Nella mi tesi di laurea tratto di un fatto di cronaca nera che ha avuto un'enorme risonanza mediatica in Italia: il suicidio di un bambino di 11 anni avvenuto a Napoli e la sua presunta correlazione con un fenomeno social conosciuto come Jonathan Galindo. Il minore è stato trovato morto dopo aver lasciato un messaggio scritto ai genitori - come afferma il Corriere della Sera – con su scritto: «Mamma e papà vi amo. Ora devo seguire l’uomo con il cappuccio nero. Non ho più tempo. Perdonatemi». Un messaggio inquietante che, inevitabilmente, non ha fatto che creare un vero e proprio mistero sulla vicenda. Il personaggio a cui si fa riferimento nel testo potrebbe essere proprio Jonathan Galindo, descritto dai media come il “gioco mortale” che avrebbe spinto al suicidio il bambino. Secondo varie ipotesi avanzate dai media l’uomo contatterebbe bimbi e adolescenti sui social come Facebook, Instagram e Tik Tok, chiedendo loro se vogliono partecipare ad uno strano gioco allo scopo di attirarli e coinvolgerli in sfide che potrebbero condurre ad atti di grave autolesionismo o addirittura al suicidio. Come vedremo, però, parecchie volte queste storie sono semplicemente brevi racconti horror che vengono alterati e rinforzati dalla velocità di diffusione del web. Sarà il caso di Jonathan Galindo? Lo scopriremo. Quello che sappiamo è che la Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio. L’obiettivo di questo lavoro di ricerca è quello di arrivare ad avere tante più informazioni possibili, in modo tale da avere un quadro generale e soprattutto una maggiore conoscenza sull’accaduto. Nello specifico, il modo migliore di iniziare questo “percorso investigativo” è porsi delle domande e chiaramente cercare di trovare delle risposte. Le questioni principali da esaminare sono le seguenti. 1) Come si è propagata la notizia di cronaca nei diversi media (quotidiani principali ed emittenti televisive)? 2) Dove nasce il fenomeno Jonathan Galindo e come si è diffuso nel nostro Paese? 3) Esiste davvero un legame tra il bambino di 11 anni e Galindo oppure è tutto frutto di una psicosi collettiva causata dalla amplificazione e superficialità giornalistica? La struttura della ricerca è suddivisa, dunque, in 3 capitoli distinti. Si partirà (capitolo 1) con la presentazione del fatto di cronaca in tutte le sue sfaccettature, facendoci aiutare dalle testate giornalistiche più importanti e autorevoli e anche da alcuni programmi televisivi, provando così a ricostruire il caso in modo chiaro e preciso. Proseguiremo con la ricerca della genesi oltreoceano di Jonathan Galindo, attraverso uno studio approfondito dei media che si sono occupati del fenomeno, e con l’analisi del suo percorso di diffusione mediatica in giro per il mondo (vedremo le varie tappe nel capitolo 2). Nel capitolo finale (capitolo 3), capiremo l’evoluzione del fatto di cronaca e il lettore avrà tutte le informazioni necessarie per accingersi alla conclusione, la quale avrà chiare le risposte alle domande che ci siamo prefissati all’inizio del nostro percorso di ricerca. Lo scopo principale di questo lavoro è il raggiungimento di una maggiore consapevolezza sul come agire, in ambito giornalistico, quando ci sono determinati e delicati casi di cronaca senza farsi dominare dall’allarmismo e dalla superficialità a volte ingiustificata.
JONATHAN GALINDO: TRA GIOCO SOCIAL, PSICOSI COLLETTIVA E FENOMENO MEDIATICO.
FORTUNA, SAMUEL
2020/2021
Abstract
Nella mi tesi di laurea tratto di un fatto di cronaca nera che ha avuto un'enorme risonanza mediatica in Italia: il suicidio di un bambino di 11 anni avvenuto a Napoli e la sua presunta correlazione con un fenomeno social conosciuto come Jonathan Galindo. Il minore è stato trovato morto dopo aver lasciato un messaggio scritto ai genitori - come afferma il Corriere della Sera – con su scritto: «Mamma e papà vi amo. Ora devo seguire l’uomo con il cappuccio nero. Non ho più tempo. Perdonatemi». Un messaggio inquietante che, inevitabilmente, non ha fatto che creare un vero e proprio mistero sulla vicenda. Il personaggio a cui si fa riferimento nel testo potrebbe essere proprio Jonathan Galindo, descritto dai media come il “gioco mortale” che avrebbe spinto al suicidio il bambino. Secondo varie ipotesi avanzate dai media l’uomo contatterebbe bimbi e adolescenti sui social come Facebook, Instagram e Tik Tok, chiedendo loro se vogliono partecipare ad uno strano gioco allo scopo di attirarli e coinvolgerli in sfide che potrebbero condurre ad atti di grave autolesionismo o addirittura al suicidio. Come vedremo, però, parecchie volte queste storie sono semplicemente brevi racconti horror che vengono alterati e rinforzati dalla velocità di diffusione del web. Sarà il caso di Jonathan Galindo? Lo scopriremo. Quello che sappiamo è che la Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio. L’obiettivo di questo lavoro di ricerca è quello di arrivare ad avere tante più informazioni possibili, in modo tale da avere un quadro generale e soprattutto una maggiore conoscenza sull’accaduto. Nello specifico, il modo migliore di iniziare questo “percorso investigativo” è porsi delle domande e chiaramente cercare di trovare delle risposte. Le questioni principali da esaminare sono le seguenti. 1) Come si è propagata la notizia di cronaca nei diversi media (quotidiani principali ed emittenti televisive)? 2) Dove nasce il fenomeno Jonathan Galindo e come si è diffuso nel nostro Paese? 3) Esiste davvero un legame tra il bambino di 11 anni e Galindo oppure è tutto frutto di una psicosi collettiva causata dalla amplificazione e superficialità giornalistica? La struttura della ricerca è suddivisa, dunque, in 3 capitoli distinti. Si partirà (capitolo 1) con la presentazione del fatto di cronaca in tutte le sue sfaccettature, facendoci aiutare dalle testate giornalistiche più importanti e autorevoli e anche da alcuni programmi televisivi, provando così a ricostruire il caso in modo chiaro e preciso. Proseguiremo con la ricerca della genesi oltreoceano di Jonathan Galindo, attraverso uno studio approfondito dei media che si sono occupati del fenomeno, e con l’analisi del suo percorso di diffusione mediatica in giro per il mondo (vedremo le varie tappe nel capitolo 2). Nel capitolo finale (capitolo 3), capiremo l’evoluzione del fatto di cronaca e il lettore avrà tutte le informazioni necessarie per accingersi alla conclusione, la quale avrà chiare le risposte alle domande che ci siamo prefissati all’inizio del nostro percorso di ricerca. Lo scopo principale di questo lavoro è il raggiungimento di una maggiore consapevolezza sul come agire, in ambito giornalistico, quando ci sono determinati e delicati casi di cronaca senza farsi dominare dall’allarmismo e dalla superficialità a volte ingiustificata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/80800