Purpose: the purpose of the study was to analyze the relationship between measured stereopsis values and subjective parameters such as interpupillary distance, refractive condition, gender, age using the most common stereopsis tests used in the clinic. Based on the sample results, confidence interval tables were developed to estimate, with 68% probability, stereopsis values in future subjects. Also considered was the comparison with results obtained from another study in the literature [Aslankurt et al, 2013], whose sample showed significant gender differences in favor of interpupillary distance but not for stereopsis. Methods: the sample examined includes 90 people aged 8 to 62 years (mean age 27.3 ± 1.4 years) of whom 56 are female and 34 are male. Each participant underwent the Random Dot Stereo Acuity Test and the Fly Stereo Acuity Test, both with the target at 40 cm and with the usual optometric correction if present. The interpupillary distance of each subject was measured using a manual interpupillometer. Results: when analyzing the sample separated by gender, the results were equivalent to those of the study by Aslankurt et al [2013]. Stereopsis values were on average better in female subjects for whom smaller interpupillary distances were found. Tests on the whole-sample data showed no correlation between stereopsis and interpupillary distance, but unlike the findings by gender, stereopsis values were more optimal at larger interpupillary distances. The averages of stereopsis values in subjects with correction and without correction were not significantly different. In contrast, a correlation was found between age and stereopsis. Conclusions: given the minimal influences of the variables considered on the stereopsis values measured, it is possible to find, referring to the literature, that these tests only partially reproduce what three-dimensional perception of reality is. Moreover, they are not sufficiently sensitive in discriminating minimal differences in stereoscopic performance. In this regard, it would be useful to conduct a study comparing stereopsis values obtained with the different measurement methodologies, related to interpupillary distance, age, and refractive condition while maintaining a focus on differences due to gender.
Obiettivi: scopo dello studio è stato analizzare la relazione tra i valori di stereopsi misurati e i parametri soggettivi quali distanza interpupillare, condizione refrattiva, genere ed età, utilizzando i più comuni test di stereopsi adoperati in clinica. Sulla base dei risultati campionari si sono elaborate tabelle di intervalli di confidenza per la stima, con una probabilità del 68%, di valori di stereopsi in soggetti futuri. Inoltre si è considerato il confronto con i risultati ottenuti da un altro studio presente in letteratura [Aslankurt et al, 2013], il cui campione ha mostrato differenze significative di genere a favore della distanza interpupillare ma non per la stereopsi. Metodo: il campione esaminato comprende 90 persone di età compresa tra gli 8 e i 62 anni (età media di 27,3 ± 1,4 anni) di cui 56 di sesso femminile e 34 di sesso maschile. Ciascun partecipante è stato sottoposto al Random Dot Stereo Acuity Test e al Fly Stereo Acuity Test, entrambi con il target alla distanza di 40 cm e con la correzione optometrica abituale se presente. È stata misurata la distanza interpupillare di ogni soggetto con l’ausilio di un interpupillometro manuale. Risultati: analizzando il campione distinto per genere, sono stati ottenuti risultati equivalenti a quelli dello studio di Aslankurt et al [2013] . In particolare i valori di stereopsi sono risultati mediamente migliori nei soggetti femminili per le quali sono state riscontrate distanze interpupillari minori. I test sui dati relativi all’intero campione non hanno mostrato correlazione tra stereopsi e distanza interpupillare, ma a differenza di quanto rilevato per genere, i valori di stereopsi sono risultati più ottimali in corrispondenza di distanze interpupillari maggiori. Le medie dei valori di stereopsi nei soggetti con correzione e senza correzione non sono risultate significativamente differenti. È stata invece riscontrata una correlazione tra età e stereopsi. Conclusioni: viste le minime influenze delle variabili considerate sui valori di stereopsi misurati è possibile constatare, facendo riferimento alla letteratura, che tali test riproducono solo in parte ciò che è effettivamente la percezione tridimensionale della realtà. Inoltre non risultano sufficientemente sensibili nel discriminare differenze minimali di prestazioni stereoscopiche. A tal proposito, sarebbe utile condurre uno studio di confronto dei valori di stereopsi ottenuti con le diverse metodologie di misura, relativi alla distanza interpupillare, età e condizione refrattiva mantenendo un’attenzione alle differenze dovute al genere.
Relazione tra stereopsi, distanza interpupillare e condizione refrattiva
MARENCO, SOFIA
2020/2021
Abstract
Obiettivi: scopo dello studio è stato analizzare la relazione tra i valori di stereopsi misurati e i parametri soggettivi quali distanza interpupillare, condizione refrattiva, genere ed età, utilizzando i più comuni test di stereopsi adoperati in clinica. Sulla base dei risultati campionari si sono elaborate tabelle di intervalli di confidenza per la stima, con una probabilità del 68%, di valori di stereopsi in soggetti futuri. Inoltre si è considerato il confronto con i risultati ottenuti da un altro studio presente in letteratura [Aslankurt et al, 2013], il cui campione ha mostrato differenze significative di genere a favore della distanza interpupillare ma non per la stereopsi. Metodo: il campione esaminato comprende 90 persone di età compresa tra gli 8 e i 62 anni (età media di 27,3 ± 1,4 anni) di cui 56 di sesso femminile e 34 di sesso maschile. Ciascun partecipante è stato sottoposto al Random Dot Stereo Acuity Test e al Fly Stereo Acuity Test, entrambi con il target alla distanza di 40 cm e con la correzione optometrica abituale se presente. È stata misurata la distanza interpupillare di ogni soggetto con l’ausilio di un interpupillometro manuale. Risultati: analizzando il campione distinto per genere, sono stati ottenuti risultati equivalenti a quelli dello studio di Aslankurt et al [2013] . In particolare i valori di stereopsi sono risultati mediamente migliori nei soggetti femminili per le quali sono state riscontrate distanze interpupillari minori. I test sui dati relativi all’intero campione non hanno mostrato correlazione tra stereopsi e distanza interpupillare, ma a differenza di quanto rilevato per genere, i valori di stereopsi sono risultati più ottimali in corrispondenza di distanze interpupillari maggiori. Le medie dei valori di stereopsi nei soggetti con correzione e senza correzione non sono risultate significativamente differenti. È stata invece riscontrata una correlazione tra età e stereopsi. Conclusioni: viste le minime influenze delle variabili considerate sui valori di stereopsi misurati è possibile constatare, facendo riferimento alla letteratura, che tali test riproducono solo in parte ciò che è effettivamente la percezione tridimensionale della realtà. Inoltre non risultano sufficientemente sensibili nel discriminare differenze minimali di prestazioni stereoscopiche. A tal proposito, sarebbe utile condurre uno studio di confronto dei valori di stereopsi ottenuti con le diverse metodologie di misura, relativi alla distanza interpupillare, età e condizione refrattiva mantenendo un’attenzione alle differenze dovute al genere.File | Dimensione | Formato | |
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