This study aims to shed light on the various theories surrounding the possible presence of a “double creation” of humanity in the thought of Gregory of Nyssa. The first chapter examines chapters 16 and 17 of De hominis opificio to trace Gregory’s reasoning behind his references to the double creation of humans. While grappling with the biblical claim that humans were made in the “image” of God, Gregory is struck by a contradiction: humans are subject to passions and capable of evil, traits that cannot reflect the divine image. In an effort to resolve this paradox, Gregory argues that God initially intended to create human nature in complete likeness to Himself, but, foreseeing Adam’s future sin, introduced the distinction of the sexes-something foreign to the divine archetype. Many scholars have interpreted this as a second creative act, sparking debate over the “problem of the double creation.” The second chapter tackles the temporal aspect of this issue. The two creations mentioned by Gregory cannot both produce a historical human individual. A human being, made in both the “image” of God and with irrational components, can only be the result of the “second creation.” The “first creation,” however, yields a universal entity: some scholars interpret this as a timeless, overarching “human nature” inherent in each individual, while others see it as the human pleroma, or the complete realization of humanity at the end of time. Thus, it appears that the outcomes of the first and second creations relate to time differently. However, Gregory asserts that the placement of entities in time is a problem from the human perspective only. God, who exists outside time, cannot be continually creating each entity as it appears in the cosmos. Therefore, regardless of when the results manifest, all of God’s creations constitute a single act and happened in a single moment before the beginning of time. Thus, Gregory’s view excludes two temporally distinct acts of human creation. The third chapter explores the possibility of distinguishing between two creations at least in a logical and ontological sense. By refuting the thesis put forward by Corsini, it is demonstrated that if God had not foreseen Adam’s sin, humans would not have needed sexual reproduction and, therefore, would not have received the distinction of sexes. This leads to the conclusion that, in Gregory’s view, the foreseen sin plays a causal role in part of the creative process, implying two distinct acts of creation: one in which human nature is made in the “image” of God, caused solely by God, and another in which the distinction of sexes is introduced, also caused by the not-yet-committed sin. In the final section of the third chapter, Zachhuber’s thesis is presented as an outstanding attempt to explain creation as a two-phase process. The chapter also offers a brief exploration of the deeper motivation behind Gregory’s idea of a double creation: to safeguard God’s innocence in relation to human imperfection.
Il presente lavoro si propone di fare chiarezza sulle diverse teorie che sono state elaborate riguardo alla possibile presenza di una “doppia creazione” dell’essere umano nella concezione di Gregorio di Nissa. Nel primo capitolo vengono esaminati i capitoli 16 e 17 del De hominis opificio, con lo scopo di individuare il ragionamento che ha spinto Gregorio a inserire nell’opera dei riferimenti alla doppia creazione dell’essere umano. Mentre si confronta con il dato biblico secondo cui l’essere umano è stato creato a “immagine” di Dio, Gregorio si accorge che questo contrasta con un’evidenza empirica: l’essere umano è sottomesso alle passioni e capace di compiere il male, e questi aspetti della sua natura non possono essere “immagine” della natura divina. Nel tentativo di risolvere questa contraddizione, Gregorio afferma che Dio aveva previsto di creare la natura umana in tutto somigliante alla propria, ma che la previsione del futuro peccato di Adamo lo ha indotto a introdurre nell’essere umano la distinzione dei sessi, estranea all’archetipo divino. Questa introduzione è stata intesa da molti interpreti come un secondo atto creativo, e ciò ha aperto il dibattito sul “problema della doppia creazione”. Il secondo capitolo tenta di risolvere gli interrogativi inerenti al piano temporale. Le due creazioni a cui accenna Gregorio non possono produrre entrambe un individuo umano storico: quest’ultimo, costituito sia dalla componente a “immagine” di Dio sia da quella irrazionale, può essere soltanto il risultato della “seconda creazione”. La “prima creazione” ha invece come esito un’entità universale: a seconda degli studiosi, questa è stata interpretata o come una “natura umana” sottintesa a ogni individuo ed esterna al tempo, oppure come il pleroma umano, cioè come l’umanità che si realizza nella sua interezza alla fine del tempo. Sembra, perciò, che i risultati della prima e della seconda creazione non abbiano la stessa relazione con il piano temporale. Tuttavia, il modo in cui gli enti si collocano nel tempo è un problema che, secondo Gregorio, riguarda soltanto la prospettiva umana: Dio non può trascorrere l’eternità a creare tutte le entità che di volta in volta compaiono nel cosmo, perciò è necessario ammettere che, qualsiasi sia la collocazione temporale del loro prodotto, tutte le creazioni operate da Dio costituiscono in realtà un unico atto, e sono dunque avvenute in un solo istante presente al tempo. Quindi, la concezione di Gregorio esclude due creazioni dell’essere umano distinte a livello temporale. Il terzo capitolo riflette, infine, sulla possibilità di distinguere due creazioni dell’essere umano almeno sul piano logico e ontologico. Attraverso una confutazione della tesi proposta da Corsini, è stato possibile dimostrare che, se Dio non avesse previsto il futuro peccato di Adamo, l’essere umano non avrebbe avuto la necessità di riprodursi per via sessuale, e, quindi, neanche di ricevere la distinzione dei sessi. Ne consegue che, nella concezione di Gregorio, il peccato previsto ha la funzione di causa in una parte del processo creativo, e ciò implica la presenza di due creazioni distinte: quella della natura umana a “immagine” di Dio, causata soltanto da quest’ultimo, e quella della distinzione dei sessi, che ha come causa anche il peccato non ancora commesso. In conclusione del terzo capitolo vengono presentate la tesi di Zachhuber, che sembra costituire un eccellente tentativo di spiegare la creazione come avvenuta in due fasi, e una breve ricostruzione della motivazione profonda della presenza di una doppia creazione nel pensiero di Gregorio: il desiderio di garantire l’innocenza di Dio rispetto all’imperfezione umana.
