I cani, fin dalle prime fasi del loro sviluppo, pur con una ridotta esperienza con l'uomo, sono sensibili ai segnali comunicativi e ostensivi dell’uomo, come: la tendenza spontanea a guardare il volto umano, a comprendere le posture e i gesti del corpo umano e a seguire la direzionalità dello sguardo umano. In diversi studi è stato confermato che queste capacità aumentano con l’aumentare dell’età, infatti, i cuccioli sono più sensibili al linguaggio e ai gesti umani rispetto alla produzione di comportamenti comunicativi che attirano l’attenzione e utilizzano meno comportamenti comunicativi verso l’uomo rispetto a quanto dimostrato nei cani adulti. Sulla base di queste premesse, il presente lavoro si propone di valutare lo showing behaviour (l’insieme dei segnali messi in atto da un individuo per stimolare l’interesse di un osservatore e, indirizzarlo verso un evento esterno di rilievo) nei cuccioli di cane verificando se e con quali comportamenti i cuccioli richiamano/dirigono l’attenzione del proprietario verso uno stimolo (cibo) fuori dalla loro portata. Infatti, dall’analisi della letteratura esistente, emerge che il comportamento di showing è stato indagato ed evidenziato solo nei cani adulti. Pertanto, non vi sono dati sullo sviluppo di questo comportamento e non è ancora chiaro quale sia il ruolo dell’apprendimento e dell’esperienza nel suo manifestarsi e quanto questo comportamento sia invece influenzato da fattori diversi come, ad esempio, la domesticazione o la selezione artificiale. A tale scopo sono stati testati due gruppi di cani (cuccioli e adulti) con due diverse metodologie precedentemente impiegate in letteratura: lo showing behaviour test e l’impossible task. Il primo test valuta lo showing behaviour in una situazione in cui il proprietario è ignaro della presenza e posizione di un oggetto desiderato dal cane (del cibo) e quest’ultimo, che lo ha visto nascondere, può attirare la sua attenzione e segnalarne la presenza attraverso una serie di comportamenti. Il test è articolato in tre differenti condizioni (presenza sia del proprietario che del cibo, presenza solo del proprietario e presenza del cibo in assenza del proprietario), ciascuna delle quali è suddivisa in 4 fasi. Nel secondo test, invece, sia il cane che il proprietario vedono lo sperimentatore posizionare un boccone di cibo in un apparato, e, dopo alcune prove risolvibili nelle quali il cane può facilmente recuperare il cibo, l’apparato viene bloccato e il cibo reso inaccessibile al cane. Quest’ultimo può affrontare il compito irrisolvibile in modo indipendente oppure rivolgersi verso le persone presenti potenzialmente per chiedere aiuto. Per entrambi i test il comportamento dei cuccioli è stato confrontato con quello di un gruppo di cani adulti per determinare possibili differenze nella manifestazione di segnali comunicativi. I risultati di entrambi i test mostrano che i comportamenti di showing effettuati dai cani, sia adulti che cuccioli, sono un mezzo efficace per comunicare al proprietario la posizione di un oggetto desiderato. Al contrario delle nostre aspettative non sono emerse molte differenze significative nei comportamenti di showing tra gli adulti e i cuccioli probabilmente perché la maggior parte di questi ultimi aveva già avuto alcuni mesi di esperienza con l’essere umano e aveva seguito un percorso di educazione di base, in cui vengono insegnati i comandi principali tra cui guardare e porre attenzione al proprietario.
Confronto tra cuccioli e adulti di Canis lupus familiaris nei comportamenti diretti verso l’uomo con due diverse metodologie
TERRUZZI, ELENA
2020/2021
Abstract
I cani, fin dalle prime fasi del loro sviluppo, pur con una ridotta esperienza con l'uomo, sono sensibili ai segnali comunicativi e ostensivi dell’uomo, come: la tendenza spontanea a guardare il volto umano, a comprendere le posture e i gesti del corpo umano e a seguire la direzionalità dello sguardo umano. In diversi studi è stato confermato che queste capacità aumentano con l’aumentare dell’età, infatti, i cuccioli sono più sensibili al linguaggio e ai gesti umani rispetto alla produzione di comportamenti comunicativi che attirano l’attenzione e utilizzano meno comportamenti comunicativi verso l’uomo rispetto a quanto dimostrato nei cani adulti. Sulla base di queste premesse, il presente lavoro si propone di valutare lo showing behaviour (l’insieme dei segnali messi in atto da un individuo per stimolare l’interesse di un osservatore e, indirizzarlo verso un evento esterno di rilievo) nei cuccioli di cane verificando se e con quali comportamenti i cuccioli richiamano/dirigono l’attenzione del proprietario verso uno stimolo (cibo) fuori dalla loro portata. Infatti, dall’analisi della letteratura esistente, emerge che il comportamento di showing è stato indagato ed evidenziato solo nei cani adulti. Pertanto, non vi sono dati sullo sviluppo di questo comportamento e non è ancora chiaro quale sia il ruolo dell’apprendimento e dell’esperienza nel suo manifestarsi e quanto questo comportamento sia invece influenzato da fattori diversi come, ad esempio, la domesticazione o la selezione artificiale. A tale scopo sono stati testati due gruppi di cani (cuccioli e adulti) con due diverse metodologie precedentemente impiegate in letteratura: lo showing behaviour test e l’impossible task. Il primo test valuta lo showing behaviour in una situazione in cui il proprietario è ignaro della presenza e posizione di un oggetto desiderato dal cane (del cibo) e quest’ultimo, che lo ha visto nascondere, può attirare la sua attenzione e segnalarne la presenza attraverso una serie di comportamenti. Il test è articolato in tre differenti condizioni (presenza sia del proprietario che del cibo, presenza solo del proprietario e presenza del cibo in assenza del proprietario), ciascuna delle quali è suddivisa in 4 fasi. Nel secondo test, invece, sia il cane che il proprietario vedono lo sperimentatore posizionare un boccone di cibo in un apparato, e, dopo alcune prove risolvibili nelle quali il cane può facilmente recuperare il cibo, l’apparato viene bloccato e il cibo reso inaccessibile al cane. Quest’ultimo può affrontare il compito irrisolvibile in modo indipendente oppure rivolgersi verso le persone presenti potenzialmente per chiedere aiuto. Per entrambi i test il comportamento dei cuccioli è stato confrontato con quello di un gruppo di cani adulti per determinare possibili differenze nella manifestazione di segnali comunicativi. I risultati di entrambi i test mostrano che i comportamenti di showing effettuati dai cani, sia adulti che cuccioli, sono un mezzo efficace per comunicare al proprietario la posizione di un oggetto desiderato. Al contrario delle nostre aspettative non sono emerse molte differenze significative nei comportamenti di showing tra gli adulti e i cuccioli probabilmente perché la maggior parte di questi ultimi aveva già avuto alcuni mesi di esperienza con l’essere umano e aveva seguito un percorso di educazione di base, in cui vengono insegnati i comandi principali tra cui guardare e porre attenzione al proprietario.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
932771_tesi_elenaterruzzi.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
954.93 kB
Formato
Adobe PDF
|
954.93 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/81440