La tratta transatlantica è durata circa 4 secoli, dalla fine del 1400 con la conquista dell’America fino all’inizio del 1800 con la sua formale abolizione, tra i continenti dell’America, Europa e la costa occidentale dell’Africa. Essa nasce all’avvio del colonialismo europeo, i paesi che inaugurarono la tratta commerciale furono Spagna e Portogallo, che intrapresero una politica coloniale, seguendo lo spostamento dei traffici commerciali. Spagnoli e Portoghesi si spansero verso l’atlantico conquistando nuove isole dove trovarono il clima adatto per la coltivazione della canna da zucchero, avviando così l’economia di piantagione che necessitava una manodopera numerosa. La schiavitù non era una nuova invenzione dell’età moderna, ma era stata praticata sin dall’antichità, tutto ebbe inizio durante l’espansione delle civiltà greco romane (500 a.C. e 500 d.C.) in cui la schiavitù strutturò profondamente la vita economica e sociale, che il diritto romano lasciò in eredità all’occidente. Si trattava di una schiavitù impiegata nell’ambito domestico nell’ artigianato e nelle coltivazioni delle piantagioni. Essa passò dall’est verso l’ovest, in cui gli schiavi venivano utilizzati nelle piantagioni della produzione di canna da zucchero, che originariamente era coltivata in paesi come la Palestina, Cipro, Creta e Sicilia, spostandosi successivamente nelle isole atlantiche spagnole e portoghesi fino ad arrivare sulle isole dei Caraibi. La schiavitù venne introdotta dappertutto nel mondo coloniale, in queste società vennero emanati delle norme sia per gli schiavi neri dette slaves codes (i codici neri), che regolavano l’esistenza di neri schiavi e liberi, dei mulatti, dei zambos e sia per icoloni bianchi. Verso il 1700 gli schiavi neri non solo erano presenti in tutto il territorio americano, ma anche in Europa. Con l’avvio dell’Illuminismo in Europa si iniziò a tutelare il diritto umano degli esseri umani e non più solo la salvezza dell’anima, con questo si stava iniziando a diffondere l’ideologia antischiavista. Nel 1700 quando il commercio degli schiavi e la schiavitù toccarono l’apice, iniziò ad emergere un acceso confronto tra quelli favorevoli alla schiavitù, gli schiavisti e coloro che volevano abolirla, gli antischiavisti. Queste controversie vennero alimentate da ideali di uguaglianza e libertà, dal pensiero illuminista che aveva il suo baluardo nei diritti dell’uomo e dall’umanitarismo cristiano contrario alla mercificazione dell’essere umano come un oggetto. Grazie a movimenti politici cristiani internazionali che lottarono per l’abolizione, la prima vittoria fu nel 1807 l’abolizione della tratta da parte di Gran Bretagna che estese il divieto a tutto il mondo e si concluse definitivamente con l’abolizione della schiavitù nel 1833. Sfortunatamente la schiavitù non ebbe una sua totale scomparsa, ma ci furono dei cambiamenti sulla società, da un lato si ebbe la diminuzione del numero di schiavi, dall’altro una sua trasformazione in un nuovo vincolo di dipendenza sociale. La schiavitù fu legittimata per la maggior parte dell’età moderna da un consolidato apparato ideologico che aveva le sue radici nella tradizione classica pagana ed in quella cristiana. Essa per un periodo venne praticata in modo illegale e clandestino.
LA TRATTA TRANSATLANTICA DEGLI SCHIAVI
ALVITREZ DEL AGUILA, KETTY RUT
2020/2021
Abstract
La tratta transatlantica è durata circa 4 secoli, dalla fine del 1400 con la conquista dell’America fino all’inizio del 1800 con la sua formale abolizione, tra i continenti dell’America, Europa e la costa occidentale dell’Africa. Essa nasce all’avvio del colonialismo europeo, i paesi che inaugurarono la tratta commerciale furono Spagna e Portogallo, che intrapresero una politica coloniale, seguendo lo spostamento dei traffici commerciali. Spagnoli e Portoghesi si spansero verso l’atlantico conquistando nuove isole dove trovarono il clima adatto per la coltivazione della canna da zucchero, avviando così l’economia di piantagione che necessitava una manodopera numerosa. La schiavitù non era una nuova invenzione dell’età moderna, ma era stata praticata sin dall’antichità, tutto ebbe inizio durante l’espansione delle civiltà greco romane (500 a.C. e 500 d.C.) in cui la schiavitù strutturò profondamente la vita economica e sociale, che il diritto romano lasciò in eredità all’occidente. Si trattava di una schiavitù impiegata nell’ambito domestico nell’ artigianato e nelle coltivazioni delle piantagioni. Essa passò dall’est verso l’ovest, in cui gli schiavi venivano utilizzati nelle piantagioni della produzione di canna da zucchero, che originariamente era coltivata in paesi come la Palestina, Cipro, Creta e Sicilia, spostandosi successivamente nelle isole atlantiche spagnole e portoghesi fino ad arrivare sulle isole dei Caraibi. La schiavitù venne introdotta dappertutto nel mondo coloniale, in queste società vennero emanati delle norme sia per gli schiavi neri dette slaves codes (i codici neri), che regolavano l’esistenza di neri schiavi e liberi, dei mulatti, dei zambos e sia per icoloni bianchi. Verso il 1700 gli schiavi neri non solo erano presenti in tutto il territorio americano, ma anche in Europa. Con l’avvio dell’Illuminismo in Europa si iniziò a tutelare il diritto umano degli esseri umani e non più solo la salvezza dell’anima, con questo si stava iniziando a diffondere l’ideologia antischiavista. Nel 1700 quando il commercio degli schiavi e la schiavitù toccarono l’apice, iniziò ad emergere un acceso confronto tra quelli favorevoli alla schiavitù, gli schiavisti e coloro che volevano abolirla, gli antischiavisti. Queste controversie vennero alimentate da ideali di uguaglianza e libertà, dal pensiero illuminista che aveva il suo baluardo nei diritti dell’uomo e dall’umanitarismo cristiano contrario alla mercificazione dell’essere umano come un oggetto. Grazie a movimenti politici cristiani internazionali che lottarono per l’abolizione, la prima vittoria fu nel 1807 l’abolizione della tratta da parte di Gran Bretagna che estese il divieto a tutto il mondo e si concluse definitivamente con l’abolizione della schiavitù nel 1833. Sfortunatamente la schiavitù non ebbe una sua totale scomparsa, ma ci furono dei cambiamenti sulla società, da un lato si ebbe la diminuzione del numero di schiavi, dall’altro una sua trasformazione in un nuovo vincolo di dipendenza sociale. La schiavitù fu legittimata per la maggior parte dell’età moderna da un consolidato apparato ideologico che aveva le sue radici nella tradizione classica pagana ed in quella cristiana. Essa per un periodo venne praticata in modo illegale e clandestino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/80287