Pulmonary embolism (EP) is a frequent complication of SARS-COV-2 infection, affecting 16.5% of patients with severe disease, but the common risk factors for venous thromboembolism (TEV) have a minimal role in its pathogenesis, contrarily to other possible mechanisms related to the hypercoagulability state generated by the virus. The EP has occurred mainly in patients with severe COVID-19 disease, but not everyone who develops a severe disease manifests EP. OBJECTIVE The objective of the study is to highlight the main comorbidities and alterations of the haematochemical parameters involved in the genesis of the thrombotic event in a cohort of patients with EP associated with COVID-19 infection, compared to a cohort of patients with COVID-19 pneumonia without EP. MATERIALS AND METHODS The retrospective study included a cohort of 61 patients with previous EP from COVID-19, followed at the AOU San Luigi Gonzaga clinic of haemostasis in Orbassano from January 2021 to April 2022 and a control group of 68 patients admitted for COVID-19 pneumonia at the same hospital from November 2020 to January 2022. The clinical and laboratory characteristics of the two groups were compared through statistical analysis (ANOVA for categorical variables and Pearson’s Chi-squared test for continuous variables). The statistical significance was indicated with the calculation of p value, for values of p <0.05. RESULTS Among patients who developed EP, 13.5% had concurrent deep vein thrombosis (DVT). The presence of comorbidity was not significantly different between the two groups, except for hypertension, which was present in 51% of patients with EP, compared to a 6% of the group without EP. In the group with EP a significant leukocytosis emerged, mainly neutrophil, but also a modest eosinophilia. Platelet count and PDW were increased in the group with EP, while the mean platelet volume (MPV) was reduced in the group with EP (p value <0.001). The trend of the MPV values showed a decrease in correspondence to the thrombotic event and a rise in the following days (p<0.05). The C-reactive protein (PCR) value was increased in both groups, while procalcytonin was normal in most patients. D-Dimer was significantly higher in the group with EP. CONCLUSIONS From the results of this study, it can be inferred that pulmonary embolism caused by SARS-COV-2 infection is different in pathogenesis from pulmonary embolism unrelated to COVID-19. The absence of differences in the clinic between patients with and without EP and the low percentage of DVT in patients with EP suggest that EP from COVID-19 may be associated with immunothrombosis in situ. This is also supported by the increase in neutrophils (responsible for NETose) in the absence of an increase in procalcytoin. The possible implication of NETosi denotes the need for more studies in order to increase the therapeutic possibilities in these patients. The observed decrease in MPV may be an EP marker in patients with COVID-19, but further studies are required. However, its decrease during EP is unexpected and its significance (p <0.001) cannot be ignored.
L’embolia polmonare (EP) è una complicanza frequente dell’infezione da SARS-COV-2, riguardante il 16,5% dei pazienti con malattia severa, ma i comuni fattori di rischio del tromboembolismo venoso (TEV) hanno un ruolo minimo nella sua patogenesi, a favore di altri possibili meccanismi correlati allo stato di ipercoagulabilità generato dal virus. L’EP si è verificata soprattutto in pazienti con malattia da COVID-19 severa, ma non tutti coloro che sviluppano una malattia severa vanno incontro ad EP. OBIETTIVO L’obiettivo dello studio è evidenziare le principali comorbidità e alterazioni dei parametri ematochimici implicate nella genesi dell’evento trombotico in una coorte di pazienti con EP associata ad infezione da COVID-19, rispetto ad una coorte di pazienti con polmonite COVID-19 relata senza EP. MATERIALI E METODI Lo studio retrospettivo ha incluso una coorte di 61 pazienti con pregressa EP da COVID-19, seguita presso l’ambulatorio di emostasi dell’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano da gennaio 2021 ad aprile 2022 e un gruppo di controllo di 68 pazienti ricoverati per polmonite da COVID-19 presso lo stesso ospedale da novembre 2020 a gennaio 2022. Le caratteristiche cliniche e laboratoristiche dei due gruppi sono state confrontate attraverso analisi statistiche (ANOVA per le variabili categoriche e il Pearson’s Chi-squared test per le variabili continue). La significatività statistica è stata indicata attraverso il calcolo del p value, per valori di p <0,05. RISULTATI Tra i pazienti che hanno sviluppato EP il 13,5% aveva una trombosi venosa profonda (TVP) concomitante. La presenza di comorbidità non è risultata significativamente diversa tra i due gruppi ad eccezione per l'ipertensione, la quale era presente nel 51% dei pazienti con EP rispetto ad un 6% del gruppo senza EP. Nel gruppo con EP è emersa una significativa leucocitosi, soprattutto neutrofila, ma anche una modesta eosinofilia. La conta piastrinica e il PDW erano incrementati nel gruppo con EP, mentre il volume piastrinico medio (MPV) era ridotto nel gruppo con EP (p value <0,001). L’andamento dei valori del MPV ha mostrato un decremento in corrispondenza dell’evento trombotico ed una risalita nei giorni successivi (p<0,05). Il valore della PCR è risultato aumentato in entrambi gruppi, mentre la procalcitonina era nella norma nella maggior parte dei pazienti. Il D-Dimero è risultato significativamente maggiore nel gruppo con EP. CONCLUSIONI Dai risultati di questo studio si può dedurre che l’embolia polmonare causata dall’infezione da SARS-COV-2 sia differente nella patogenesi dall’embolia polmonare non correlata al COVID-19. L’assenza di differenze nella clinica tra i pazienti con e senza EP e la bassa percentuale di TVP nei pazienti con EP, suggeriscono che l’EP da COVID-19 possa essere almeno in parte associata al fenomeno dell’immunotrombosi in situ. A sostegno di quest’ipotesi vi sono anche l’aumento dei neutrofili (responsabili della NETosi) in assenza di un aumento della procalcitonina. La possibile implicazione della NETosi denota la necessità di studi più approfonditi al fine di aumentare le armi terapeutiche in questi pazienti. La riscontrata diminuzione del MPV potrebbe rappresentare un marker di EP nei pazienti con COVID-19, ma sono necessari studi su più larga scala. Ad ogni modo, la sua diminuzione in corrispondenza dell’EP è un dato inaspettato e la sua significatività (p <0,001) non può essere ignorata.
