunità umane, dalla preistoria al passato recente, prendendo in considerazione le attività economiche, rituali e sociali. Il rapporto tra uomo e fauna selvatica fin dalla preistoria è infatti stato caratterizzato da aspetti funzionali e simbolici, spesso interconnessi. Il sito di Riparo Cornafessa (TN), localizzato nei Monti Lessini e risalente al Dryas recente, ha fornito tracce di frequentazione antropica e la più antica evidenza diretta di caccia all’orso tramite arco e freccia. Questo periodo climatico fu caratterizzato da un abbassamento delle temperature e da una rarefazione della copertura boschiva alle medie-alte quote montane che portò i cacciatori-raccoglitori epigravettiani a spingersi fino a 1240 metri di altitudine rivolgendo la loro attenzione alla fauna montana, tra cui l’orso, animale in grado di fornire molta carne, grasso e una folta pelliccia con la quale ripararsi dal freddo. Oltre agli aspetti legati alla caccia, è stata indagata la figura dell’orso dal punto di vista magico-simbolico grazie al confronto etnografico e all’analisi di testimonianze artistiche e archeozoologiche provenienti da diversi siti preistorici. Lo scopo di questo progetto, effettuato in collaborazione con il MUSE-Museo delle Scienze di Trento, è la ricostruzione della composizione faunistica del sito tramite analisi delle proteine antiche preservate in 132 frammenti ossei provenienti dal Riparo Cornafessa tramite il metodo “Zooarchaeology by Mass Spectrometry” (ZooMS), il quale sfrutta la massa di peptidi di collagene specifici (definiti “marker”) per l’identificazione tassonomica delle specie. I reperti analizzati presentano buona preservazione del collagene e ne è risultata un’alta percentuale di campioni identificabili, pari all’84% dei frammenti ossei in esame. È stata determinata la percentuale di resti attribuibili a Ursus rispetto ad altre faune selvatiche, al fine di comprendere la particolare attenzione rivolta all’orso e l’importanza assunta da tale animale per gli adattamenti alpini alla fine del Pleistocene. Circa la metà dei campioni analizzati sono chiaramente attribuibili a Ursus, con marker unici spesso presenti, mentre il 7% è risultato appartenere a un carnivoro (Ursus o Lynx). La determinazione degli erbivori è invece stata più complessa; tra i taxa presenti si annoverano Rupicapra rupicapra, Cervus elaphus, Capra ibex e Capreolus capreolus. Tra questi, Capra ibex rappresenta più del 50% della compagine erbivora. Vi è inoltre un frammento osseo identificato come Lepus europaeus. Il lavoro di ricerca ha dimostrato l’ottima potenzialità del metodo ZooMS per ottenere informazioni tassonomiche su faune archeologiche in ambiente alpino e ha confermato l’importanza dello sfruttamento dell’orso al Riparo Cornafessa. ​

Uomini e orsi: analisi biomolecolari su resti archeozoologici di Riparo Cornafessa (TN)