La natura umana a immagine di Dio e la distinzione dei sessi: un'indagine sulla doppia creazione dell'essere umano in Gregorio di Nissa.
D'AGOSTINO, ERICA
2023/2024
Abstract
Il presente lavoro si propone di fare chiarezza sulle diverse teorie che sono state elaborate riguardo alla possibile presenza di una “doppia creazione” dell’essere umano nella concezione di Gregorio di Nissa. Nel primo capitolo vengono esaminati i capitoli 16 e 17 del De hominis opificio, con lo scopo di individuare il ragionamento che ha spinto Gregorio a inserire nell’opera dei riferimenti alla doppia creazione dell’essere umano. Mentre si confronta con il dato biblico secondo cui l’essere umano è stato creato a “immagine” di Dio, Gregorio si accorge che questo contrasta con un’evidenza empirica: l’essere umano è sottomesso alle passioni e capace di compiere il male, e questi aspetti della sua natura non possono essere “immagine” della natura divina. Nel tentativo di risolvere questa contraddizione, Gregorio afferma che Dio aveva previsto di creare la natura umana in tutto somigliante alla propria, ma che la previsione del futuro peccato di Adamo lo ha indotto a introdurre nell’essere umano la distinzione dei sessi, estranea all’archetipo divino. Questa introduzione è stata intesa da molti interpreti come un secondo atto creativo, e ciò ha aperto il dibattito sul “problema della doppia creazione”. Il secondo capitolo tenta di risolvere gli interrogativi inerenti al piano temporale. Le due creazioni a cui accenna Gregorio non possono produrre entrambe un individuo umano storico: quest’ultimo, costituito sia dalla componente a “immagine” di Dio sia da quella irrazionale, può essere soltanto il risultato della “seconda creazione”. La “prima creazione” ha invece come esito un’entità universale: a seconda degli studiosi, questa è stata interpretata o come una “natura umana” sottintesa a ogni individuo ed esterna al tempo, oppure come il pleroma umano, cioè come l’umanità che si realizza nella sua interezza alla fine del tempo. Sembra, perciò, che i risultati della prima e della seconda creazione non abbiano la stessa relazione con il piano temporale. Tuttavia, il modo in cui gli enti si collocano nel tempo è un problema che, secondo Gregorio, riguarda soltanto la prospettiva umana: Dio non può trascorrere l’eternità a creare tutte le entità che di volta in volta compaiono nel cosmo, perciò è necessario ammettere che, qualsiasi sia la collocazione temporale del loro prodotto, tutte le creazioni operate da Dio costituiscono in realtà un unico atto, e sono dunque avvenute in un solo istante presente al tempo. Quindi, la concezione di Gregorio esclude due creazioni dell’essere umano distinte a livello temporale. Il terzo capitolo riflette, infine, sulla possibilità di distinguere due creazioni dell’essere umano almeno sul piano logico e ontologico. Attraverso una confutazione della tesi proposta da Corsini, è stato possibile dimostrare che, se Dio non avesse previsto il futuro peccato di Adamo, l’essere umano non avrebbe avuto la necessità di riprodursi per via sessuale, e, quindi, neanche di ricevere la distinzione dei sessi. Ne consegue che, nella concezione di Gregorio, il peccato previsto ha la funzione di causa in una parte del processo creativo, e ciò implica la presenza di due creazioni distinte: quella della natura umana a “immagine” di Dio, causata soltanto da quest’ultimo, e quella della distinzione dei sessi, che ha come causa anche il peccato non ancora commesso. In conclusione del terzo capitolo vengono presentate la tesi di Zachhuber, che sembra costituire un eccellente tentativo di spiegare la creazione come avvenuta in due fasi, e una breve ricostruzione della motivazione profonda della presenza di una doppia creazione nel pensiero di Gregorio: il desiderio di garantire l’innocenza di Dio rispetto all’imperfezione umana.File | Dimensione | Formato | |
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