La tesi ha l’obiettivo di illustrare la portata rivoluzionaria del movimento futurista in Italia e in Russia dal punto di vista dell’intellettuale marxista Antonio Gramsci. Il futurismo fu il primo movimento del secolo ad aspirare ad un seguito di massa. Non si trattava più di eguagliare vita e arte all’interno di un’élite ristretta di artisti e intellettuali, ma di trasformare il senso estetico di un’intera società tradizionalista in tutti i campi. Il futurismo vuole distruggere tutto ciò che è tradizionale e i capisaldi della cultura borghese. L’ambito centrale degli interessi di entrambi è la produzione industriale dell’epoca presente e la contrapposizione al passatismo. L’industrialismo è la forma più elevata dell’organizzazione della produzione e il proletariato conduce una lotta per il controllo della macchina industriale. Tuttavia, mentre il futurismo di Marinetti, che grida al nazionalismo e all’imperialismo, diventa funzionale alla società capitalistica, il futurismo russo ha ricevuto i suoi compiti dal proletariato rivoluzionario russo che, dopo la rivoluzione, ha dato vita a una grande opera di elettrificazione e di industrializzazione. Dunque, rafforzando la protesta contro la guerra e la morale di tipo borghese (come è testimoniato dai lavori di Majakovskij), Marinetti diviene un nemico del futurismo, non meno di quanto lo sia il menscevismo per il comunismo. Nonostante ciò, il futurismo è ribellione contro il vecchio modo di vita, è rivoluzione nel campo dell’arte ed è uno, dappertutto. L’interesse di Antonio Gramsci per le avanguardie artistiche non abbandonò mai Gramsci. Se il primo rapporto con il futurismo risale al 1913, si consolidò negli anni de “L’Ordine nuovo” e non è un caso in quanto si inseriva nel tentativo compiuto dal gruppo torinese di replicare in Italia quelle esperienze di originale cultura proletaria che in Russia avevano dato vita all’imponente movimento del Proletkult. All’analisi delle forme sperimentali d’arte, il dirigente del Partito Comunista d’Italia accompagna la lotta per una nuova cultura. Nei Quaderni dal carcere, egli scriverà che l’arte è sempre legata a una determinata cultura o civiltà e quindi, lottando per trasformare una certa cultura, si finirà per modificare il contenuto dell’opera d’arte in quanto si modificano i rapporti di cui l’uomo è espressione necessaria. La lotta per la cultura proletaria culminerà in una nuova cultura unitaria e armonica dell’umanità. Il suo scopo è innalzarsi al di sopra delle macerie della cultura borghese, fino ad una cultura universale che soddisfi tutti i lati dell’anima umana.

Antonio Gramsci e le avanguardie futuriste

FONTANA, FIORANNA ELIANA PATMOS
2020/2021

Abstract

La tesi ha l’obiettivo di illustrare la portata rivoluzionaria del movimento futurista in Italia e in Russia dal punto di vista dell’intellettuale marxista Antonio Gramsci. Il futurismo fu il primo movimento del secolo ad aspirare ad un seguito di massa. Non si trattava più di eguagliare vita e arte all’interno di un’élite ristretta di artisti e intellettuali, ma di trasformare il senso estetico di un’intera società tradizionalista in tutti i campi. Il futurismo vuole distruggere tutto ciò che è tradizionale e i capisaldi della cultura borghese. L’ambito centrale degli interessi di entrambi è la produzione industriale dell’epoca presente e la contrapposizione al passatismo. L’industrialismo è la forma più elevata dell’organizzazione della produzione e il proletariato conduce una lotta per il controllo della macchina industriale. Tuttavia, mentre il futurismo di Marinetti, che grida al nazionalismo e all’imperialismo, diventa funzionale alla società capitalistica, il futurismo russo ha ricevuto i suoi compiti dal proletariato rivoluzionario russo che, dopo la rivoluzione, ha dato vita a una grande opera di elettrificazione e di industrializzazione. Dunque, rafforzando la protesta contro la guerra e la morale di tipo borghese (come è testimoniato dai lavori di Majakovskij), Marinetti diviene un nemico del futurismo, non meno di quanto lo sia il menscevismo per il comunismo. Nonostante ciò, il futurismo è ribellione contro il vecchio modo di vita, è rivoluzione nel campo dell’arte ed è uno, dappertutto. L’interesse di Antonio Gramsci per le avanguardie artistiche non abbandonò mai Gramsci. Se il primo rapporto con il futurismo risale al 1913, si consolidò negli anni de “L’Ordine nuovo” e non è un caso in quanto si inseriva nel tentativo compiuto dal gruppo torinese di replicare in Italia quelle esperienze di originale cultura proletaria che in Russia avevano dato vita all’imponente movimento del Proletkult. All’analisi delle forme sperimentali d’arte, il dirigente del Partito Comunista d’Italia accompagna la lotta per una nuova cultura. Nei Quaderni dal carcere, egli scriverà che l’arte è sempre legata a una determinata cultura o civiltà e quindi, lottando per trasformare una certa cultura, si finirà per modificare il contenuto dell’opera d’arte in quanto si modificano i rapporti di cui l’uomo è espressione necessaria. La lotta per la cultura proletaria culminerà in una nuova cultura unitaria e armonica dell’umanità. Il suo scopo è innalzarsi al di sopra delle macerie della cultura borghese, fino ad una cultura universale che soddisfi tutti i lati dell’anima umana.
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