MAZZOLA, MARLISA
2020/2021

Abstract

L’archeozoologia è la disciplina che studia le interazioni avvenute tra popolazioni animali e comunità umane, dalla preistoria al passato recente, prendendo in considerazione le attività economiche, rituali e sociali. Il rapporto tra uomo e fauna selvatica fin dalla preistoria è infatti stato caratterizzato da aspetti funzionali e simbolici, spesso interconnessi. Il sito di Riparo Cornafessa (TN), localizzato nei Monti Lessini e risalente al Dryas recente, ha fornito tracce di frequentazione antropica e la più antica evidenza diretta di caccia all’orso tramite arco e freccia. Questo periodo climatico fu caratterizzato da un abbassamento delle temperature e da una rarefazione della copertura boschiva alle medie-alte quote montane che portò i cacciatori-raccoglitori epigravettiani a spingersi fino a 1240 metri di altitudine rivolgendo la loro attenzione alla fauna montana, tra cui l’orso, animale in grado di fornire molta carne, grasso e una folta pelliccia con la quale ripararsi dal freddo. Oltre agli aspetti legati alla caccia, è stata indagata la figura dell’orso dal punto di vista magico-simbolico grazie al confronto etnografico e all’analisi di testimonianze artistiche e archeozoologiche provenienti da diversi siti preistorici. Lo scopo di questo progetto, effettuato in collaborazione con il MUSE-Museo delle Scienze di Trento, è la ricostruzione della composizione faunistica del sito tramite analisi delle proteine antiche preservate in 132 frammenti ossei provenienti dal Riparo Cornafessa tramite il metodo “Zooarchaeology by Mass Spectrometry” (ZooMS), il quale sfrutta la massa di peptidi di collagene specifici (definiti “marker”) per l’identificazione tassonomica delle specie. I reperti analizzati presentano buona preservazione del collagene e ne è risultata un’alta percentuale di campioni identificabili, pari all’84% dei frammenti ossei in esame. È stata determinata la percentuale di resti attribuibili a Ursus rispetto ad altre faune selvatiche, al fine di comprendere la particolare attenzione rivolta all’orso e l’importanza assunta da tale animale per gli adattamenti alpini alla fine del Pleistocene. Circa la metà dei campioni analizzati sono chiaramente attribuibili a Ursus, con marker unici spesso presenti, mentre il 7% è risultato appartenere a un carnivoro (Ursus o Lynx). La determinazione degli erbivori è invece stata più complessa; tra i taxa presenti si annoverano Rupicapra rupicapra, Cervus elaphus, Capra ibex e Capreolus capreolus. Tra questi, Capra ibex rappresenta più del 50% della compagine erbivora. Vi è inoltre un frammento osseo identificato come Lepus europaeus. Il lavoro di ricerca ha dimostrato l’ottima potenzialità del metodo ZooMS per ottenere informazioni tassonomiche su faune archeologiche in ambiente alpino e ha confermato l’importanza dello sfruttamento dell’orso al Riparo Cornafessa. ​
ITA
Archaeozoology is the discipline that examines interactions between animal populations and human communities, from prehistory to the recent past, including economic, ritual and social aspects. Human-wild animals relationships are indeed characterized by functional and symbolic aspects, which are often interconnected and entangled. The Cornafessa rock shelter (TN), located in the Lessini Mountains and dating back to the Younger Dryas, has yielded traces of anthropic frequentation, including the oldest direct evidence of bear hunting with bow and arrow. This climatic period was characterized by a sharp temperature decrease, which was accompanied by rarefaction of the forest cover at middle-high mountain altitudes. This led Epigravettian hunter-gatherers to colonize environments beyond go up to 1200 meters of altitude, and to turn their attention to mountain fauna, including bears - animals able to provide a lot of meat, fat and a thick fur to ward off the cold. Beside aspects linked to subsistence, the magic-symbolic role of bears needs to be taken into account, on the basis of ethnographic comparisons as well as zooarchaeological evidence from different prehistoric sites. This project, carried out in collaboration with MUSE-Museo delle Scienze di Trento, aims to reconstruct the faunal composition of the Cornafessa site by analyzing ancient proteins preserved in 132 bone fragments, using the “Zooarchaeology by Mass Spectrometry” (ZooMS) method. This approach exploits specific peptides masses (called “markers”), measured by MALDI-TOF mass spectrometry, in order to obtain taxonomic identification of different species. The samples analyzed yielded good collagen preservation, with a high percentage of determined samples, i.e. 84% of the total bone fragments. The focus was especially on determining the percentage of Ursus remains compared to other wild animals, in order to explore the particular attention given to this animal and its importance for alpine adaptations at the end of the Pleistocene. About half of the samples clearly belong to Ursus, with unique markers often present, while 6.8% turned out to belong to a carnivore (Ursus or Lynx). The determination of the herbivorous fauna was more complex; among the taxa identified were Rupicapra rupicapra, Cervus elaphus, Capra ibex e Capreolus capreolus, and C. ibex represents more than 50% of the herbivores determined. There is also a bone fragment identified as Lepus europaeus. Overall, this work showed the excellent potential of the ZooMS method for obtaining taxonomic information on archaeological fauna in alpine environments and confirmed the importance of human-bear relationships at the Cornafessa Shelter. ​
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