This thesis project deals with the study and restoration of an unpublished Ottoman helmet belonging to the collections of the Castle of Racconigi (CN). The headgear, characterised by a complex multimaterial structure, is distinguished by its anomalous 'soft' conformation rendered by padded and quilted textile constituents, enriched by metal elements also applied for decorative purposes. Other similarly composed, disjointed but contextual elements, namely a cheek piece and a nose piece, were also considered. The in-depth research of archive material, trade volumes, auction catalogues and digitised collections of national and international museums was the first step towards framing the artefact and thus correctly addressing the restoration work. Thanks to the discovery of two important historical photographs and their captions from Istanbul, it was possible to place the helmet with certainty in the context of Islamic armour of Ottoman origin within which, however, no precise correspondence of form and craftmanship was found. An in-depth technical and morphological reading of the artefact, together with a comparative analysis with headgears originating in the Islamic area, led to the suggestion of its probable ceremonial use and possible chronological placement in the 16th century. An extensive and differentiated diagnostic plan allowed the characterisation of the constituent materials and, at the same time, the understanding of the relative alteration phenomena that had already taken place or were still in progress. This understanding, coupled with targeted scientific investigations, addressed an intervention approach aimed at stabilising the artefact against the development of degradation processes and enhancing its formal and decorative qualities. In particular, it pointed to harmoniously comply with the requirements of the textile and metal material co-presence. The articulated multimaterial condition recommended a particular attention to preventive conservation strategies. A complex stratigraphy of organic matter, in particular, notoriously exposes artefacts to the risk of biodeterioration. Accordingly, an in-depth molecular investigation (metabarcoding) was conducted to characterise the diversity of fungi detected on the main textile covering surfaces during preliminary diagnostic investigations. The obtained findings allowed to objectively recognize the need of adequate microclimatic conditions for the future preservation of the headgear. Finally, the paper suggests a method of arrangement that may favour the correct overall reading of the artefact thanks to the relocation of the otherwise disjointed cheek piece.
Il presente progetto di tesi tratta lo studio ed il restauro di un inedito elmo ottomano appartenente alle collezioni del Castello di Racconigi (CN). Il copricapo, caratterizzato da una complessa struttura polimaterica, si distingue per l’anomala conformazione “morbida”, resa dalla costituzione in gran parte tessile, imbottita e trapuntata, arricchita da elementi metallici applicati anche a scopo decorativo. Analogamente composti, inoltre, sono rispettivamente due elementi contestuali ma giunti separati, ossia un guanciale ed il nasale. L’approfondito sviluppo di ricerche su materiale d’archivio, volumi di settore, cataloghi d’asta e collezioni digitalizzate di musei nazionali ed internazionali è stato il primo passo per inquadrare il manufatto e quindi indirizzare correttamente alla progettazione dell’intervento. Grazie al ritrovamento di due importanti fotografie storiche e relative didascalie provenienti da Istanbul, è stato possibile inserire con certezza l’elmo nel contesto delle armature islamiche di origine ottomana, all’interno del quale, tuttavia, non si sono trovate precise corrispondenze di forma e costituzione. Alla luce del relativo ambito di provenienza, lo studio è proseguito mediante una profonda lettura tecnica e morfologica del manufatto che insieme allo svolgersi di un’analisi comparata con copricapi originari dell’area islamica ha portato a suggerirne il probabile impiego cerimoniale e la possibile collocazione cronologica al secolo XVI. Fondamentale è stato inoltre il contributo apportato dallo sviluppo di un esteso e differenziato piano diagnostico che ha permesso l’analisi delle materie costitutive l’elmo e contemporaneamente la comprensione dei relativi fenomeni di alterazione pregressi o ancora in atto. Tale caratterizzazione, supportata da indagini di natura scientifica propedeutiche all’intervento, è stata determinante per poter operare secondo un approccio che fosse finalizzato a stabilizzare il manufatto nei confronti dello sviluppo dei processi di degrado e a valorizzarne le qualità formali e decorative, avendo cura di mantenersi armonicamente nel rispetto di entrambe le materie, tessili e metalliche, strettamente compresenti. Di fronte all’articolata condizione polimaterica, è stato inoltre ritenuto importante rivolgere una particolare attenzione all’aspetto di conservazione preventiva, tema sensibile data la complessa stratigrafia di materia organica, elemento che espone notoriamente al rischio di attacchi da parte di (micro)organismi biodeteriogeni. A tal proposito è stata sviluppata un’indagine di approfondimento volta a caratterizzare mediante analisi molecolari (metabarcoding) la diversità della componente fungina preliminarmente rilevata sulle principali superfici tessili di rivestimento, così evidenziando con dati oggettivi la futura necessità di mantenere il copricapo entro adeguate condizioni microclimatiche. L’elaborato si conclude mantenendosi sulla linea della futura conservazione, con la proposta di una modalità di allestimento che possa favorire la corretta lettura d’insieme del manufatto grazie al ricollocamento del guanciale altrimenti disgiunto.
