L’elaborato di tesi riguarda una delle più complesse articolazioni del corpo umano, ovvero la spalla. La sua complessità deriva dalla sua grande mobilità, sui tre piani di movimento, che richiede una elevata elasticità ma allo stesso tempo stabilità data dalle strutture muscolari, cartilaginee e legamentose che si trovano attorno alle ossa che vanno a costituirla: l’omero, la scapola e la clavicola. Nel primo capitolo viene spiegata la complessa anatomia e biomeccanica dell’articolazione, e analizzate le diverse componenti che contribuiscono alla stabilità della spalla, ovvero sia gli stabilizzatori statici e gli stabilizzatori dinamici. Il secondo capitolo dà una panoramica sulle varie patologie che possono interessare la spalla, le quali a causa della sua conformazione e della funzione svolta sono varie e purtroppo non rare. Queste possono avere un’origine traumatica come le lesioni SLAP (Superior Labrum Anterior Posterior), e le fratture della clavicola, dell’omero e della scapola oppure un’origine degenerativa come le tendinopatie, la spalla congelata o la sindrome da conflitto. Il terzo capitolo è stato dedicato più nello specifico all'instabilità della spalla spiegando la patologia e come essa viene classificata, andando anche ad analizzare l’instabilità posteriore e multidirezionale. Nel quarto capitolo viene poi approfondita l’instabilità in direzione anteriore, andando a descrivere lo stato dell’arte riguardante la gestione partendo dalla diagnosi, fino ad arrivare al trattamento, che può essere conservativo quindi tramite un programma di esercizio fisico oppure che in alcuni casi consiste in un’operazione chirurgica. Nel quinto e ultimo capitolo viene infine posto un focus su un possibile protocollo di rieducazione funzionale per l’instabilità anteriore in caso di approccio conservativo. Si può affermare che l’approccio all'instabilità, in particolare all'instabilità anteriore, è importante che sia svolto da un team multidisciplinare e che dopo la certezza della diagnosi, in base alle caratteristiche e alle esigenze del paziente e alle peculiarità della patologia, si scelga il percorso di recupero più adatto. Questo perché non esiste ad oggi un modello o un algoritmo per cui in base ad un determinato quadro clinico se si opta per un’opzione piuttosto che un’altra si abbia la certezza di guarigione ed esclusione di recidività della malattia, ma ci si può basare solo su tassi percentuali in base alle scelte effettuate precedentemente.
L’articolazione della spalla: le principali patologie e la rieducazione funzionale dell’instabilità anteriore
CASTELLOTTO, STEFANO
2020/2021
Abstract
L’elaborato di tesi riguarda una delle più complesse articolazioni del corpo umano, ovvero la spalla. La sua complessità deriva dalla sua grande mobilità, sui tre piani di movimento, che richiede una elevata elasticità ma allo stesso tempo stabilità data dalle strutture muscolari, cartilaginee e legamentose che si trovano attorno alle ossa che vanno a costituirla: l’omero, la scapola e la clavicola. Nel primo capitolo viene spiegata la complessa anatomia e biomeccanica dell’articolazione, e analizzate le diverse componenti che contribuiscono alla stabilità della spalla, ovvero sia gli stabilizzatori statici e gli stabilizzatori dinamici. Il secondo capitolo dà una panoramica sulle varie patologie che possono interessare la spalla, le quali a causa della sua conformazione e della funzione svolta sono varie e purtroppo non rare. Queste possono avere un’origine traumatica come le lesioni SLAP (Superior Labrum Anterior Posterior), e le fratture della clavicola, dell’omero e della scapola oppure un’origine degenerativa come le tendinopatie, la spalla congelata o la sindrome da conflitto. Il terzo capitolo è stato dedicato più nello specifico all'instabilità della spalla spiegando la patologia e come essa viene classificata, andando anche ad analizzare l’instabilità posteriore e multidirezionale. Nel quarto capitolo viene poi approfondita l’instabilità in direzione anteriore, andando a descrivere lo stato dell’arte riguardante la gestione partendo dalla diagnosi, fino ad arrivare al trattamento, che può essere conservativo quindi tramite un programma di esercizio fisico oppure che in alcuni casi consiste in un’operazione chirurgica. Nel quinto e ultimo capitolo viene infine posto un focus su un possibile protocollo di rieducazione funzionale per l’instabilità anteriore in caso di approccio conservativo. Si può affermare che l’approccio all'instabilità, in particolare all'instabilità anteriore, è importante che sia svolto da un team multidisciplinare e che dopo la certezza della diagnosi, in base alle caratteristiche e alle esigenze del paziente e alle peculiarità della patologia, si scelga il percorso di recupero più adatto. Questo perché non esiste ad oggi un modello o un algoritmo per cui in base ad un determinato quadro clinico se si opta per un’opzione piuttosto che un’altra si abbia la certezza di guarigione ed esclusione di recidività della malattia, ma ci si può basare solo su tassi percentuali in base alle scelte effettuate precedentemente.File | Dimensione | Formato | |
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