In questo lavoro mi propongo di accostare il pensiero di due filosofi della seconda metà del Novecento, Michel Foucault e Ivan Illich, riguardo al tema della genesi dell'istituzione medica in Occidente. È infatti noto come entrambi gli autori ne abbiano ricostruito la genealogia: il primo individuando i nodi materiali e sapienziali attraverso i quali, a partire dal XVIII secolo, la malattia si è configurata come oggetto di un puntuale studio scientifico e governamentale e il secondo analizzando il radicamento del sapere medico nei paesi altamente capitalizzati durante il XX secolo. Il raffronto delle loro opere , a mio avviso, offre la possibilità di evidenziare con maggiore completezza alcune delle criticità sulle quali il soggetto contemporaneo è invitato ad interrogarsi in relazione al sapere sanitario moderno e alla sua organizzazione sociale. La loro lettura sincrona, infatti, rende più ricca l’analisi eziologica di alcuni concetti, come quelli di malattia, di morte e di salute, rendendo la non sovrapponibilità temporale dell’oggetto d’analisi dei due filosofi un motivo di ulteriore interesse. Si ritiene opportuno mettere in luce sia gli elementi di continuità sia quelli di rottura tra i due modelli di medicina presi in considerazione. Se da una parte si evidenzia una consequenzialità tra l’obiettività scientifica rivendicata dalla medicina ottocentesca e alcune delle controproduttività intrinseche che la professione sanitaria porta con sé un secolo dopo, dall’altra si sottolineano le trasformazioni a cui tale scienza va incontro nell’arco di più di due secoli. Nell’Ottocento la medicina è identificata come un sapere ospedaliero istituito a fondamento di una nuova razionalità statuale, mentre nel Novecento è descritta come una scienza istituzionale che fa perdere le proprie tracce per instillarsi in qualsiasi aspetto della vita dell’homo oeconomicus, dotato di un corpo altamente medicalizzato . Inoltre, è interessante notare come il compito di dividere la popolazione deviante da quella normale, assolto dall’istituzione sanitaria all’inizio dell’epoca ospedaliera, che secondo Illich non è durata più di un secolo, vada dissolvendosi nell’arco del Novecento quando uno dei suoi obiettivi principali si è trasformato nell’investire del suo potere normalizzatore tutta la popolazione senza distinzioni di sorta. A quel punto «l’educazione sanitaria a vita, i consultori, gli esami e le cure di manutenzione sono incorporati nella routine della fabbrica e dell’ufficio» . Il presente percorso, infine, si prefigge di far luce sull’interazione esistente tra la medicina e la costituzione del soggetto moderno. L’uomo come oggetto di una possibile indagine razionale, infatti, secondo Foucault, nasce durante il XIX secolo, al crocevia di un’emergente sapere clinico e delle istituzioni, come quella ospedaliera, adatte al suo esercizio. A partire da questo momento la verità sull’uomo può essere tale solo all’interno di un discorso scientifico che la legittima. Da parte sua Illich mette in luce la dipendenza che si crea nel XX secolo tra l’individuo moderno e gli strumenti di cui si dota: l’uomo diviene l’esito di una realtà il cui significato dominante è inesorabilmente condizionato dalla logica dello strumento industriale.

Nascita dell'istituzione medica in Occidente. Un contro tra il pensiero di Michel Foucault e di Ivan Illich

VOLPACCHIO, GIADA
2021/2022

Abstract

In questo lavoro mi propongo di accostare il pensiero di due filosofi della seconda metà del Novecento, Michel Foucault e Ivan Illich, riguardo al tema della genesi dell'istituzione medica in Occidente. È infatti noto come entrambi gli autori ne abbiano ricostruito la genealogia: il primo individuando i nodi materiali e sapienziali attraverso i quali, a partire dal XVIII secolo, la malattia si è configurata come oggetto di un puntuale studio scientifico e governamentale e il secondo analizzando il radicamento del sapere medico nei paesi altamente capitalizzati durante il XX secolo. Il raffronto delle loro opere , a mio avviso, offre la possibilità di evidenziare con maggiore completezza alcune delle criticità sulle quali il soggetto contemporaneo è invitato ad interrogarsi in relazione al sapere sanitario moderno e alla sua organizzazione sociale. La loro lettura sincrona, infatti, rende più ricca l’analisi eziologica di alcuni concetti, come quelli di malattia, di morte e di salute, rendendo la non sovrapponibilità temporale dell’oggetto d’analisi dei due filosofi un motivo di ulteriore interesse. Si ritiene opportuno mettere in luce sia gli elementi di continuità sia quelli di rottura tra i due modelli di medicina presi in considerazione. Se da una parte si evidenzia una consequenzialità tra l’obiettività scientifica rivendicata dalla medicina ottocentesca e alcune delle controproduttività intrinseche che la professione sanitaria porta con sé un secolo dopo, dall’altra si sottolineano le trasformazioni a cui tale scienza va incontro nell’arco di più di due secoli. Nell’Ottocento la medicina è identificata come un sapere ospedaliero istituito a fondamento di una nuova razionalità statuale, mentre nel Novecento è descritta come una scienza istituzionale che fa perdere le proprie tracce per instillarsi in qualsiasi aspetto della vita dell’homo oeconomicus, dotato di un corpo altamente medicalizzato . Inoltre, è interessante notare come il compito di dividere la popolazione deviante da quella normale, assolto dall’istituzione sanitaria all’inizio dell’epoca ospedaliera, che secondo Illich non è durata più di un secolo, vada dissolvendosi nell’arco del Novecento quando uno dei suoi obiettivi principali si è trasformato nell’investire del suo potere normalizzatore tutta la popolazione senza distinzioni di sorta. A quel punto «l’educazione sanitaria a vita, i consultori, gli esami e le cure di manutenzione sono incorporati nella routine della fabbrica e dell’ufficio» . Il presente percorso, infine, si prefigge di far luce sull’interazione esistente tra la medicina e la costituzione del soggetto moderno. L’uomo come oggetto di una possibile indagine razionale, infatti, secondo Foucault, nasce durante il XIX secolo, al crocevia di un’emergente sapere clinico e delle istituzioni, come quella ospedaliera, adatte al suo esercizio. A partire da questo momento la verità sull’uomo può essere tale solo all’interno di un discorso scientifico che la legittima. Da parte sua Illich mette in luce la dipendenza che si crea nel XX secolo tra l’individuo moderno e gli strumenti di cui si dota: l’uomo diviene l’esito di una realtà il cui significato dominante è inesorabilmente condizionato dalla logica dello strumento industriale.
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