Da sempre la causa del manifestarsi del perturbante è avvolta da un’aura di mistero. Perché questo sentimento di inquietudine si sviluppa nell’essere umano? Che cosa scatena il suo insorgere? Nonostante negli ultimi due secoli siano stati compiuti studi e ricerche approfondite su questa tematica, non si è mai arrivati ad una risposta soddisfacente ed esaustiva. L’analisi di seguito proposta si pone l’obiettivo di indagare l’essenza del perturbante per spiegare a cosa sia legato il suo manifestarsi. Al fine di avere una panoramica completa dello storico di questa tematica è stato utile analizzare i lavori svolti e proposti da Jentsch, Freud e Mori. Eviscerando le loro ricerche si sono individuati interessanti punti di riflessione dai quali partire per sviluppare le teorie proposte in questo studio. Utilizzando, ove possibile, i loro pensieri come punti di partenza o di congiunzione, si è cercato di vagliare ipotesi più complesse e complete sul sentimento del perturbante. Partendo dal pensiero di Mori (sintetizzato nel grafico rappresentante l’uncanny valley) è stata effettuata una scissione tra movimento e staticità. In questo modo si sono individuati due differenti dimensioni d’azione del perturbante a cui ne è stata aggiunta una terza più astratta: quella delle allucinazioni. Lo scopo di definire i campi d’azione ed i modi del manifestarsi del sentimento di inquietudine è stato quello di individuare possibili congruenze e similitudini per giungere a una conclusione coerente e il più possibile corretta. Per ognuna delle dimensioni presentate si è indagata l’essenza del perturbante, partendo dalla costruzione di quadrati semiotici eretti su opposizioni significative per ciascun caso. Una volta determinata la struttura profonda alla base del sentimento inquietante, sono state individuate teorie psicologiche e semiotiche, integrate con nozioni informatiche e artistiche: in questo modo è stato possibile esporre ed illustrare la causa dello svilupparsi e del sorgere del perturbante. Sebbene i tre campi di analisi presentino molte differenze, le indagini svolte mostrano come vi sia una congruenza nelle conclusioni tratte per ognuna delle tre dimensioni considerate: il sentimento perturbante si manifesta a partire da uno scarto di percezione. Dal momento in cui questi errori di percezione non vengono avvertiti o riconosciuti in maniera esplicita dall’uomo, il perturbante si può considerare come fenomeno di avvertimento ricettivo: sorge nel momento in cui qualcosa è stato mal interpretato; mette in guardia l'individuo che lo prova e previene conseguenze comportamentali che potrebbero rivelarsi negative per l’essere umano. Ricerche future potrebbero essere volte a studiare come questo sentimento agisca sulla sfera cognitiva e percettiva dell’uomo, al fine di comprendere come operano i sistemi di ricezione e di avvertimento psico-fisico in caso di errori percettivi.

Alle radici del perturbante

SCIACCA, BIANCA
2020/2021

Abstract

Da sempre la causa del manifestarsi del perturbante è avvolta da un’aura di mistero. Perché questo sentimento di inquietudine si sviluppa nell’essere umano? Che cosa scatena il suo insorgere? Nonostante negli ultimi due secoli siano stati compiuti studi e ricerche approfondite su questa tematica, non si è mai arrivati ad una risposta soddisfacente ed esaustiva. L’analisi di seguito proposta si pone l’obiettivo di indagare l’essenza del perturbante per spiegare a cosa sia legato il suo manifestarsi. Al fine di avere una panoramica completa dello storico di questa tematica è stato utile analizzare i lavori svolti e proposti da Jentsch, Freud e Mori. Eviscerando le loro ricerche si sono individuati interessanti punti di riflessione dai quali partire per sviluppare le teorie proposte in questo studio. Utilizzando, ove possibile, i loro pensieri come punti di partenza o di congiunzione, si è cercato di vagliare ipotesi più complesse e complete sul sentimento del perturbante. Partendo dal pensiero di Mori (sintetizzato nel grafico rappresentante l’uncanny valley) è stata effettuata una scissione tra movimento e staticità. In questo modo si sono individuati due differenti dimensioni d’azione del perturbante a cui ne è stata aggiunta una terza più astratta: quella delle allucinazioni. Lo scopo di definire i campi d’azione ed i modi del manifestarsi del sentimento di inquietudine è stato quello di individuare possibili congruenze e similitudini per giungere a una conclusione coerente e il più possibile corretta. Per ognuna delle dimensioni presentate si è indagata l’essenza del perturbante, partendo dalla costruzione di quadrati semiotici eretti su opposizioni significative per ciascun caso. Una volta determinata la struttura profonda alla base del sentimento inquietante, sono state individuate teorie psicologiche e semiotiche, integrate con nozioni informatiche e artistiche: in questo modo è stato possibile esporre ed illustrare la causa dello svilupparsi e del sorgere del perturbante. Sebbene i tre campi di analisi presentino molte differenze, le indagini svolte mostrano come vi sia una congruenza nelle conclusioni tratte per ognuna delle tre dimensioni considerate: il sentimento perturbante si manifesta a partire da uno scarto di percezione. Dal momento in cui questi errori di percezione non vengono avvertiti o riconosciuti in maniera esplicita dall’uomo, il perturbante si può considerare come fenomeno di avvertimento ricettivo: sorge nel momento in cui qualcosa è stato mal interpretato; mette in guardia l'individuo che lo prova e previene conseguenze comportamentali che potrebbero rivelarsi negative per l’essere umano. Ricerche future potrebbero essere volte a studiare come questo sentimento agisca sulla sfera cognitiva e percettiva dell’uomo, al fine di comprendere come operano i sistemi di ricezione e di avvertimento psico-fisico in caso di errori percettivi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/80233