Restauro e valorizzazione di un elmo giannizzero a turbante trapuntato, in stile kavuk, delle collezioni del Castello di Racconigi (CN): problematiche conservative e di intervento nel complesso dialogo tra i materiali
TECCO, ARIANNA
2020/2021
Abstract
Il presente progetto di tesi tratta lo studio ed il restauro di un inedito elmo ottomano appartenente alle collezioni del Castello di Racconigi (CN). Il copricapo, caratterizzato da una complessa struttura polimaterica, si distingue per l’anomala conformazione “morbida”, resa dalla costituzione in gran parte tessile, imbottita e trapuntata, arricchita da elementi metallici applicati anche a scopo decorativo. Analogamente composti, inoltre, sono rispettivamente due elementi contestuali ma giunti separati, ossia un guanciale ed il nasale. L’approfondito sviluppo di ricerche su materiale d’archivio, volumi di settore, cataloghi d’asta e collezioni digitalizzate di musei nazionali ed internazionali è stato il primo passo per inquadrare il manufatto e quindi indirizzare correttamente alla progettazione dell’intervento. Grazie al ritrovamento di due importanti fotografie storiche e relative didascalie provenienti da Istanbul, è stato possibile inserire con certezza l’elmo nel contesto delle armature islamiche di origine ottomana, all’interno del quale, tuttavia, non si sono trovate precise corrispondenze di forma e costituzione. Alla luce del relativo ambito di provenienza, lo studio è proseguito mediante una profonda lettura tecnica e morfologica del manufatto che insieme allo svolgersi di un’analisi comparata con copricapi originari dell’area islamica ha portato a suggerirne il probabile impiego cerimoniale e la possibile collocazione cronologica al secolo XVI. Fondamentale è stato inoltre il contributo apportato dallo sviluppo di un esteso e differenziato piano diagnostico che ha permesso l’analisi delle materie costitutive l’elmo e contemporaneamente la comprensione dei relativi fenomeni di alterazione pregressi o ancora in atto. Tale caratterizzazione, supportata da indagini di natura scientifica propedeutiche all’intervento, è stata determinante per poter operare secondo un approccio che fosse finalizzato a stabilizzare il manufatto nei confronti dello sviluppo dei processi di degrado e a valorizzarne le qualità formali e decorative, avendo cura di mantenersi armonicamente nel rispetto di entrambe le materie, tessili e metalliche, strettamente compresenti. Di fronte all’articolata condizione polimaterica, è stato inoltre ritenuto importante rivolgere una particolare attenzione all’aspetto di conservazione preventiva, tema sensibile data la complessa stratigrafia di materia organica, elemento che espone notoriamente al rischio di attacchi da parte di (micro)organismi biodeteriogeni. A tal proposito è stata sviluppata un’indagine di approfondimento volta a caratterizzare mediante analisi molecolari (metabarcoding) la diversità della componente fungina preliminarmente rilevata sulle principali superfici tessili di rivestimento, così evidenziando con dati oggettivi la futura necessità di mantenere il copricapo entro adeguate condizioni microclimatiche. L’elaborato si conclude mantenendosi sulla linea della futura conservazione, con la proposta di una modalità di allestimento che possa favorire la corretta lettura d’insieme del manufatto grazie al ricollocamento del guanciale altrimenti disgiunto.File | Dimensione | Formato | |
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