Il seguente elaborato ha lo scopo di analizzare l’evoluzione del tema della sostenibilità, sempre più caro a tutte le imprese, da parte dell’industry della moda. Il consumo di acqua, l’utilizzo di agenti chimici, le emissioni di CO2 e la produzione di rifiuti sono i principali danni di un settore in costante crescita. Osservando i dati diffusi da Fashion For Good il consumo di abbigliamento è destinato a crescere del 65% entro il 2030, però oggi le aziende stanno iniziando a rivoluzionare le loro supply chain in ottica sostenibile. La consapevolezza riguardo ai danni causati all’ambiente dall’industria della moda ha certamente aperto la strada a molte iniziative che a volte, purtroppo, non sono altro se non greenwashing, ma ha portato anche i grandi gruppi ad iniziare un percorso di riflessione riguardo i loro processi produttivi, mettendo in discussione metodi di lavorazione e materiali un tempo dati per scontati nel mondo del lusso. Armani, Valentino, Balenciaga e non solo: il 2021 probabilmente verrà ricordato come l’anno in cui sono capitolate anche le ultime maison legate all’utilizzo di pellicce in collezione. Quello che prima faceva status, ora per molti sta diventando un tabù. Oggi la situazione è totalmente ribaltata e vi è un prosumer che vuole essere sempre più parte attiva nella global value chain. D’altra parte, la moda non fa altro se non riflettere i cambiamenti della società. È successo con le micro-rivoluzioni del guardaroba femminile, dai pantaloni di Coco Chanel alla prima minigonna di Mary Quant. Oggi sta succedendo ancora con i capi green. Inoltre, nell’elaborato è stata condotta una survey attraverso l’ausilio di un Google form per indagare le percezioni dei consumatori riguardo al tema della sostenibilità. Il report di Lyst afferma che le ricerche di parole chiave correlate alla sostenibilità sono aumentate del 37% e la key word “pelle vegana” supera le 33mila ricerche al mese. Non stupisce quindi che anche il baluardo del lusso più estremo ed elitario, Hermès, abbia deciso di utilizzare una fibra a base di funghi, vegana e biodegradabile per uno dei suoi modelli più iconici come la Victoria Bag. Nell’elaborato si analizzeranno inoltre due casi: Dolce&Gabbana e Sease. Quest’ultima è un’azienda operante nell’high fashion fondata da Franco e Giacomo Loro Piana che è un emblema riguardo al tema della sostenibilità grazie all’utilizzo di materiali innovativi e green come il bio-nylon e grazie alla supply chain interamente italiana.
SOSTENIBILITÁ NEL MONDO LUXURY FASHION
PARISOT, BIKRAM
2021/2022
Abstract
Il seguente elaborato ha lo scopo di analizzare l’evoluzione del tema della sostenibilità, sempre più caro a tutte le imprese, da parte dell’industry della moda. Il consumo di acqua, l’utilizzo di agenti chimici, le emissioni di CO2 e la produzione di rifiuti sono i principali danni di un settore in costante crescita. Osservando i dati diffusi da Fashion For Good il consumo di abbigliamento è destinato a crescere del 65% entro il 2030, però oggi le aziende stanno iniziando a rivoluzionare le loro supply chain in ottica sostenibile. La consapevolezza riguardo ai danni causati all’ambiente dall’industria della moda ha certamente aperto la strada a molte iniziative che a volte, purtroppo, non sono altro se non greenwashing, ma ha portato anche i grandi gruppi ad iniziare un percorso di riflessione riguardo i loro processi produttivi, mettendo in discussione metodi di lavorazione e materiali un tempo dati per scontati nel mondo del lusso. Armani, Valentino, Balenciaga e non solo: il 2021 probabilmente verrà ricordato come l’anno in cui sono capitolate anche le ultime maison legate all’utilizzo di pellicce in collezione. Quello che prima faceva status, ora per molti sta diventando un tabù. Oggi la situazione è totalmente ribaltata e vi è un prosumer che vuole essere sempre più parte attiva nella global value chain. D’altra parte, la moda non fa altro se non riflettere i cambiamenti della società. È successo con le micro-rivoluzioni del guardaroba femminile, dai pantaloni di Coco Chanel alla prima minigonna di Mary Quant. Oggi sta succedendo ancora con i capi green. Inoltre, nell’elaborato è stata condotta una survey attraverso l’ausilio di un Google form per indagare le percezioni dei consumatori riguardo al tema della sostenibilità. Il report di Lyst afferma che le ricerche di parole chiave correlate alla sostenibilità sono aumentate del 37% e la key word “pelle vegana” supera le 33mila ricerche al mese. Non stupisce quindi che anche il baluardo del lusso più estremo ed elitario, Hermès, abbia deciso di utilizzare una fibra a base di funghi, vegana e biodegradabile per uno dei suoi modelli più iconici come la Victoria Bag. Nell’elaborato si analizzeranno inoltre due casi: Dolce&Gabbana e Sease. Quest’ultima è un’azienda operante nell’high fashion fondata da Franco e Giacomo Loro Piana che è un emblema riguardo al tema della sostenibilità grazie all’utilizzo di materiali innovativi e green come il bio-nylon e grazie alla supply chain interamente italiana.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/80413