Le marcate differenze in termini di impronta antropica oggi riscontrabili sul territorio italiano potrebbero essersi tradotte in importanti variazioni nella distribuzione di alcune specie. I chirotteri, grazie alla loro sensibilità ai cambiamenti ambientali, alla numerosità delle specie presenti in Italia e in Piemonte e alla facilità di campionamento, sono degli ottimi candidati per studiarne gli effetti sugli ecosistemi. L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare, attraverso il monitoraggio bioacustico della chirotterofauna, la presenza e l’attività delle diverse specie in Piemonte lungo un gradiente di impronta antropica crescente. Inoltre, è stata effettuata un’analisi a livello di habitat per valutarne l’importanza rispetto al livello di disturbo antropico presente. Nell’area di studio sono state stabilite 4 fasce di impronta antropica, all’interno di ogni fascia sono stati individuati 4 habitat chiave per la chirotterofauna (aree urbanizzate, boschi, zone aperte e corpi idrici) e in ognuno di questi sono stati selezionati 2 siti di monitoraggio bioacustico. Sono stati definiti quindi 96 punti totali. L’analisi acustica delle registrazioni raccolte (aprile - settembre 2021, 3 repliche) ha permesso di identificare le specie presenti. Sono state effettuate analisi statistiche attraverso modelli GAM per comprendere come le diverse variabili indipendenti considerate (impronta antropica, aree urbanizzate, boschi, zone aperte, fiumi, laghi, periodo dell’anno e temperatura) influenzano la chirotterofauna nell’area di studio. Nello studio è stato identificato un pool di specie in grado di descrivere le alterazioni esistenti dei sistemi naturali: in corrispondenza di determinati livelli di impronta antropica, sono stati rilevati cali significativi nella probabilità di presenza o nell’attività di alcune specie. Pipistrellus pygmaeus è risultato essere la specie più sensibile, rispondendo negativamente già a bassi valori di impronta antropica, seguito da Pipistrellus pipistrellus, Nyctalus leisleri e le specie del genere Myotis. Specie quali Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Pipistrellus nathusii, sono invece risultate indicatrici per valori intermedi. Infine, Tadarida teniotis e Pipistrellus kuhlii si sono dimostrate le più tolleranti al disturbo, con massima probabilità di presenza e di attività per alti valori di impronta antropica. Inoltre, è stato accertato il ruolo degli habitat: le singole specie mostrano esigenze e preferenze differenti nell’utilizzo dell’habitat e la presenza di una determinata tipologia di habitat prevale nell’influenzare la distribuzione e l’attività delle specie, rispetto ai valori di impronta antropica. I risultati indicano l’importanza di mantenere un’ampia eterogeneità ambientale e di conservare gli habitat chiave per la chirotterofauna anche all’interno di aree modificate dall’uomo. In generale, l’habitat bosco e i corpi idrici sono risultati essere gli ambienti più favorevoli alla presenza e all’attività dei chirotteri. Alcune porzioni di habitat idoneo all’interno di aree fortemente antropizzate potrebbero influire positivamente sulle capacità di utilizzo del territorio da parte delle specie. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per capire quali metodi potrebbero essere più efficaci per garantire la massima idoneità del territorio per i chirotteri, in quanto sono ancora molte le dinamiche da chiarire sulle abitudini, sulla scelta dell'habitat, sugli spostamenti e sulle minacce influenti.

I chirotteri come bioindicatori dell'impronta antropica in Piemonte: implicazioni per la conservazione.

MEO, DENISE
2020/2021

Abstract

Le marcate differenze in termini di impronta antropica oggi riscontrabili sul territorio italiano potrebbero essersi tradotte in importanti variazioni nella distribuzione di alcune specie. I chirotteri, grazie alla loro sensibilità ai cambiamenti ambientali, alla numerosità delle specie presenti in Italia e in Piemonte e alla facilità di campionamento, sono degli ottimi candidati per studiarne gli effetti sugli ecosistemi. L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare, attraverso il monitoraggio bioacustico della chirotterofauna, la presenza e l’attività delle diverse specie in Piemonte lungo un gradiente di impronta antropica crescente. Inoltre, è stata effettuata un’analisi a livello di habitat per valutarne l’importanza rispetto al livello di disturbo antropico presente. Nell’area di studio sono state stabilite 4 fasce di impronta antropica, all’interno di ogni fascia sono stati individuati 4 habitat chiave per la chirotterofauna (aree urbanizzate, boschi, zone aperte e corpi idrici) e in ognuno di questi sono stati selezionati 2 siti di monitoraggio bioacustico. Sono stati definiti quindi 96 punti totali. L’analisi acustica delle registrazioni raccolte (aprile - settembre 2021, 3 repliche) ha permesso di identificare le specie presenti. Sono state effettuate analisi statistiche attraverso modelli GAM per comprendere come le diverse variabili indipendenti considerate (impronta antropica, aree urbanizzate, boschi, zone aperte, fiumi, laghi, periodo dell’anno e temperatura) influenzano la chirotterofauna nell’area di studio. Nello studio è stato identificato un pool di specie in grado di descrivere le alterazioni esistenti dei sistemi naturali: in corrispondenza di determinati livelli di impronta antropica, sono stati rilevati cali significativi nella probabilità di presenza o nell’attività di alcune specie. Pipistrellus pygmaeus è risultato essere la specie più sensibile, rispondendo negativamente già a bassi valori di impronta antropica, seguito da Pipistrellus pipistrellus, Nyctalus leisleri e le specie del genere Myotis. Specie quali Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Pipistrellus nathusii, sono invece risultate indicatrici per valori intermedi. Infine, Tadarida teniotis e Pipistrellus kuhlii si sono dimostrate le più tolleranti al disturbo, con massima probabilità di presenza e di attività per alti valori di impronta antropica. Inoltre, è stato accertato il ruolo degli habitat: le singole specie mostrano esigenze e preferenze differenti nell’utilizzo dell’habitat e la presenza di una determinata tipologia di habitat prevale nell’influenzare la distribuzione e l’attività delle specie, rispetto ai valori di impronta antropica. I risultati indicano l’importanza di mantenere un’ampia eterogeneità ambientale e di conservare gli habitat chiave per la chirotterofauna anche all’interno di aree modificate dall’uomo. In generale, l’habitat bosco e i corpi idrici sono risultati essere gli ambienti più favorevoli alla presenza e all’attività dei chirotteri. Alcune porzioni di habitat idoneo all’interno di aree fortemente antropizzate potrebbero influire positivamente sulle capacità di utilizzo del territorio da parte delle specie. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per capire quali metodi potrebbero essere più efficaci per garantire la massima idoneità del territorio per i chirotteri, in quanto sono ancora molte le dinamiche da chiarire sulle abitudini, sulla scelta dell'habitat, sugli spostamenti e sulle minacce influenti.
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