L’obiettivo di questo elaborato è proporre l’analisi letteraria dell’opera Olivetti, Moulinex, Chaffoteaux et Maury (1993) e avviare il lettore nell’opera di Quim Monzó, autore più prolifico della letteratura catalana attuale. Il testo preso in esame contiene racconti piuttosto singolari per il loro genere perchè, servendosi dell’ironia, l’autore gioca con i classici stereotipi identitari e i luoghi comuni della realtà con lo scopo di svelare l’inattendibilità, l’ipocrisia e la banalità che continuamente appaiono sotto svariate vesti durante la vita quotidiana di ogni essere umano. Nonostante il libro oggetto di analisi sia quello sopra citato, approfitterò del momento propizio per parlare anche dell’abilità e delle caratteristiche letterarie dell’autore, dal momento che l’opera complessiva di questo scrittore configura un corpus con caratteristiche comuni. Nel primo capitolo si procede all’introduzione dello scrittore, Quim Monzó, e a una breve indagine delle caratteristiche principali della sua produzione. Monzó, figlio di padre catalano e madre granatana, è un autore abbastanza conosciuto in Italia, ma considerato in Spagna come un colosso, uno degli esponenti più apprezzati della letteratura Catalana contemporanea; inoltre, è molto conosciuto poichè ha collaborato a diverse testate gionalistiche e per le sue numerose apparizioni in radio e in televisione. I suoi lavoro fanno parte di una produzione bilingue, alcune opere infatti sono scritte in catalano e altre in castigliano. I racconti contenuti nella presente opera furono scritti originariamente in catalano e successivamente tradotti in italiano da Gina Maneri nel 1993. Sempre nel primo capitolo, alla presentazione dell’autore, segue un’introduzione generale dell’opera presa in esame. Il secondo capitolo è costituito dall’analisi delle tematiche presentate all’interno dell’opera: c’è un richiamo alla generazione dell’autore e alla realtà che la circonda. È il lavoro principale dell’elaborato e per realizzarlo ci si è basati su un’analisi approfondita e interpretativa. Si è quindi cercato di estrapolare le tematiche principali dal testo e illustrarne il modo di utilizzo dell’autore attraverso l’ironia. Nel terzo capitolo si offre una riflessione sul punto di vista utilizzato in ogni racconto e sulla loro ambientazione generale. Partendo dalla combinazione della personalità e dei sentimenti dei personaggi con uno specifico contesto, si spiegano le ragioni delle scelte stilistiche e lessicali. Questa combinazione, che chiamiamo sottotesto ed è presente in ogni racconto in quanto parodia, rende i dialoghi più autentici e permette al lettore di comprendere meglio la vita interiore del personaggio: ciò che l’autore non dice o dice in modo obliquo, le frasi lasciate in sospeso, le domande senza risposta, le risposte fuori centro e i segnali extraverbali spesso trasmettono maggiori informazioni delle parole che pronunciamo. Infine, è stata realizzata una conclusione dove sono resi noti l’occhio kafkiano dell’autore, con cui denuncia le situazioni paradossali della nostra realtà e le sue verità nascoste, e la sua capacità nel rimanere del tutto imparziale e oggettivo davanti a ciò che narra nei suoi racconti.
QUIM MONZÓ: I PROTAGONISTI COME METONIMIA DELL’IO GENERAZIONALE
COLUMBO, FLAVIA
2021/2022
Abstract
L’obiettivo di questo elaborato è proporre l’analisi letteraria dell’opera Olivetti, Moulinex, Chaffoteaux et Maury (1993) e avviare il lettore nell’opera di Quim Monzó, autore più prolifico della letteratura catalana attuale. Il testo preso in esame contiene racconti piuttosto singolari per il loro genere perchè, servendosi dell’ironia, l’autore gioca con i classici stereotipi identitari e i luoghi comuni della realtà con lo scopo di svelare l’inattendibilità, l’ipocrisia e la banalità che continuamente appaiono sotto svariate vesti durante la vita quotidiana di ogni essere umano. Nonostante il libro oggetto di analisi sia quello sopra citato, approfitterò del momento propizio per parlare anche dell’abilità e delle caratteristiche letterarie dell’autore, dal momento che l’opera complessiva di questo scrittore configura un corpus con caratteristiche comuni. Nel primo capitolo si procede all’introduzione dello scrittore, Quim Monzó, e a una breve indagine delle caratteristiche principali della sua produzione. Monzó, figlio di padre catalano e madre granatana, è un autore abbastanza conosciuto in Italia, ma considerato in Spagna come un colosso, uno degli esponenti più apprezzati della letteratura Catalana contemporanea; inoltre, è molto conosciuto poichè ha collaborato a diverse testate gionalistiche e per le sue numerose apparizioni in radio e in televisione. I suoi lavoro fanno parte di una produzione bilingue, alcune opere infatti sono scritte in catalano e altre in castigliano. I racconti contenuti nella presente opera furono scritti originariamente in catalano e successivamente tradotti in italiano da Gina Maneri nel 1993. Sempre nel primo capitolo, alla presentazione dell’autore, segue un’introduzione generale dell’opera presa in esame. Il secondo capitolo è costituito dall’analisi delle tematiche presentate all’interno dell’opera: c’è un richiamo alla generazione dell’autore e alla realtà che la circonda. È il lavoro principale dell’elaborato e per realizzarlo ci si è basati su un’analisi approfondita e interpretativa. Si è quindi cercato di estrapolare le tematiche principali dal testo e illustrarne il modo di utilizzo dell’autore attraverso l’ironia. Nel terzo capitolo si offre una riflessione sul punto di vista utilizzato in ogni racconto e sulla loro ambientazione generale. Partendo dalla combinazione della personalità e dei sentimenti dei personaggi con uno specifico contesto, si spiegano le ragioni delle scelte stilistiche e lessicali. Questa combinazione, che chiamiamo sottotesto ed è presente in ogni racconto in quanto parodia, rende i dialoghi più autentici e permette al lettore di comprendere meglio la vita interiore del personaggio: ciò che l’autore non dice o dice in modo obliquo, le frasi lasciate in sospeso, le domande senza risposta, le risposte fuori centro e i segnali extraverbali spesso trasmettono maggiori informazioni delle parole che pronunciamo. Infine, è stata realizzata una conclusione dove sono resi noti l’occhio kafkiano dell’autore, con cui denuncia le situazioni paradossali della nostra realtà e le sue verità nascoste, e la sua capacità nel rimanere del tutto imparziale e oggettivo davanti a ciò che narra nei suoi racconti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/81421