COVID-19 ed embolia polmonare: analisi di una coorte istituzionale di pazienti in corso di infezione da SARS-CoV-2.
GARZENA, VALENTINA
2021/2022
Abstract
L’embolia polmonare (EP) è una complicanza frequente dell’infezione da SARS-COV-2, riguardante il 16,5% dei pazienti con malattia severa, ma i comuni fattori di rischio del tromboembolismo venoso (TEV) hanno un ruolo minimo nella sua patogenesi, a favore di altri possibili meccanismi correlati allo stato di ipercoagulabilità generato dal virus. L’EP si è verificata soprattutto in pazienti con malattia da COVID-19 severa, ma non tutti coloro che sviluppano una malattia severa vanno incontro ad EP. OBIETTIVO L’obiettivo dello studio è evidenziare le principali comorbidità e alterazioni dei parametri ematochimici implicate nella genesi dell’evento trombotico in una coorte di pazienti con EP associata ad infezione da COVID-19, rispetto ad una coorte di pazienti con polmonite COVID-19 relata senza EP. MATERIALI E METODI Lo studio retrospettivo ha incluso una coorte di 61 pazienti con pregressa EP da COVID-19, seguita presso l’ambulatorio di emostasi dell’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano da gennaio 2021 ad aprile 2022 e un gruppo di controllo di 68 pazienti ricoverati per polmonite da COVID-19 presso lo stesso ospedale da novembre 2020 a gennaio 2022. Le caratteristiche cliniche e laboratoristiche dei due gruppi sono state confrontate attraverso analisi statistiche (ANOVA per le variabili categoriche e il Pearson’s Chi-squared test per le variabili continue). La significatività statistica è stata indicata attraverso il calcolo del p value, per valori di p <0,05. RISULTATI Tra i pazienti che hanno sviluppato EP il 13,5% aveva una trombosi venosa profonda (TVP) concomitante. La presenza di comorbidità non è risultata significativamente diversa tra i due gruppi ad eccezione per l'ipertensione, la quale era presente nel 51% dei pazienti con EP rispetto ad un 6% del gruppo senza EP. Nel gruppo con EP è emersa una significativa leucocitosi, soprattutto neutrofila, ma anche una modesta eosinofilia. La conta piastrinica e il PDW erano incrementati nel gruppo con EP, mentre il volume piastrinico medio (MPV) era ridotto nel gruppo con EP (p value <0,001). L’andamento dei valori del MPV ha mostrato un decremento in corrispondenza dell’evento trombotico ed una risalita nei giorni successivi (p<0,05). Il valore della PCR è risultato aumentato in entrambi gruppi, mentre la procalcitonina era nella norma nella maggior parte dei pazienti. Il D-Dimero è risultato significativamente maggiore nel gruppo con EP. CONCLUSIONI Dai risultati di questo studio si può dedurre che l’embolia polmonare causata dall’infezione da SARS-COV-2 sia differente nella patogenesi dall’embolia polmonare non correlata al COVID-19. L’assenza di differenze nella clinica tra i pazienti con e senza EP e la bassa percentuale di TVP nei pazienti con EP, suggeriscono che l’EP da COVID-19 possa essere almeno in parte associata al fenomeno dell’immunotrombosi in situ. A sostegno di quest’ipotesi vi sono anche l’aumento dei neutrofili (responsabili della NETosi) in assenza di un aumento della procalcitonina. La possibile implicazione della NETosi denota la necessità di studi più approfonditi al fine di aumentare le armi terapeutiche in questi pazienti. La riscontrata diminuzione del MPV potrebbe rappresentare un marker di EP nei pazienti con COVID-19, ma sono necessari studi su più larga scala. Ad ogni modo, la sua diminuzione in corrispondenza dell’EP è un dato inaspettato e la sua significatività (p <0,001) non può essere ignorata.File | Dimensione | Formato | |
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