Trying to define the autonomy, or independence, of a polis has always been one of the main tasks in the research and study of Greek history, and for this reason it seems to be a closed chapter. Yet the normalisation and universalisation that are typical acts of a legal analysis of the subject have created a series of inconsistencies and internal difficulties in defining what the term autonomy really meant for a Greek. In this sense, a list of infringements, or a fixed and equal vision for all, is not enough, since the various incidences do not allow us to arrive at a single and univocal result for each reference to the concept. Therefore, starting from the sources, an attempt has been made to refound the definition of the concept of independence in the Greek world according to the constraints and limits of the exercise of sovereignty, and this by trying to highlight different versions according to the geographical area, or historical-cultural climate, of origin. In this way, the relationship between tradition, domination, control, the need for freedom and the struggle for survival and resistance generates a particularistic vision of autonomy, always linked to one's own restricted context, the speaker or the institutional reality under consideration. This discourse can be applied both in the 5th century, under the light of Thucydides' evidence, and in the face of the instrument of the koine eirene, the diplomatic treaty par excellence with which an attempt was made to limit as far as possible any kind of conflict by placing as a constraint precisely the recognition and respect for the autonomy of the individual participants. The problem, then, of the continuous clash between the self-determination of each community and the heterodetermination of its sovereignty by others can be framed in continuous specific moments of Greek history, freeing itself from the need to find a single definition valid for all.
Cercare di definire l'autonomia, o l'indipendenza, di una polis è sempre stato uno dei compiti principali nella ricerca e nello studio della storia greca, e per questo sembra essere un capitolo chiuso. Eppure, la normalizzazione e l'universalizzazione, atti tipici di un'analisi di carattere giuridico sul tema, hanno creato una serie di incongruenze e di difficoltà interne nella definizione di che cosa volesse davvero dire, per un greco, il termine autonomia. Non basta, in tal senso, un elenco di infrazioni, o una visione fissa e uguale per tutti, dal momento che le varie incidenze non permettono di arrivare ad un singolo e univoco risultato per ogni richiamo al concetto. Ripartendo, allora, dalle fonti, si è cercato di rifondare la definizione del concetto di indipendenza del mondo greco secondo i vincoli e i limiti dell'esercizio di sovranità, e questo cercando di evidenziare diverse versioni in base all'area geografica, o al clima storico-culturale, di provenienza. In questo modo, il rapporto tra tradizione, dominio, controllo, esigenza di libertà e lotta per la sopravvivenza e la resistenza genera una visione particolaristica di autonomia, legata sempre al proprio contesto ristretto, al parlante o alla realtà istituzionale presa in esame. Questo discorso può essere applicato sia in V secolo, sotto la luce delle evidenze tucididee, sia davanti allo strumento della koine eirene, il trattato diplomatico per eccellenza con il quale si cercò di limitare al massimo ogni tipo di conflitto ponendo come vincolo proprio il riconoscimento e il rispetto dell'autonomia dei singoli partecipanti. Il problema, allora, del continuo scontro tra autodeterminazione di ogni comunità ed eterodeterminazione della propria sovranità da altri si riesce ad incasellare in continui momenti specifici della storia greca, sganciandosi dalla necessità di trovare una singola definizione valida per tutti.
"ESSERE LORO STESSI LEGGE" Una riflessione sul principio di autonomia alla luce del particolarismo greco e della koine eirene nel V e IV secolo a.C.
PEDAZZINI, HAN
2020/2021
Abstract
Cercare di definire l'autonomia, o l'indipendenza, di una polis è sempre stato uno dei compiti principali nella ricerca e nello studio della storia greca, e per questo sembra essere un capitolo chiuso. Eppure, la normalizzazione e l'universalizzazione, atti tipici di un'analisi di carattere giuridico sul tema, hanno creato una serie di incongruenze e di difficoltà interne nella definizione di che cosa volesse davvero dire, per un greco, il termine autonomia. Non basta, in tal senso, un elenco di infrazioni, o una visione fissa e uguale per tutti, dal momento che le varie incidenze non permettono di arrivare ad un singolo e univoco risultato per ogni richiamo al concetto. Ripartendo, allora, dalle fonti, si è cercato di rifondare la definizione del concetto di indipendenza del mondo greco secondo i vincoli e i limiti dell'esercizio di sovranità, e questo cercando di evidenziare diverse versioni in base all'area geografica, o al clima storico-culturale, di provenienza. In questo modo, il rapporto tra tradizione, dominio, controllo, esigenza di libertà e lotta per la sopravvivenza e la resistenza genera una visione particolaristica di autonomia, legata sempre al proprio contesto ristretto, al parlante o alla realtà istituzionale presa in esame. Questo discorso può essere applicato sia in V secolo, sotto la luce delle evidenze tucididee, sia davanti allo strumento della koine eirene, il trattato diplomatico per eccellenza con il quale si cercò di limitare al massimo ogni tipo di conflitto ponendo come vincolo proprio il riconoscimento e il rispetto dell'autonomia dei singoli partecipanti. Il problema, allora, del continuo scontro tra autodeterminazione di ogni comunità ed eterodeterminazione della propria sovranità da altri si riesce ad incasellare in continui momenti specifici della storia greca, sganciandosi dalla necessità di trovare una singola definizione valida per tutti.File | Dimensione | Formato | |
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