L’elaborato ha ad oggetto la disparità di trattamento nel lavoro fra uomo e donna. Lo scopo è quello di evidenziare come sia modificata nel tempo la figura della lavoratrice, sicuramente migliorata rispetto all’inizio del Novecento ma ancora oggi vittima di frequenti discriminazioni per la sola ragione del genere di appartenenza. Nella prima parte di carattere storico si descrive la figura della donna ad inizio del secolo scorso, indicando come fosse varata nei suoi confronti una normativa principalmente protezionistica. Ciò cambia con l’avvento del Fascismo, il quale si adopera per bloccare qualsiasi tentativo di emarginazione femminile, ricordando come il loro principale compito e dovere sia quello di essere madri. In questo contesto storico si inseriscono anche le discussioni in seno all’Assemblea Costituente per la redazione degli artt.37-51 Cost. evidenziando come non tutti gli onorevoli fossero favorevoli ad una piena equiparazione con il lavoratore uomo. Successivamente si evidenziano tutte le difficoltà che sono state affrontate dalle donne per raggiungere una condizione lavorativa migliore rispetto al passato. Si analizzano i principali interventi normativi, sia nazionali che internazionali, tendenti all’uguaglianza di genere tra i lavoratori. Per questo motivo si mostra come si è giunti alla dichiarazione di nullità delle clausole di nubilato, del divieto di licenziamento per matrimonio e di come sia stata sancita il diritto anche alle donne di ricoprire incarichi pubblici, sia giudici popolari che l’accesso alla magistratura. Per ognuno di questi temi si è riportato il parere della dottrina, ma soprattutto si è indicato l’apporto della giurisprudenza, in particolar modo della Corte Costituzionale e della Cassazione. Dopo di che si sono analizzate le novità introdotte con la legge n.903/1977, volta a sancire la parità di trattamento fra uomini e donne nel lavoro. Se ne evidenziano le principali criticità, perché nonostante l’enunciazione del divieto di discriminazione, non si è intervenuti sulle cause scaturenti tali comportamenti. Inoltre, si dimostra come non sia stato raggiunto il risultato sperato a causa di una scarsa conoscenza da parte delle lavoratrici e di una mancata applicazione giurisprudenziale. Successivamente si illustrano le novità apportate con la legge n.125/1991, ovvero il concetto di discriminazione diretta ed indiretta ma anche l’inversione dell’onere della prova in sede di giudizio. Ci si concentra su come un possibile strumento per affrontare i persistenti stereotipi culturali nei confronti delle donne sia la deroga al principio di uguaglianza, mediante l’utilizzo della c.d. azioni positive, andando però a verificare quali se siano costituzionalmente legittime. Nell’ultima parte si descrive la condizione attuale, indicando come sia evidente il gender gap all’interno del mondo del lavoro, causato da una scarsa partecipazione femminile ma anche da una persistente segregazione occupazione sia orizzontale che verticale. Si ipotizza come questo problema possa esser risolto incentivando la presenza delle donne, seguendo il meccanismo introdotto con la legge Golfo-Mosca. Infine, ci si occupa del gender pay gap, il quale ancora una volta penalizza le donne. Si indicano quali siano le cause e le possibili soluzioni, come ad esempio incentivando una maggior collaborazione da parte del padre nei lavori domestici e una maggior applicazione del principio di trasparenza negli elementi caratterizzanti la retribuzione.

Disparità di genere in ambito lavorativo

ABRATE, MONICA
2021/2022

Abstract

L’elaborato ha ad oggetto la disparità di trattamento nel lavoro fra uomo e donna. Lo scopo è quello di evidenziare come sia modificata nel tempo la figura della lavoratrice, sicuramente migliorata rispetto all’inizio del Novecento ma ancora oggi vittima di frequenti discriminazioni per la sola ragione del genere di appartenenza. Nella prima parte di carattere storico si descrive la figura della donna ad inizio del secolo scorso, indicando come fosse varata nei suoi confronti una normativa principalmente protezionistica. Ciò cambia con l’avvento del Fascismo, il quale si adopera per bloccare qualsiasi tentativo di emarginazione femminile, ricordando come il loro principale compito e dovere sia quello di essere madri. In questo contesto storico si inseriscono anche le discussioni in seno all’Assemblea Costituente per la redazione degli artt.37-51 Cost. evidenziando come non tutti gli onorevoli fossero favorevoli ad una piena equiparazione con il lavoratore uomo. Successivamente si evidenziano tutte le difficoltà che sono state affrontate dalle donne per raggiungere una condizione lavorativa migliore rispetto al passato. Si analizzano i principali interventi normativi, sia nazionali che internazionali, tendenti all’uguaglianza di genere tra i lavoratori. Per questo motivo si mostra come si è giunti alla dichiarazione di nullità delle clausole di nubilato, del divieto di licenziamento per matrimonio e di come sia stata sancita il diritto anche alle donne di ricoprire incarichi pubblici, sia giudici popolari che l’accesso alla magistratura. Per ognuno di questi temi si è riportato il parere della dottrina, ma soprattutto si è indicato l’apporto della giurisprudenza, in particolar modo della Corte Costituzionale e della Cassazione. Dopo di che si sono analizzate le novità introdotte con la legge n.903/1977, volta a sancire la parità di trattamento fra uomini e donne nel lavoro. Se ne evidenziano le principali criticità, perché nonostante l’enunciazione del divieto di discriminazione, non si è intervenuti sulle cause scaturenti tali comportamenti. Inoltre, si dimostra come non sia stato raggiunto il risultato sperato a causa di una scarsa conoscenza da parte delle lavoratrici e di una mancata applicazione giurisprudenziale. Successivamente si illustrano le novità apportate con la legge n.125/1991, ovvero il concetto di discriminazione diretta ed indiretta ma anche l’inversione dell’onere della prova in sede di giudizio. Ci si concentra su come un possibile strumento per affrontare i persistenti stereotipi culturali nei confronti delle donne sia la deroga al principio di uguaglianza, mediante l’utilizzo della c.d. azioni positive, andando però a verificare quali se siano costituzionalmente legittime. Nell’ultima parte si descrive la condizione attuale, indicando come sia evidente il gender gap all’interno del mondo del lavoro, causato da una scarsa partecipazione femminile ma anche da una persistente segregazione occupazione sia orizzontale che verticale. Si ipotizza come questo problema possa esser risolto incentivando la presenza delle donne, seguendo il meccanismo introdotto con la legge Golfo-Mosca. Infine, ci si occupa del gender pay gap, il quale ancora una volta penalizza le donne. Si indicano quali siano le cause e le possibili soluzioni, come ad esempio incentivando una maggior collaborazione da parte del padre nei lavori domestici e una maggior applicazione del principio di trasparenza negli elementi caratterizzanti la retribuzione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/80685