The paper examines determinism in the theory of human passions in Spinoza, and the possibility, on the part of man, to free himself from the slavery that they entail. The analysis takes its cue from the exchange of letters that Spinoza entertains with Henry Oldenburg, a prominent figure in the English scientific environment of the time. The correspondence, which continues for eleven years, contains much information about the life and vicissitudes of Spinoza during the composition of his works, as well as explanations and clarifications of his theories. The key element of the letters lies towards the end of their communication, in the last years of Spinoza’s life, when Oldenburg comes to the conclusion that his colleague’s philosophy is constitutively fatalistic. The accusation of fatalism allows us to continue the treatment considering human passions, as Spinoza describes them in Ethics, so as to understand how necessity acts in the Spinotian system, and if he really does not give space to man to dominate his affections and act according to virtue. From what we read in the third part of the work, man is actually passive towards his passions. Later, also thanks to some critical analysis and interpretations of other authors, from this condition of slavery is considered the way in which Spinoza admits the possibility of emancipation, to gradually come to a life in which affections can be known and consequently dominate. Necessity is an element to which man is ontologically subjected, for this reason his exposure to external causes and passions never ceases. The solution proposed by Spinoza is internal to this human condition, and is explained starting from the concept of reason, through which the human mind can actively know its affections and grow to know God - and with it bliss. The path in this direction is arduous, challenging, it is not common for men to succeed in cultivating it. Thus through knowledge, before reason and finally by intuitive science, man can act according to virtue and thus increase his own power, overcoming negative passions and nourishing positive ones, in reference to how it is explained in the fifth and last part of Ethics.
L’elaborato esamina il determinismo nella teoria delle passioni umane in Spinoza, e la possibilità, da parte dell’uomo, di svincolarsi dalla schiavitù che esse comportano. L’analisi prende le mosse dallo scambio epistolare che Spinoza intrattiene con Henry Oldenburg, un personaggio di spicco nell’ambiente scientifico inglese dell’epoca. Il carteggio, che continua per undici anni, contiene molte informazioni sulla vita e sulle vicissitudini di Spinoza durante la composizione delle sue opere, oltre che spiegazioni e chiarimenti delle sue teorie. L’elemento chiave delle lettere si trova verso il termine della loro comunicazione, negli ultimi anni di vita di Spinoza, quando Oldenburg giunge alla conclusione che la filosofia del collega è costitutivamente fatalista. L’accusa di fatalismo permette di proseguire la trattazione considerando le passioni umane, così come Spinoza le descrive nell’Etica, in modo tale da comprendere in che modo la necessità agisce nel sistema spinoziano, e se davvero non dà spazio all’uomo per dominare i propri affetti e agire secondo virtù. Da ciò che si legge nella terza parte dell’opera, l’uomo è effettivamente passivo nei confronti delle proprie passioni. In seguito, anche grazie ad alcune analisi critiche ed interpretazioni di altri autori, da questa condizione di schiavitù viene considerato il modo in cui Spinoza ammette la possibilità di emanciparsi, di giungere gradualmente a una vita in cui gli affetti si possono conoscere e di conseguenza dominare. La necessità è un elemento a cui l’uomo è sottoposto ontologicamente, per questo la sua esposizione alle cause esterne e alle passioni non cessa mai. La soluzione proposta da Spinoza è interna a questa condizione umana, ed è spiegata a partire dal concetto di ragione, attraverso cui la mente umana può attivamente conoscere i propri affetti e crescere fino a conoscere Dio – e con esso la beatitudine. Il percorso in questa direzione è arduo, impegnativo, non è comune che gli uomini riescano a coltivarlo con successo. Dunque mediante la conoscenza, prima della ragione e infine della scienza intuitiva, l’uomo può agire secondo virtù e quindi accrescere la propria potenza, vincendo le passioni negative e alimentando quelle positive, in riferimento a come viene spiegato nella quinta ed ultima parte dell’Etica.
Passioni e determinismo nel carteggio Spinoza-Oldenburg.
ANDRISANI, MICHELA
2020/2021
Abstract
L’elaborato esamina il determinismo nella teoria delle passioni umane in Spinoza, e la possibilità, da parte dell’uomo, di svincolarsi dalla schiavitù che esse comportano. L’analisi prende le mosse dallo scambio epistolare che Spinoza intrattiene con Henry Oldenburg, un personaggio di spicco nell’ambiente scientifico inglese dell’epoca. Il carteggio, che continua per undici anni, contiene molte informazioni sulla vita e sulle vicissitudini di Spinoza durante la composizione delle sue opere, oltre che spiegazioni e chiarimenti delle sue teorie. L’elemento chiave delle lettere si trova verso il termine della loro comunicazione, negli ultimi anni di vita di Spinoza, quando Oldenburg giunge alla conclusione che la filosofia del collega è costitutivamente fatalista. L’accusa di fatalismo permette di proseguire la trattazione considerando le passioni umane, così come Spinoza le descrive nell’Etica, in modo tale da comprendere in che modo la necessità agisce nel sistema spinoziano, e se davvero non dà spazio all’uomo per dominare i propri affetti e agire secondo virtù. Da ciò che si legge nella terza parte dell’opera, l’uomo è effettivamente passivo nei confronti delle proprie passioni. In seguito, anche grazie ad alcune analisi critiche ed interpretazioni di altri autori, da questa condizione di schiavitù viene considerato il modo in cui Spinoza ammette la possibilità di emanciparsi, di giungere gradualmente a una vita in cui gli affetti si possono conoscere e di conseguenza dominare. La necessità è un elemento a cui l’uomo è sottoposto ontologicamente, per questo la sua esposizione alle cause esterne e alle passioni non cessa mai. La soluzione proposta da Spinoza è interna a questa condizione umana, ed è spiegata a partire dal concetto di ragione, attraverso cui la mente umana può attivamente conoscere i propri affetti e crescere fino a conoscere Dio – e con esso la beatitudine. Il percorso in questa direzione è arduo, impegnativo, non è comune che gli uomini riescano a coltivarlo con successo. Dunque mediante la conoscenza, prima della ragione e infine della scienza intuitiva, l’uomo può agire secondo virtù e quindi accrescere la propria potenza, vincendo le passioni negative e alimentando quelle positive, in riferimento a come viene spiegato nella quinta ed ultima parte dell’Etica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/81833