L’Università di Torino, in collaborazione con Fondazione Paideia, la startup Jumple e Intesa Sanpaolo Innovation Center, ha dato il suo contributo al laboratorio terapeutico “Sugar, Salt & Pepper”, studiando l’interazione fra il robot umanoide Pepper e dei ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico. Gli incontri si sono svolti con cadenza settimanale dal mese di febbraio 2021 fino a giugno dello stesso an-no; ad ogni incontro erano presenti i ragazzi, un terapeuta e gli stagisti ricercatori dell’Università. L’obiettivo di questo studio è quello di analizzare l’interazione (ed i comportamenti connessi) tra i ragazzi e Pepper, al fine di comprendere l’efficacia di una terapia sociale in ambiente controllato attraverso l’utilizzo di strumenti informatici. La domanda della ricerca è la seguente: “Può essere un robot umanoide utile ed efficace in contesti riabilitativi dal punto di vista sociale?”. Per poter rispondere, i soggetti sono stati osservati per qualche mese, analizzando i loro interessi (in molti ambiti) e tentando di favorire lo sviluppo di nuove abilità comunicative e motorie. Le attività principali si sono focalizzate su sessioni di dialogo con Pepper su un argomento predeterminato e comune alla maggior parte di loro (per esempio: sport preferito, musica preferita, etc.), momenti di preparazione di una merenda (semplice o complessa) ed infine un momento di dialogo post-merenda (dove si apriva un confronto vocale fra i ragazzi). A fine laboratorio, i dati forniti hanno evidenziato come questo, essendo in fase primordiale, presenti numerosi limiti. Il mancato sviluppo di una personalità e di una banca dati di ontologie (riguardo interessi, ma anche forme di dialogo), ha creato un certo disinteresse verso l’automa, con l’avanzare delle sessioni. Infatti, non è riuscito ad affermarsi come strumento centrale, rendendo obbligatoria la fi-gura del terapeuta come mediatore. Ad aumentare questo divario ha anche contribuito la scarsa intelligenza del robot, che si limitava a ripetere delle frasi preregistrate e non a costruire dei dialoghi veri e propri in base alle risposte degli osservati. Su questa base, si consiglia ai gruppi di studio che continueranno ad occuparsi di questo progetto in futuro, di focalizzarsi principalmente sul miglioramento della personalità del robot e sulla creazione di database di ontologie, in modo tale da renderlo più intelligente e in grado di sviluppare dialoghi ad hoc e differenti per ogni situazione.

Studio dell’interazione fra il robot umanoide Pepper e dei ragazzi con disturbo dello spettro autistico all’interno di un laboratorio terapeutico

MAIELI, ANDREA
2020/2021

Abstract

L’Università di Torino, in collaborazione con Fondazione Paideia, la startup Jumple e Intesa Sanpaolo Innovation Center, ha dato il suo contributo al laboratorio terapeutico “Sugar, Salt & Pepper”, studiando l’interazione fra il robot umanoide Pepper e dei ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico. Gli incontri si sono svolti con cadenza settimanale dal mese di febbraio 2021 fino a giugno dello stesso an-no; ad ogni incontro erano presenti i ragazzi, un terapeuta e gli stagisti ricercatori dell’Università. L’obiettivo di questo studio è quello di analizzare l’interazione (ed i comportamenti connessi) tra i ragazzi e Pepper, al fine di comprendere l’efficacia di una terapia sociale in ambiente controllato attraverso l’utilizzo di strumenti informatici. La domanda della ricerca è la seguente: “Può essere un robot umanoide utile ed efficace in contesti riabilitativi dal punto di vista sociale?”. Per poter rispondere, i soggetti sono stati osservati per qualche mese, analizzando i loro interessi (in molti ambiti) e tentando di favorire lo sviluppo di nuove abilità comunicative e motorie. Le attività principali si sono focalizzate su sessioni di dialogo con Pepper su un argomento predeterminato e comune alla maggior parte di loro (per esempio: sport preferito, musica preferita, etc.), momenti di preparazione di una merenda (semplice o complessa) ed infine un momento di dialogo post-merenda (dove si apriva un confronto vocale fra i ragazzi). A fine laboratorio, i dati forniti hanno evidenziato come questo, essendo in fase primordiale, presenti numerosi limiti. Il mancato sviluppo di una personalità e di una banca dati di ontologie (riguardo interessi, ma anche forme di dialogo), ha creato un certo disinteresse verso l’automa, con l’avanzare delle sessioni. Infatti, non è riuscito ad affermarsi come strumento centrale, rendendo obbligatoria la fi-gura del terapeuta come mediatore. Ad aumentare questo divario ha anche contribuito la scarsa intelligenza del robot, che si limitava a ripetere delle frasi preregistrate e non a costruire dei dialoghi veri e propri in base alle risposte degli osservati. Su questa base, si consiglia ai gruppi di studio che continueranno ad occuparsi di questo progetto in futuro, di focalizzarsi principalmente sul miglioramento della personalità del robot e sulla creazione di database di ontologie, in modo tale da renderlo più intelligente e in grado di sviluppare dialoghi ad hoc e differenti per ogni situazione.
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