In questa tesi si è preso in esame il problema della filosofia pratica kantiana che viene comunemente definito “paradosso dell’autonomia”. Tale paradosso nasce dalla difficoltà di conciliare l’universalità e la necessità della legge morale con il concetto di autolegislazione, ovvero con la pretesa di Kant che tale legge sia legiferata dalla volontà di ogni essere razionale. Sembra, infatti, che una legge prodotta dalla volontà individuale debba essere arbitraria e dunque non possa rispettare i canoni di incondizionatezza di cui un principio supremo della moralità necessita. In questo lavoro, dunque, si è cercato di definire il paradosso dell’autonomia in tutti i suoi aspetti e si sono offerti alcuni tentativi di risposta. Più nello specifico, si è voluto presentare inizialmente il paradosso e le argomentazioni attraverso cui si genera, per poi cercare di fornire alcuni strumenti che permettano di risolvere il problema. Si sono prese in esame, a questo scopo, tre soluzioni fornite da vari interpreti kantiani nel dibattito recente (Reath, Bacin, Kleingeld e Willaschek), sottolineandone la collocazione metaetica. Infine, si è voluto proporre un nuovo metodo di lettura dell’idea kantiana di autonomia che partisse dal concetto di un essere perfettamente razionale: attraverso questa lente si sono analizzate criticamente due delle tre soluzioni presentate, al fine di mostrare come questo metodo possa essere utilizzato per valutare la plausibilità del paradosso e per compiere ulteriori ricerche in merito all’autonomia e alla moralità kantiana in generale.
Il paradosso dell'autonomia di Kant
PINO, DAVIDE
2020/2021
Abstract
In questa tesi si è preso in esame il problema della filosofia pratica kantiana che viene comunemente definito “paradosso dell’autonomia”. Tale paradosso nasce dalla difficoltà di conciliare l’universalità e la necessità della legge morale con il concetto di autolegislazione, ovvero con la pretesa di Kant che tale legge sia legiferata dalla volontà di ogni essere razionale. Sembra, infatti, che una legge prodotta dalla volontà individuale debba essere arbitraria e dunque non possa rispettare i canoni di incondizionatezza di cui un principio supremo della moralità necessita. In questo lavoro, dunque, si è cercato di definire il paradosso dell’autonomia in tutti i suoi aspetti e si sono offerti alcuni tentativi di risposta. Più nello specifico, si è voluto presentare inizialmente il paradosso e le argomentazioni attraverso cui si genera, per poi cercare di fornire alcuni strumenti che permettano di risolvere il problema. Si sono prese in esame, a questo scopo, tre soluzioni fornite da vari interpreti kantiani nel dibattito recente (Reath, Bacin, Kleingeld e Willaschek), sottolineandone la collocazione metaetica. Infine, si è voluto proporre un nuovo metodo di lettura dell’idea kantiana di autonomia che partisse dal concetto di un essere perfettamente razionale: attraverso questa lente si sono analizzate criticamente due delle tre soluzioni presentate, al fine di mostrare come questo metodo possa essere utilizzato per valutare la plausibilità del paradosso e per compiere ulteriori ricerche in merito all’autonomia e alla moralità kantiana in generale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/80281