Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di indagare come nel pensiero di Nietzsche e Foucault si siano declinate le riflessioni riguardanti le pratiche ascetiche. Tra queste, il focus principale del presente lavoro si restringe a quelle elaboratesi al di fuori della cultura cristiana. Il primo e principale obiettivo della trattazione è infatti mostrare il valore attribuito da entrambi i filosofi all’idea di un ascetismo non cristiano. Per quanto riguarda Nietzsche, il testo a cui si fa maggiore riferimento è la Genealogia della morale. Nella III dissertazione di questa, dal titolo “Che significano gli ideali ascetici?”, l’autore prende in esame le varie incarnazioni di questo ideale. Tra queste, in questa sede, la più importante risulta essere quella del filosofo asceta, che adopera le pratiche ascetiche in maniera diversa dal prete asceta, che occupa il resto della trattazione. Nonostante le differenze, è tuttavia possibile individuare dei punti di contatto tra queste due figure per quanto riguarda le loro condizioni psico-energetiche, facendo riferimento principalmente all’istinto che li muove. Queste contiguità non devono però mettere in secondo piano la differenza tra le due figure; devono anzi consentire di indagare meglio quest’ultima. In conclusione del capitolo si illustra dunque il valore dell’eredità lasciata dal filosofo asceta, il cui messaggio non consiste in una universalizzazione delle pratiche ascetiche ma, al contrario, in un’estrema personalizzazione di esse. Nel secondo capitolo, dedicato a Foucault, si traccia il percorso teorico riguardante l’ascetismo compiuto dal filosofo francese. Di questo vengono segnalate le prime occorrenze, ancora molto legate alle riflessioni sulla cultura cristiano-occidentale. Si cerca quindi di delineare la complessa questione dei rapporti tra questa e la cultura antica in generale, con particolare attenzione per la fase ellenico-romana cui Foucault si dedica negli ultimi anni della sua vita. Nei corsi al Collège de France del 1982 e del 1984 Foucault, volgendo lo sguardo a quella che lui definisce la “cultura di sé”, si occupa principalmente di due tradizioni filosofiche: lo stoicismo e il cinismo. Di questi due ritratti si fornisce un quadro complessivo nei paragrafi centrali del capitolo. In questi infatti si prendono in considerazione le diverse declinazioni dell’ascetismo e i principi su cui si fondano queste due distinte tradizioni secondo la lettura che ne dà Foucault. In conclusione al capitolo si vede poi come il filosofo francese riconduce le differenze tra stoici e cinici ad un bivio aperto nella filosofia occidentale da due dialoghi platonici: il Lachete e l’Alcibiade. Analizzando le rispettive eredità di questi, si trarranno le conclusioni rispetto al binomio costituito da stoicismo e cinismo. Nel terzo capitolo, che svolge la funzione di conclusione del lavoro, si vaglierà la possibilità di un confronto tra il binomio nietzscheano – filosofo asceta/prete ascetico – e quello foucaultiano – stoico/cinico – analizzando in prima istanza il problema del rapporto teorico tra i due filosofi. L’esito di questo confronto non farà emergere una completa sovrapponibilità tra i due binomi. Ciononostante si mostrerà come questo confronto contribuisca ad isolare e mettere in luce gli aspetti più importanti delle rispettive trattazioni delle pratiche ascetiche filosofiche.
L'ascetismo come pratica filosofica. Un confronto tra Nietzsche e Foucault
SCOLLO, FRANCESCO
2020/2021
Abstract
Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di indagare come nel pensiero di Nietzsche e Foucault si siano declinate le riflessioni riguardanti le pratiche ascetiche. Tra queste, il focus principale del presente lavoro si restringe a quelle elaboratesi al di fuori della cultura cristiana. Il primo e principale obiettivo della trattazione è infatti mostrare il valore attribuito da entrambi i filosofi all’idea di un ascetismo non cristiano. Per quanto riguarda Nietzsche, il testo a cui si fa maggiore riferimento è la Genealogia della morale. Nella III dissertazione di questa, dal titolo “Che significano gli ideali ascetici?”, l’autore prende in esame le varie incarnazioni di questo ideale. Tra queste, in questa sede, la più importante risulta essere quella del filosofo asceta, che adopera le pratiche ascetiche in maniera diversa dal prete asceta, che occupa il resto della trattazione. Nonostante le differenze, è tuttavia possibile individuare dei punti di contatto tra queste due figure per quanto riguarda le loro condizioni psico-energetiche, facendo riferimento principalmente all’istinto che li muove. Queste contiguità non devono però mettere in secondo piano la differenza tra le due figure; devono anzi consentire di indagare meglio quest’ultima. In conclusione del capitolo si illustra dunque il valore dell’eredità lasciata dal filosofo asceta, il cui messaggio non consiste in una universalizzazione delle pratiche ascetiche ma, al contrario, in un’estrema personalizzazione di esse. Nel secondo capitolo, dedicato a Foucault, si traccia il percorso teorico riguardante l’ascetismo compiuto dal filosofo francese. Di questo vengono segnalate le prime occorrenze, ancora molto legate alle riflessioni sulla cultura cristiano-occidentale. Si cerca quindi di delineare la complessa questione dei rapporti tra questa e la cultura antica in generale, con particolare attenzione per la fase ellenico-romana cui Foucault si dedica negli ultimi anni della sua vita. Nei corsi al Collège de France del 1982 e del 1984 Foucault, volgendo lo sguardo a quella che lui definisce la “cultura di sé”, si occupa principalmente di due tradizioni filosofiche: lo stoicismo e il cinismo. Di questi due ritratti si fornisce un quadro complessivo nei paragrafi centrali del capitolo. In questi infatti si prendono in considerazione le diverse declinazioni dell’ascetismo e i principi su cui si fondano queste due distinte tradizioni secondo la lettura che ne dà Foucault. In conclusione al capitolo si vede poi come il filosofo francese riconduce le differenze tra stoici e cinici ad un bivio aperto nella filosofia occidentale da due dialoghi platonici: il Lachete e l’Alcibiade. Analizzando le rispettive eredità di questi, si trarranno le conclusioni rispetto al binomio costituito da stoicismo e cinismo. Nel terzo capitolo, che svolge la funzione di conclusione del lavoro, si vaglierà la possibilità di un confronto tra il binomio nietzscheano – filosofo asceta/prete ascetico – e quello foucaultiano – stoico/cinico – analizzando in prima istanza il problema del rapporto teorico tra i due filosofi. L’esito di questo confronto non farà emergere una completa sovrapponibilità tra i due binomi. Ciononostante si mostrerà come questo confronto contribuisca ad isolare e mettere in luce gli aspetti più importanti delle rispettive trattazioni delle pratiche ascetiche filosofiche.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/80283